Da Andrea Di Martino: …
“Lo confesso. Prima che relegasse mezza America in scatole di vetro (per giunta costosissime), per me Mies ha fatto cose degne di rispetto, forse perfino da parte di chi non ama la sua estetica, non foss’altro perchè, a differenza di molti suoi coetanei (e di uno in particolare), non l’ha mai usata a pretesto per evocare un’astratta “cultura della macchina”, nè tantomeno per rifondare l’urbanistica con velleitarie teorie apodittiche. Circa il recente modello postumo del suo progetto di golf-club (che poi, data la scala, è una concreta realizzazione postuma), non rivendico certo lo “scoop”…Magari già lo sanno tutti, però…”





