“Il vero serpentone, quello svizzero, l’edificio residenziale più lungo d’europa, alla ribalta grazie ad un ambizioso progetto di ricerca sul suo restauro studiato dal Politecnico di Losanna, che riesce a conservare le qualità architettoniche del complesso, prevedendo un risparmio energetico che potrebbe arrivare anche al 70%.”
http://dovelarchitetturaitaliana.blogspot.it/2014/05/la-cite-du-lignon.html
-
Avviso
La biblioteca e l’archivio sono aperti al pubblico su prenotazione in osservanza delle norme anticovid.
Contatti:
E-mail: centrostudigm@gmail.com
Tel: +39 347 1095386
Indirizzo: via Tevere, 20 – 00198 Roma
Orari: lun – ven dalle 09.00 – 15.00Classifica Articoli e Pagine
- CHE COINCIDENZA ... COME E' PICCOLO IL MONDO ... SIGNORA MIA ...
- CITTA' GIARDINO ANIENE ...
- Arcipelago Italia. Progetti per il futuro dei territori interni del Paese a cura di Mario Cucinella. Oggi presentazione alla stampa del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura 2018
- I magnifici sette e la moretta di Alemanno ...
- "Raccontacene n'altra" ...
- Archivio
- Lettera aperta di un architetto romano
- FICHISSIMO ... ROBBA DA SBALLO ...
- Comitato Scientifico
- Piazza Augusto Imperatore …”Un progetto bello ma sbagliato” …
Commenti recenti
- Lazio su AUGURI DARIO!
- Mauro Risi su AUTOBIOGRAFIE SCIENTIFICHE. Marco Petreschi “L’arpa Birmana”. 22 giugno 2023.
- Franco ansrlmuvvi su Un ricordo per Paolo Portoghesi di Franco Purini
- Claudio De Santis -architetto su Un ricordo per Paolo Portoghesi di Franco Purini
-
Articoli recenti
- FRANZ PRATI CI HA LASCIATI
- UNA GIORNATA DI STUDI su “INNOCENZO SABBATINI” al Centro Studi GM. Venerdì 23 maggio.
- Venerdì 23 maggio vi aspettiamo per UNA GIORNATA DI STUDI su “INNOCENZO SABBATINI” al Centro Studi GM.
- “ARCHITETTURA ITALIANA FRA LE DUE GUERRE”, (commento a ) un documentario della RAI, sulla mostra della Biennale di Venezia 1976, curata da Silvia Danesi e Luciano Patetta, con testi di Franco Purini. 27 marzo 2025
- Foto dell’incontro: “ARCHITETTURA ITALIANA FRA LE DUE GUERRE”, un documentario della RAI, sulla mostra della XXXVIII Biennale di Venezia 1976, curata da Silvia Danesi e Luciano Patetta, con testi di Franco Purini”.
Archivi





Cio’ a dimostrare che non è l’estetica contemporanea che impedisce di avere una buona qualità di vita.
Visto che mi si presenta l’occasione pero’, vorrei spendere due paroline sul serpentone(?) del Corviale, (che poi serpentone non è perché è tutto dritto).
Lo so che per voi è un argomento obsoleto.
Mi dispiace ma non posso farne a meno.
Che volete farci, io non vivo a Roma e voi ne avete parlato tanto che mi è venuta una curiosità quasi morbosa.
Quando sono venuto sono a andato a vederlo.
Avevo visto molte foto, ma una cosa à l’immagine fissa o in movimento di un film ed un’altra è quella che si vive anche, come scriveva Zevi, nella sua quarta dimensione, dall’interno.
E poi sinceramente leggere quello che è stato scritto su un opera di architetti del calibro di Fiorentino e di Valori, sinceramente mi ha fatto male.
Cosi’ mi sono fatto accompagnare da mio fratello.
Sulle prime lui esitava perché, a suo dire, si tratta di un quartiere malfamato.
Sembra che gli autisti degli autobus guidino in una cabina a prova di proiettili.
Sarà vero?
Comunque arriviamo sul posto e da lontano francamente sono rimasto affascinato.
La composizione architettonica della facciata, il gioco dei vuoti e dei pieni, le bande longitudinali con le logge, l’interruzione dai vani scala e tutto il concetto architettonico e sociale l’ho trovati molto interessanti!
Il vantaggio dell’apporto solare e la vista panoramica di cui beneficiano gli abitanti mi sembra che compensa largamente l’imponenza, forse eccessiva, della costruzione.
E poi mi sono avvicinato e sono entrato nel vano scale.
Lo stato di degrado, di abbandono, di sporcizia e d’incuria, d’inciviltà e di mancanza del verde in cui tutto il complesso è stato lasciato mi ha sconcertato.
Ora io mi domando:
Come si puo’ esprimere una opinione su questa Architettura, perché di Architettura si tratta, quando si presenta in questo stato.
Nessun tipo di architettura potrà essere giudicata se non è accompagnata da un paesaggio di infrastrutture e da una manutenzione adeguata continua e costante.
Si possono realizzare tutte le forme che si vuole, si puo’ creare una estetica tradizionale o contemporanea, ma se non ci sono i presupposti per dare al quartiere il rispetto che si merita, il risultato sarà altrettanto tragico di quello in cui si presenta attualmente il Corviale.
Si puo’ dire che l’architettura è come un enorme prisma che presenta mille faccette, a traverso le quali si puo’ guardare ed apprezzare (o criticare) da mille punti di vista, ma bisogna anche permetterle di essere messa in valore e darle quella dignità di cui ha diritto.
MG
Pingback: GRANDE CORVIALE … | Archiwatch