
“Caro professore, In questi giorni di dolore ho preferito non esprimermi per non essere accusato di sciacallaggio ideologico, …
“Sinceramente penso che sia molto più ingiusto ed offensivo per tutti noi che un personaggio come Renzo Piano – autore di immondi scempi, irrispettosi del centro di Parigi e Londra – possa permettersi di definire gli italiani “eredi, indegni, di un grande patrimonio che ci è stato lasciato”!
I nostri politici e giornalisti dovrebbero evitare certe patetiche mosse mediatiche, andando a chiedere i parere ad un personaggio che di restauro e di centri storici non sa nulla e, probabilmente, nemmeno gli interessa di sapere visto che tutti i suoi progetti sono orendi e autoreferenziali!
Quanto al modo di ricostruire Amatrice e gli altri comuni e frazioni devastati dal sisma, ritengo oltremodo assurdo affermare: “Ad ogni modo di fondo trovo che comunque non si possa ricostruire “in stile” ma vadano eseguite ricostruzioni con architetture consone alla nostra epoca”.
Quando si ricostruisce dopo un evento traumatico come questo, bisogna imparare a mettere da parte l’ideologia modernista, frutto della lobotomizzazione universitaria, e ricordarsi che non basta ricostruire gli edifici ma, soprattutto, occorre ricostruire l’identità di un popolo che ha perso tutto. Se non si ricostruisce il senso di appartenenza non ci sarà più una vera comunità!
Non dimentichiamo poi che Amatrice campava soprattutto del turismo di chi era interessato alle sue bellezze e non solo all’Amatriciana. Quei turisti, qualora si costruissero edifici “al passo coi tempi”, troverebbero certamente altre mete per i loro viaggi, piuttosto che andare a vedere l’ennesima anonima bruttura in cemento, vetro e acciaio.
Infine, se lei è tanto interessato all’ambiente, immaginare “la nuova Amatrice in grado di dare, ad esempio, un posto alle tantissime automobili e veicoli che usiamo per vivere, al risparmio energetico e tanto altro che, lo slogan “dov’era, com’era” non può contemplare” farebbe bene a rendersi conto che progettare edifici pseudo-sostenibili per un centro pensato per le automobili più che per gli esseri umani ha molto poco di ecologico!”
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...
Correlati
Questa voce è stata pubblicata in
Architettura,
Archiwatch Archivio. Contrassegna il
permalink.
grazie professore,
come lei ben sa, non tutti la pensano così, preferendo fare salamelecchi del tutto evitabili
Cordiali saluti
Ettore
Egregio professore (o professori, vedete voi), vedo con piacere che chi non la pensa come voi è “fazioso”, “saltemelecco”, “lobotomizzato”. E’ un vecchio film già visto da quando ero all’università, ad ogni modo la sua mi sembra solo una risposta piccata in quanto non ho letto motivazioni razionali ma solo scelte di tipo ideologico.
La cosa, comunque, mi ha messo di buon umore, ed allora (se me lo concede) le rubo un minuto del suo preziosissimo tempo per spiegare alcune cose.
Per quanto riguarda quel tipo di restauro “dov.era, com’era” può tranquillamente andare a vederselo all’Aquila, sepolto da infiniti cantieri senza fine, dove la gente nel frattempo è scappata a Pescara, a Roma o si è andata a ricostruire la sua attività e la sua vita in periferia.
Voglio solo ricordare a lei che fa il “professore”, che Amatrice e tutta la valle del Velino da Cittaducale passando per Antrodoco etc. dell’allora Distretto di Cittaducale vennero rase al suolo nel terremoto del 1703.
Allora vigeva una mentalità migliore della nostra, ovvero quella che la propria epoca era in grado di rispondere e produrre oggetti e cose in modo migliore rispetto ai predecessori.
Tutti i paesini vennero RIPROGETTATI dal Regno di Napoli secondo una nuova urbanistica, fatta di strade rettilinee, piazze e spazi per poter vivere in maniera più comoda la propria epoca (trasporto su carri, approviggionamento, etc.). Anche gli interni delle chiese, restaurati, vennero arricchiti di pitture e sculture con artisti dell’epoca. Era una cosa “normale”, è grazie a questa mentalità che abbiamo avuto il barocco dopo il rinascimento, Borromini dopo Michelangelo.
Oggi, purtroppo, non siamo più sicuri della nostra epoca e ci aggrappiamo al passato in maniera forsennata. Ci sono persone che vogliono ricostruire un fondale, una imbalsamata quinta scenografica di quello “che era” che poi non è neppure veritiero in quanto modificato nelle forme e nei volumi a più riprese.
Le macchine, si. Noi oggi siamo una società diversa da quell’epoca, abbiamo tutti questi oggetti metallici (lei non li usa? va a cavallo?) che ingombrano le strade e producono inquinamento visivo oltre che ambientale. Io sono stato ad Amatrice e in agosto era un posto caotico, io sarò “lobotizzato” come dice lei ma non vedo come possano integrarsi centinaia di oggetti di lamiere con un piccolo agglomerato di case. Sognare aree pedonali in centro cosa ha di sbagliato, volere case che consumino meno cosa ha di sbagliato?
Io ho detto “consono ai nostri tempi” e, le piaccia o meno, è un dato di fatto quello che si vive meglio se si hanno spazi adeguati al nostro vivere. Non ho parlato di “estetica” ma di tecnologie, di rendimento energetico e mi sembra giusto risparmiare le risorse, a Lei no? Bene abbiamo idee diverse ma io tengo le mie.
Ad ogni modo mi permetta infine di osservare che non è vero che l’architettura contemporanea non genera business turistico, è una emerita panzana! Basta fare solo piccoli viaggi all’estero per rendersene conto.
Ad ogni modo finisco qui perché ho altro da fare e non è mia intenzione fare polemiche, ma solo chiarire pochi concetti. Buona serata.
Architetto Carlo Ragaglini
Pingback: Archiwatch