UN VOLUME PERFETTO …

padova 1MAURO commented on UN “RESTAURO” INDECENTE …

“Egregio Robert,
qui non si tratta di essere “piccoli” (strano che lei conosca la mia statura, nonostante non ci si frequenti) o “grandi” restauratori, piuttosto di comprendere quanto sia inopportuno “tamponare” delle finestre con delle persiane in “finto” travertino.
Inopportuno, non tanto per questioni di restauro “scientifico” o “fil(l)logico, ma per questioni di orari oppure di esposizione solare. L’intento dei progettisti era quello di ricostruire la continuità della cortina muraria del progetto originario a “persiane chiuse”? Lodevole, ma difficile da applicare. Metta che chi abita nella prima stanza, lato sinistro, dimentichi di chiuderle; oppure l’inquilino della terza persiana, lato destro, si corichi a tarda notte e quindi chiuda i 2 battenti più tardi……O ancora, la signora della persiana centrale, presa dalla distrazione, vada in ferie e dimentichi le ante aperte. Senza considerare l’imprevisto del vento: potrebbe socchiuderne una all’improvviso…sa quello non avvisa quando arriva…Andrebbe lasciato detto al portiere di passare a chiuderle ad una certa ora, ma la soluzione, francamente, si complica.
Basta un nulla e l’effetto del volume originario sarà compromesso per sempre.
Ora la saluto, è tempo che vada a togliermi i paraocchi…effettivamente mi danno fastidio..poi io porto gli occhiali”...


MAURO

padova 2

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12 Responses to UN VOLUME PERFETTO …

  1. LdS ha detto:

    l’utente a destra che apre il balcone, mentre quello di sinistra lo chiude… mandando in tilt l’effetto del volume puro. la ringrazio, non mi era nemmeno passato per la testa. la ringrazio davvero… ci fossero così tante persone di “statura” come lei che ci insegnano ‘ste cose… grazie… davvero grazie…

    mauro, qui si tratta semplicemente di un buon progetto. a me, che l’ho visto nella realtà, m’è sembrato semplicemente una soluzione intelligente per venire incontro a esigenze funzionali ed estetiche. oltretutto, ma posso sbagliarmi, la memoria potrebbe tradirmi, i progettisti avevano cercato di inserirli a scorrere ma questioni tecniche l’hanno impedito. cosa era preferibile, tapparelline grigie o, a ancor meglio, verdine? io, nel dubbio, opto per i balconi litici. non mi si venga a dire che si poteva anche non metterle, quei balconi possono essere utilizzati per filtrare la luce del sole che entra senza innalzare la temperatura interna. oltretutto posso anche supporre che vi sia stata un intervento della committenza, chi lo può sapere…

    questo per dire sostanzialmente una cosa: ogni progetto ha una storia a sé, prima di irriderlo e sputtanarlo sarebbe meglio almeno conoscerlo e, forse, forse anche visitarlo… i progettisti hanno semplicemente scelto quella che in quello momento era per loro la migliore risposta possibile cercando di mettere assieme più problematiche. è l’essenza di ogni progetto: decidere. e chi ha approvato ha, per fortuna, anch’egli deciso così da poter restituire alla collettività un bell’edificio rimesso a posto. e il risultato, ripeto, non è un’indecenza non un disastro totale come traspare dal post e dai suoi commenti.
    commentare con gli AHAHA come ha fatto lei (oppure, come ha fatto il proprietario del blog, criticare alzo zero senza minimamente farsi sfiorare dal dubbio) è un atteggiamento superficiale, banale, semplicistico e, nel suo caso, oserei direi quasi infantile.

    robert

  2. Ci sono cose che però non si spiegano pur restando filologici come postcultura richiede.
    Non capisco, e sono pronto ad adeguarmi a qualsivoglia spiegone, perché il rivestimento “nuovo come il vecchio” non sia salito di un’altra metrata. La foto d’epoca mi sembra esiga, per il “ripristino volumetrico” (che si spinge fino alla trovata delle persiane mimetiche – scorrevoli o non) di arrivare più o meno alla quota di spiccato delle finestre al secondo piano con un marcadavanzale (prima coronamento) più basso di travertino.
    Forse esiste una prima versione disegnata più bassa? Senza “parapetto”?
    Oppure i restauratori hanno interpretato la vista dal basso in controanamorfosi? (sto scherzando!)
    O forse il budget consentiva solo 8 /10 di restauro di facciata…
    Chissà!? Però son curioso, Lds. Sono sicuro che una ragione valida c’è.

