Il Museo Valentino … a Ripetta …

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Sergio Brenna ci scrive:
“Caro Giorgio, ti è forse sfuggito il gustosissimo articolo nella cronaca romana del Corriere della Sera del 6 ottobre scorso in cui John Hooper, corrispondente romano del Guardian, racconta come ormai presso gli amici degli Stati Uniti l’edificio di Meier sia noto come il “Museo Valentino” ?
Forse è una soluzione: dedichiamogli lo scatolone di Meier e salviamo l’Ara Pacis trasferendola altrove !”

Sergio

Effettivamente l’articolo mi era sfuggito …
ho fatto un po’ di ricerche e l’ho trovato riportato un po’ dappertuttto …
la storiella sta facendo il giro dei siti e dei blog … a partire da Dagospia …
scrive infatti John Hooper …

Non vi dico dove o quando, esattamente, sia accaduto.
Lasciatemi violare, per una volta, una regola della professione in nome del bon ton.
Ma l’altro giorno sono andato a una cena importante.
Con ospiti altrettanto importanti, venuti dal mondo intero.
A un certo punto, tanto per fare conversazione, una mia amica si è rivolta al signore che stava seduto accanto a lei: il presidente di una potente ditta americana.
«Ha avuto l’opportunità di vedere qualcosa di Roma?», gli ha chiesto.
«Sì», ha detto lui: proprio quel giorno, con i suoi colleghi, aveva fatto un tour guidato della città.
«E cosa avete visto?».
«Beh», ha detto lui, «il Museo di Valentino».
«Davvero?», ha detto lei, perplessa, «non sapevo che esistesse…».
«Sì, sì», ha insistito quello, entusiasta, «lì ci sono tutti gli abiti firmati da Valentino. La struttura è stata disegnata da un architetto famoso, un americano, Richard Meier».
È allora che la mia amica ha capito. «Ah», ha sospirato, poi ha chiesto all’interlocutore: «Ma, mi scusi… non ha per caso notato anche qualcosa lì, proprio nel mezzo del museo? Una cosa che somiglia… un po’ a un altare?».
Quello ci ha pensato e ripensato.
Poi ha sorriso: «No, non ho notato proprio nulla».
Dopo cena, sono andato a fare due passi.
Sono arrivato a Ripetta e poi mi sono accostato alla Teca di Meier.
Sì, l’Ara Pacis era ancora lì.”
la storiellina è carina, …
molto “inglese” …
ma, vista da Roma …
più che ridere …
ci fa incazzare ancora di più …
se mai ce ne fosse bisogno …
Very Nice … I care …

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21 Responses to Il Museo Valentino … a Ripetta …

  1. Cristiano Cossu ha detto:

    Strepitosa storiella, e sintomatica come poche…
    i dont care…

  2. alessandro berioli ha detto:

    questo è quello che volevano… ci sono riusciti… complimenti a Warter e Richard!!! stiamo andando proprio verso il fondo…

  3. Davide Cavinato ha detto:

    dicevasi l’altro giorno, a proposito di parlar bene e parlar male…Si può discutere finché si vuole della teca di Meier, che di sicuro NON è la sua cosa meglio riuscita. Ma almeno si parlerebbe ancora di architettura, in un confronto dialettico come in maniera imperitura ce ne saranno sino a che esisterà l’architettura stessa…
    Ma qua non si parla più di architettura. Qua siamo al delirio. Uno dei simboli di Roma immolati sull’altare (sic!) dell’autocompiacimento mainstream che più mainstream non ce n’é. Altro che Partito Democratico…

    “…dica qualcosa di sinistra…”

  4. eleonora c ha detto:

    il progetto di meier è un abito perfetto per valentino…
    è che la povera ara pacis meriterebbe un vestito di suo gusto…
    …e magari della sua taglia!

  5. Carolina Marconi ha detto:

    Una storia fantastica, alla quale si potrebbe aggiungere quella delle false colonne sopra il Tempio di Venere – quelle utilizzate per la coreografia della cena di gala durante la festa di Valentino a luglio – che ho avuto modo di “ammirare” durante una passeggiata serale nei dintorni del Colosseo. Non so se siano già state rimosse. Non sarà che Valentino è diventato un eroe nazionale?
    ——————————————————————————————————–

    (approfitto per ringraziare di cuore Giorgio per il risalto che ha dato al mio scritto sulla mostra di Scipione! Con tanto di foto del ritratto di Ungaretti… Bellissimo…)

  6. sergio 1943 ha detto:

