“Conflitti” salernitani…

Dopo: Contrast … Mutations … Ruptures …
ora siamo afflitti dai Conflitti …

Salerno, città-martire dello Star-System, succube del più sfrenato provincialismo culturale nostrano (non c’è architetto europeo di un certo nome che non vi abbia deposto qualche sua traccia …), non a caso, ospita anche gli ultimi “Conflitti” di Nicolin …

“CONFLITTI: architettura contemporanea in Italia” è il titolo, piuttosto impegnativo, ideato da Pierluigi Nicolin per la sua ultima mostra curata per conto del Comune di Salerno e lì ospitata presso il complesso di Santa Sofia e che si configura come una speciale sintesi “cartografica” di quanto accade oggi nel nostro paese.
Con apparente distacco “conoscitivo” il curatore, di cui è ben nota la scaltrezza di sperimentato editore di lungo corso delle cose dell’arte di casa nostra (basterebbe la sua quasi trentennale “navigazione” lotusiana per rendercene conto), organizza il suo ragionamento (che ben si adatterebbe peraltro ad un ipotetico padiglione italiano di un’altrettanto ipotetica Biennale) facendo ricorso ad otto bipolarità oppositive capaci, a suo avviso, di mappare il territorio culturale degli architetti nostrani.
“Vecchio e Nuovo”, “Pedoni e Automobili”, “Ordinario e Spettacolare”, “High e Low tech”, “Volti e Maschere”, “Verde e Cemento”, “Casermoni e Villette”, “Antichi e Moderni”, sono quindi le “coppie” concettuali (commentate da una selezione di testi di Borella, Viale, Ciorra, Zucchi, Nicolin, Repishti, Desideri, Purini e da altrettante installazioni curate rispettivamente da Cino Zucchi, Roberto Collovà, Cherubino Gambardella, Giuseppe Marinoni, Alessandro Scandurra, Raffaello Cecchi e Vincenza Lima, Franco Purini, Marco Casamonti) attraverso le quali si snoda un percorso logico ambizioso e spettacolare di cui dà conto un cospicuo catalogo edito da Skira. Argomenti che consentono di frugare tra le contraddizioni vere o presunte della nostra architettura senza prendere apparentemente partito consentendo all’abile timoniere di destreggiarsi con disinvolta abilità tra le asperità virtuali dei più disparati “territori” concettuali secondo un modello che già fu, in tempi ormai lontani, del Gregotti dell’ultima “Edilizia Moderna” e poi della prima “Rassegna” e di cui oggi Nicolin appare come il lontano emulo e comunque l’insaziabile erede. Nella apparente scapigliata e occasionale trasandatezza dell’assunto teorico che parte dall’onnivora ricognizione di una “Rassegna stampa” tanto aperta e caotica quanto, al fondo, mirata a dimostrare un seducente aperturismo metodologico del critico-autore-architetto c’è già tutto il senso di un’operazione che aprendo, praticamente, a tutti, non riesce comunque a nascondere il filo rosso di uno stucchevole snobismo editorial-culturale che, dobbiamo pur dirlo, anche se, qualche volta, ci ha intrigato, quasi mai ci ha veramente convinto … anzi.
In buona sostanza i “conflitti” salernitani paiono invece palesare la proiezione di un unico vero conflitto: quello del curatore con se stesso, con una sua crisi di identità e di vocazione …
… un pastone di luoghi comuni (buono per pollame da allevamento) spacciato per “alta” cucina …

P.S. a confondere ulteriormente le idee dell’incauto lettore si aggiunge spesso la oggettiva difficoltà di distinguere tra le opere realizzate e quelle solo renderizzate …
La verità virtuale del nuovo paesaggio architettonico italiano desta così ulteriori dubbi sulla sua autentica necessità …
Qualcuno commenterà: aporie della modernità …


otto piccoli galletti italiani … all’ombra di Big Chicken …

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5 Responses to “Conflitti” salernitani…

  1. LUIGI CENTOLA ha detto:

    caro Giorgio,
    stavolta il tuo commento mi sembra fin troppo generoso, evidentemente la mostra non valeva un viaggio a Salerno; ciò é confermato senza possibilità di smentita dalle poche decine di biglietti venduti, nonostante l’investimento pubblicitario di altissimo impegno.
    Buon lavoro!
    Luigi

  2. Gennaro Lucianelli ha detto:

    In buona sostanza i “conflitti” salernitani paiono invece palesare la proiezione di un unico vero conflitto: quello del curatore con se stesso, con una sua crisi di identità e di vocazione …
    … un pastone di luoghi comuni (buono per pollame da allevamento) spacciato per “alta” cucina …

    Pienamente concorde. Anzi semplicemente vergognoso.

  3. Isabella Guarini ha detto:

    Non ho visitato la mostra salernitana sui conflitti d’architettura per più di un motivo. Il primo perchè non gradisco le celebrazioni degli architetti italiani in clima elettorale per sedare i conflitti, appunto, sorti dopo la chiamata del global star system da parte di tutte le amministrazioni comunali, grandi e piccole. Salerno, poi, è stata l’antesignana con l’incarico a Bohigas per il Prg, ora Puc, nella speranza di celebrare i fasti della Barcellona mondiale. Dire provincialismo è poco, bisognerebbe coniare un neologismo più appropriato per identifcare la smania degli amministratori che sperano di passare alla storia utilizzando il ritorno del marinismo in architettura, come ha asserito di recente Mario Botta sul Corriere della Sera: “dell’architettura il fin è la meraviglia” Ma Vittorio Gregotti risponde che anche per meravigliare c’è bisogno di regole. Ne vedremo delle belle.

  4. Agostino Zirulia ha detto:

    La mia inesperienza, e poca cultura mi impediscono di arrivare alle raffinatezze del prof.Muratore. Se dico poi di essere laureando in ing.Edile a Cagliari, il resto vien da se…
    Mi domando però…è più provinciale affidare un piano urbanistico o una grande opera a un’architetto dello star sistem (dio non voglia che sia italiano!) oppure all’amico progettista che magari si occupa di tutt’altro, o, come accade, siccome ha talmente tanti lavori(succede a molti capoccia dell’università) li fa fare agli scagnozzi in studio che tra l’altro non prendono un soldo?

  5. Vincenzo Di Maio ha detto:

    ….l’accusa di provincialismo nel caso salernitano mi sembra alquanto superficiale.
    A Salerno si è avuto il coraggio di realizzare un progetto complesso , credo che l’importante siano i fatti.
    La maggior parte degli incarichi è stata affidata dopo concorso ( pratica sconosciuta a quei tempi) :i risultati possono essere discutibili ma per quel che mi riguarda l’importante è costruire “architettura”.

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