    Andando nello specifico mi sembra, ihmo, che la versione prerestauro fosse più sincera e raccontasse la storia di un’architettura italiana perduta con la cattiveria e l’insensibilità propria della realtà. Quella che avvertiamo tutti. Tutti i giorni. Per questo la nostalgia non può essere mai sopportabile (ancora Andrej Tarkovsky e Tonino Guerra).
    Questo restauro mi sembra tenti faticosamente, artificiosamente, macchinosamente di elaborare il lutto nascondendo la verità della fine e dopo la fine, il cambiamento.

    :G

    • LdS ha detto:

      Galassi, meglio che ti rispondano direttamente i progettisti… stai tirando in ballo questioni di “dettaglio” che non conosco così a fondo. Una cosa però posso dirti (e spero che anche qui la memoria non mi inganni) nel bel mezzo della risistemazione c’è stato pure un mezzo fallimento (o intero, non lo so) dell’impresa, ragion per cui l’ipotesi scherzosa degli 8/10 di facciata perché erano finiti i soldi potrebbe pure stare in piedi…

      robert

      • memmo54 ha detto:

        Che stranezza….!
        Non c’erano i soldi per completare il lavoro; per i dettagli, però, si son trovati.
        Il progettista, convinto della bontà della soluzione, deve aver puntato i piedi !
        Anche qui Dio (…o il Diavolo…dipende dalla fortuna degli sviluppi…) si annida nei dettagli e marca la differenza tra il ruggito ed il raglio

        Saluto Incredulo.

        P.S. Tuttavia con mezz’oretta di lavoro s possono levare gli scuri tacitando la meschina ilarità dei passanti e gli appunti degli ipercritici.

  3. Karl ha detto:

    Ha ragione ’54.

    Se ormai la fase anni ’50 (credo! butto lì una data) è persa e dobbiamo digerire la fase anni ’90 della “cultura” del restauro marconian-carbonariana (mettiamoli insieme in questo inutile pasticcio padovano), almeno si potevano evitare le compiaciute persiane di pietra.

    Si poteva tagliare quel poco di travertino avanzato dal fallimento e rivestirci gli imbotti delle nuove-vecchie finestre che, mi sembra, lascino in bella vista l’intonaco grigio dopo i tre centimetri di rivestimento della facciata – per quel che posso vedere con la supervista da qui (ma non c’è nemmeno bisogno di romantiche visite sul posto per capire il da farsi).

    E’ un dettaglio, però dettaglio o non dettaglio, Dio o Addio, darebbe un certo spessore a questa maledetta facciata che sembra placcata come un pizzicheria der Testaccio.

    Lds però una ragione di fondo te la riconosco:
    gli architetti son tutti bravi con il c***, ops, con i progetti degli altri.
    Perciò, Lds, si fa solo per parlare.

    Amen
    (tanto per i dettagli :D )
    :G

    ps. A immaginarie scenari fantasiosi c’è da pensare che tutta l’operazione Dovera-Sicumera, sia nata solo perchè in cantina erano rimasti quei cinque gargoyle a forma di aquilotto futurista che non potevano restare inutilizzati (ma forse un uso c’era…).

    Ah, gli architetti e sovrintendenti antifascisti ma in verità ideologicamente neofascistissimi! Che poi si fanno scrupolo di stuccare ridicolmente l’epigrafe fatta di falci e spade retoriche che, oltre a fare storia (vedi l’obelisco M U S S O L I N I al foro italico) fa scompisciare dal ridere e dalla vergogna a salvaguardia del MAIPIU’.