    Leggo oggi su Internet che ad Atene hanno iniziato l’operazione di spostamento dall’Acropoli di 300 statue e blocchi oltre a centinaia di vestigia che, al ritmo di quattro viaggi al giorno per sei settimane e al costo di 1,6 milioni di euro, verrano collocate all’interno del nuovo Museo. Poi rivedo le immagini del sollevamento e ricomposizione dei templi egizi di Abu Simbel, compiuto da un’impresa italiana. Che invidia! Se Rutelli e i suoi consiglieri volevano cancellare “l’obbrobrio” del Morpurgo e risolvere in maniera magistrale il problema dell’Ara Pacis, altra doveva essere la soluzione. Ma non é chi non veda che tutta l’operazione ha avuto soltanto una valenza politica e non culturale! La dimostrazione ne é l’uso e l’abuso (spero per l’ultima volta) che é stato fatto dell’opera di Meier con la mostra di Valentino. Hanno offeso il progetto politico di Augusto, il progetto architettonico di Meier trasformato in show-room, hanno offeso la stessa collezione di Valentino che il passante vede come attraverso una banale vetrina (ricordo l’omaggio, tanto più degno, che Roma fece allo stilista Capucci!) Non potevano rendere omaggio al grande stilista collocando, per esempio, la sua collezione, nei recuperati spazi di Palazzo Barberini? No! L’operazione doveva costituire un’operazione pubblicitaria, un manifesto 3×3 per i prossimi destini politici del nostro Amministratore. L’operazione, troppo smaccatamente grottesca, (quel cubo trasparente davanti le chiese barocche che imita ridicolmente il tanto più bel cubo che lungo il Raccordo Anulare mette in esposizione le Smart é impagabile!) si é ritorta contro Lor Signorie!

  7. Sofia Galassi ha detto:

    A me invece il negozio dei vestiti delle Barbie Principesse è piaciuto moltissimo. Mio babbo che progetta case mi ha anche spiegato dell’altro su Imperatori Romani di duemila anni fa e di oggi e degli architetti di questi imperatori ma erano cose veramente barbose e decisamente meno meravigliose degli strascichi e dei ricami. Non c’è proprio confronto! Le ho dimenticate subito tanto erano noiose come tutte le cose di certi grandi come mio padre. Ne ho parlato anche alle mie amichette di prima elementare e abbiamo chiesto alle maestre che ci portino in gita a vedere le Barbie giganti prima della fine dell’esposizione. Io spero proprio di trovare un giorno un principe azzurro bello ricco e furbetto da comprarmi dei vestiti così perchè mio babbo ha detto che lui non ha abbastanza soldi (io penso invece che è un po’ tirchio). Io ho un sogno: realizzare i miei sogni di bambina e sono arciconvinta che spendere tanti soldi per vestirsi come una principessa sicuramente farà sembrare me e il mio principe azzurro davanti agli imperatori molto più intelligentissimi di tutti gli altri. Ciao a tutti.

  8. abbeyroad ha detto:

    Non capisco il senso di tutto questo. In fin dei conti quella roba sullo sfondo in stile antico non ci stà mica male vicino ai vestiti di Valentino…

  9. luca rijtano ha detto:

    però, professore, ha fatto delle bellissime foto dell’allestimento… Donna di Repubblica sarebbe entusiasta di pubblicarle…

  10. federico calabrese ha detto:

    candida hofer non avrebbe saputo fare di meglio!!

    un post scriptum per i gregottiani che frequentano questo blog.
    ho appena visto una mostra di candida hofer sul portogallo, dove evidentemente ha immortalato degli interni del centro di belem,che peraltro non e’ rivestito di mattoni, come scriveva uno dei gregottiani, che peraltro e’ un buon progetto.
    comunque le foto della hofer,come sempre lo fanno sembrare addirittura “magico”.

  11. Arem ha detto:

    …e se l’operazione non riuscirà avranno sempre pronta la risposta: “la nostra voleva essere solo una provocazione”!
    Se invece la cosa piacerà saranno elevati a geni della comunicazione.
    Le Sorpintendenze dei Beni….. e Archeologica hanno permesso tutto ciò?
    Quando si parlava di fruizione dei Beni Culturali intendevano questo?

  12. pasquale cerullo ha detto:

    Ho letto la lettera/appello di Isabella Guarini al Mattino; certo che se il degrado è arrivato sino a piazzetta S. Luigi… e si deve fare una petizione per richiedere l’interessamento del Comune, per ciò che spetta di diritto sacrosanto…
    Isabella, puoi scriverne anche qui, col permesso di GM? Quali sono le cause che hanno portato una zona così elevata ad essere raggiunta dall’ ‘acqua alta’? Quali possono essere state le cause iniziali del degrado, oltre l’incuria e l’abbandono del Comune?
    ciao

  13. stefano salomoni ha detto:

    Può sfuggire la lettura di un articolo di un giornale.
    Può sfuggire anche la vista di un altare.
    Potrebbe sfuggire, da questo blog, l’architettura.
    Oswald Mathias Ungers.
    Qualche riflessione?