  4. Nicola Bergamin ha detto:

    Buongiorno a tutti, scusate se ho tardato nel rispondere, ma ho voluto prendermi un po’ di tempo per riflettere, prima di sottoporvi alcune brevi considerazioni sia nel merito, sia nella forma di quanto pubblicato nel blog.
    Nel merito: posto che ogni progetto è frutto di scelte e compromessi che il progettista consapevolmente decide di affrontare ed accettare, nel nostro caso siamo partiti dalla considerazione che le trasformazioni subite da quest’architettura non fossero “peraltro ragionevoli”, e cercare di riproporre l’originaria articolazione dei volumi e anche delle decorazione fosse un’opzione praticabile, sulla quale si è speso tempo, passione e, concedetemelo, a costo di apparire arrogante ma non ipocrita, un minimo di competenza; per quanto riguarda il rivestimento lapideo non sono state aggiunte o tolte “metrate”, semplicemente sulla base della documentazione storica e sull’analisi stratigrafica, è stato ripristinata l’altezza del 1938, ritenendo che sostituire le persiane verdi in pvc con degli scuri in pietra permettesse di cogliere, magari solo per un attimo, l’architettura originaria; capisco l’obiezione sull’elaborazione del lutto, ma mi chiedo se, in fondo, ogni restauro non sia un tentativo in quel senso.
    Nella forma: mi sono permesso di inviare il materiale pubblicato, pur se non richiesto e non invitato, perché mi piaceva l’idea che il Blog fosse, come ha scritto qualcuno un po’ di tempo fa, una sorta di riedizione del Bar Rosati, un luogo d’incontro di persone e di idee dove confrontarsi e discutere, magari animatamente, ma senza che il contraddittorio diventasse contenzioso; ma forse poco pratico della città, da buon provinciale, mi sono perso e mi sono ritrovato in un altro posto, con diverse consuetudini e frequentazioni.
    Non ripeterò la teoria di simpatici epiteti che ci sono stati indirizzati, anche se lo sghignazzo di Mauro e l’accusa di neofascismo di Karl mi hanno particolarmente sorpreso e forse un po’ ferito, non si fa “tanto per parlare”, lo si scrive pure e le parole sono pietre che, volutamente, mancano il bersaglio del progetto con la speranza di colpire il progettista, oltretutto nascondendosi, almeno qualcuno, dietro un alias, con l’assoluta certezza che essere giusti è più importante che essere gentili.
    Per finire e non tediarvi oltre, mi permetto di rivolgere un invito a tutti, anche a quelli dotati di super vista, se avrete la fortuna di passare per Padova, fatevi sentire, magari dopo aver bevuto un prosecco che ci accarezzi lo spirito e il corpo, potremmo andare a vedere le opere di Quirino Di Giorgio e forse parlare di architettura e di restauro con maggiore tranquillità e diletto.

    Nicola Bergamin

    P.S. Il prosecco, naturalmente, lo offro io, consentitemi di diffidare del trattamento “alla romana”

  5. MAURO ha detto:

    Egr Architetto, circa la “teoria di epiteti”, che l’avrebbero “sorpresa” a tal punto da “ferirla” (ma solo un po’, per fortuna; non è mai bello sapere di Colleghi feriti….), Le rispondo, per quanto può valere, con la speranza di meritarmi comunque il prosecco. Certamente, ogni attività progettuale richiede competenze, sarei meravigliato del contrario e nessuno, tantomeno il sottoscritto, pone in discussione le Sue. Tuttavia, l’intento iniziale di cercare di riproporre l’originaria articolazione dei volumi e dell’apparato decorativo, mi era sembrata una strada “corretta” dal punto di vista di un restauro che si confrontasse, sia con il progetto originario, sia con le inevitabile trasformazioni che, nel corso del tempo, avevano modificato, sostanzialmente, i volumi. Qundi, la scelta di ripristinare altezza originaria, quota che ha determinato, poi, il rivestimento lapideo. Le vicende, legate ad un cambio di destinazione d’uso, che hanno portato alla sopraelevazione, immagino per un’utilizzo forse residenziale, ma poco importa, hanno indirizzato le scelte progettuali ad enfatizzare, con il mantenimento dell’intonaco, il naturale “modificarsi” degli edificio. Anche la scelta di riproporre l’apparato decorativo “del periodo”, in asse con le aperture circolari, è andata nella direzione di riproporre il prospetto originario. Posto tutto questo, proprio non comprendo, la scelta “grottesca” di dover suggerire, come Lei scrive “per un attimo”, il volume originario attraverso gli scuri in pietra, così da ripristinare la continuità del travertino sul prospetto. Le intenzioni progettuali, quelle di un restauro che intendesse confrontarsi con il progetto originario e interpretasse il modificarsi dell’edificio, erano già tutte nei lodevoli interventi che avete posto in essere; non serviva la tamponatura “mobile” delle persiane litiche.
    Per quanto riguarda l’architettura “Razionalista”, mia “passione” di sempre, La ringrazio: mi ha fatto apprezzare, assieme ad un altro contributo del Prof. Muratore, un Architetto che conoscevo poco e che non mancherò di ricercare in quel di Padova.