  14. salvatore digennaro ha detto:

    caro Prof. le invio questo articolo…tratto da repubblica di oggi..

    La scelta di Veltroni e Franceschini: il Pd avrà un quartier generale di 1000 metri quadri
    Gli uffici attigui alla chiesa di S. Anastasia su una piazzetta adornata da due ulivi
    LOFT CON VISTA SU CIRCO MASSIMO
    ecco la sede del nuovo partito
    di GIOVANNA VITALE

    La futura sede del Partito democratico a Roma
    ROMA – Devono essere stati quei due grandi ulivi piantati nel bel mezzo della piazzetta pedonale che guarda la basilica di Santa Anastasia, ai piedi dello sperone sud-occidentale del Palatino, a convincere Walter Veltroni ed Enrico Franceschini che lì, e da nessun altra parte, poteva nascere la sede nazionale del Pd.

    Un primo piano d’angolo fra via di San Teodoro e via dei Cerchi, cuore antico della capitale: all’interno, un loft rettangolare di circa mille metri quadri, senza stanze né pareti divisorie, planimetria perfetta per raccontare l’idea di un partito nuovo, aperto, senza steccati. Travi a vista a sorreggere il tetto spiovente, tavole di pino inchiodate sul pavimento, il Circo Massimo a far da panorama: l’ingresso sul retro, da un piccolo portone in legno arroccato in cima a dieci scalini. Sistemazione ideale per il sindaco di Roma, a non più di 600 passi dal Campidoglio, dove ha detto di voler restare dividendo con l’altra metà del ticket la fatica di fortificare la neonata creatura.

    Palazzo Chigi è a meno di due chilometri, il Senato poco più in là. La trattativa con la proprietà dell’immobile – ben 47 eredi fra figli, nipoti e affini di quattro diverse famiglie della comunità ebraica romana – si è chiusa ieri sera. Per il nuovo tesoriere, Mauro Agostini, trovare l’accordo sull’affitto non è stato facile: l’esigenza di concludere a un prezzo ragionevole, la ristrettezza dei tempi e un precedente affare andato male (il megaappartamento in via Abruzzi, vicino a via Veneto, sfumato per offerta insufficiente) consigliavano una fretta prudente.

    Il mercato da quelle parti è alle stelle, ne sanno qualcosa allo studio di progettazione Psa, che sta nello stesso complesso del Pd e ha appena rinnovato il contratto per altri 12 anni. “Per i nostri 400 metri quadri paghiamo poco meno di 10 mila euro al mese”, dice l’architetto Cristiano Incitti, “loro, se va bene, ne dovranno sborsare il doppio. E mi sono tenuto basso”. Duecentocinquantamila euro l’anno: questa la cifra che la proprietà, alla fine, dovrebbe aver accettato; non un centesimo di meno.

    Fino a un paio d’anni fa quello stesso spazio era occupato da un grande magazzino del marchio Balloon, vestiti e camiciole a basso costo; da allora è rimasto sfitto perché l’intenzione originaria era vendere. Richiesta: 22 milioni di euro, ma – a quanto sembra – l’interesse dei compratori è svanito in fretta per la difficoltà di convertire l’edificio, sottoposto a pesanti vincoli dalla Soprintendenza. Da qui la decisione di darlo di nuovo in affitto. Per Veltroni, che martedì sera ha effettuato un sopralluogo con un paio di fidatissimi collaboratori, è stato amore a prima vista.

    I lavori di ristrutturazione cominceranno a giorni e saranno seguiti dall’architetto Napoletano, lo stesso che ha sempre curato le proprietà immobiliari degli eredi. Ci sono da aprire due grandi archi in muratura, così da formare un ambiente unico (diviso, allo stato, in due open space da 650 e 400 metri quadri), lamare il parquet, ritinteggiare e dare una sistemata ai due piccoli soppalchi. L’ambiente sarà un capolavoro di sobrietà, lontano anni luce dalle tradizionali sedi di partito tutte stanze e corridoi: a significare, anche, che il modello Botteghe Oscure o Piazza del Gesù, per non dire del Nazareno, è tramontato per sempre. Una location all’americana fatta di lampade al led, design e tecnologia. Funzionale, pratica, soprattutto aperta: come il Pd.

    Che potrà pure contare, e magari non è un caso, sulla vicina chiesa di Santa Anastasia: l’unica di Roma aperta giorno e notte perché è lì che i fedeli vanno a chiedere la grazia.

    (19 ottobre 2007)

  15. isabella guarini ha detto:

    Con i l permesso del nostro ospite, cerco si spiegare il motivo del degrado che ha raggiunto il quartiere Posillipo, notoriamente residenziale e protetto dal Piano Paesistico vigente. La prima causa del degrado è della insicurezza è l’aver consetito la concentrazione di locali pubblici, pub ristoranti, bar, pizzetterie, sale da matrimono, stabilimenti balneari, negozi, lungo una strada stretta e tortuosa senza possibilità di parcheggio . Per questo l’unica piazza esistente, San Luigi, è stata trasformata in parcheggio, ecopiazzola con tredici cassoni di monnezza che diventano montagna pputrescente durante le crisi, posto taxi , sosta di auto per la consumazione di pizzette e gelati per tutta la notte. Un coacervo di utenti motorizzati provenienti da ogni parte di Napoli, compresi vandali e varia delinquenza, con i risultati che la petizione degli abitanti mette in evidenza. A questo distorsione si deve aggiungere la mancanza assoluta di controlli e di manutenzione di quel poco di aiuole e panchine, ultimo ricordo di quello che fu un rione residenziale, costruito durante il Fascismo dal’IACP e depredato dopo la guerra dello spazio comune esistente, peraltro oggi obbligatorio per la legge sugli standard urbanistici, scritti sulla carta e non attuati. Un’infamia urbana che si va ripetendo nella città storica per l’ errata politica del Comune di vendere il suolo pubblico alle attività commerciali, per cui tutte le zone pedonali sono ricoperte di ombrelloni e tavolini e prese d’assalto dagli avventori dei locali che s’insediano, promossi da una dissenata politica di vivacizzazione della zona pedonale, che a Napoli è considerata un mortorio senza locali aperti notte e giorno. Ma non finisce qui!

  16. Arem ha detto:

    Non sono pratico di amministrazione finanziaria politica ma, i soldi al Pd chi li da?
    L’euro delle Primarie?

  17. filippo de dominicis ha detto:

    domanda (…): la tintura rossa di protesta a fontana di trevi è vandalismo…e le colonne di vetroresina sul tempio di venere e roma no, ovviamente….
    corollario alla domanda : se l’idea dell’acqua rossa nella fontana di trevi fosse venuta in mente all’architetto allestitore scenografo di turno sarebbe stata un capolavoro, vero manifesto per la roma ingioiellata per la sua festa posticcia…giusto no?

  18. isabella guarini ha detto:

    Sono in dubbio se l’acqua che si tinge lentamente di rosso nella Fontana di Trevi rappresenti uno sfregio alla città di Roma, come qualcuno ha sentenziato. Vero è che potrebbe esserci un danno al marmo e per questo sono da escludere simili “action painting” sui monumenti. Ciò premesso, invidio coloro che hanno avuto la sorpresa di filmare l’evento, passato come un fulmine a ciel sereno e pongo un quesito: ” È preferibile il rosso Trevi o quello Valentino dell’Ara Pacis?”

  19. federico calabrese ha detto:

    bellissima performance!!!

  20. Davide Cavinato ha detto:

    bellissima…sinceramente non sono d’accordo. Concordo con chi dice che forse le colonne di vetroresina sono peggiori, ma per quanto ci si possa vedere sotto una Roma “insanguinata” molto pregnante, visti i tempi, credo che ci siano modi più eleganti di esprimere taluni messaggi. Così mi sembra un gesto solamente molto splatter e di cattivo gusto il cui eventuale significato metaforico non so quanto possa essere stato colto dai più; per contro, pur se in modo effimero e (mi auguro) senza conseguenze, mi pare che l’unico risultato sia deturpare per lo meno da un punto di vista percettivo uno dei posti più belli del mondo. Troverei molto più chic, che so, una presa del mausoleo meieriano con tanto di vestiti e manichini come ostaggi: quella sì sarebbe una vera incursione futurista…:) Poi, sono opinioni personali.

  21. adelaideregazzoni ha detto:

    .strano, anche io stavo pensando al popolo
    non quello di Trilussa, quello di Pasolini, così vicino a quello di oggi.
    gente, tanta gente stanca che ogni mattina dauna lontana periferia prende uno, due,tre autobus per andare al lavoro; e alla sera per tornare .E con l’autobus passano davanti all’Ara Pacis e non la vedono neanche e per fortuna non sanno quanto è costata e ci costa ogni giorno.
    Signor Rutelli per favore le chiedo per una settimana, una sola , di togliersi i suoi bellissimi vestiti dal taglio perfetto,e di salire su quegli autobus, con quella gente; forse anche Lei , quando arriverà in quella periferia desidererà un prato pulito davanti a casa e un asilo per i suoi bambini.
    Io vengo dal lago di Como, oggi molto in voga, ma allora paese di gente seria e operosa; tra le donne veniva sussurrato questo detto:mai il vestito piùbello della biancheria ;tradotto, non volere apparire di più di quello che sei.
    Vale anche per l’ARCHITETTURA .Prima pensiamo alla gente.

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