    Le mie parole – a parte l’ironico scambio di battute con Robert, ma io sono per il politically (s)corretct – intendevano criticare, questo sì, un aspetto del progetto; di certo non era mia intenzione colpire il progettista. Con i paraocchi sbaglierei sicuramente la mira….

    La ringrazio per l’attenzione e la pazienza che ha avuto nel leggermi.

    Saluti.
    MAURO

  6. Giovanni :G ha detto:

    Caro Bergamin,
    non volevo risponderti essendo la tua civile replica una chiosa a questo microdibattito da mezzo avvinazzati. Però se il valoroso Mauro insiste mi ci metto anch’io perchè mi sta simpatico. Però non te la prendere. E non ti preoccupare, tanto questo blog non lo legge nessuno.

    Le foto storiche pubblicate nell’altro post e quelle post operam più sopra, son lì a dimostrare che gli intenti di ripristinare il volume sono stati del tutto mancati dal tuo restauro. Forse qualche scusa ci starebbe bene anziché insistere. Capita di fare cilecca.
    Sbagliato il ripristino volumetrico e sbagliata la sgommatura della scritta.
    La sua cancellatura vale come la parolaccia del mio precedente reply: in maniera più o meno conscia uno si mette a risolvere la sciarada dando importanza al testo. Se invece restava in bella vista nel suo necessario impaginato geometrico aveva un suo senso grafico-architettonico. Come sul Palazzo della Civiltà del Lavoro all’Eur, un poeta artista eroe santo pensatore scienziato navigatore e trasmigratore qual sono, quando rilegge i termini della sua vocazione si spatacca pensando a Corrado Guzzanti, a “Fascisti su Marte” e a quanto imbecilli possono essere stati gli italiani (e purtroppo lo sono ancora, basta rivederein tv i discorsi di bananinculo a Pantelleria). L’importanza che gli hai dato cancellandola l’ha rifascistizzata per sempre e con lei il tuo lavoro, e con il tuo lavoro, visto quanto ci tieni: tu.

    Ma, ripeto, l’errore provinciale non è nell’architettura, chi se ne frega, è tutto in quella ferita al cuore che confonde l’architettolino Bergamin con l’Architetto bergamino. Come tanti altri architetti, colpa della scuola e dei critici, hai una troppo alta opinione del tuo lavoro e lo confondi con te stesso. Così non fa il lastricatore che ha ri-rivestito la facciata nella parte alta, proprio fin dove gli hai detto, sbagliando di una metrata.
    Ma rilassati Bergamin.Soprattutto quando progetti.
    Se passo per Padova (adoro un vecchio libro di Maretto sui suoi portici) accetto volentieri un acqua tonica. Prendo troppi psicofarmaci per berci pure sopra.
    Un abbraccio,
    Giovanni :G

  7. Nicola Bergamin ha detto:

    Buon giorno a tutti, scusate se rispondo, ma giuro è l’ultima volta.
    Per Mauro:
    non creda che non si sia discusso e riflettuto sull’idea di ripristinare il paramento anche nelle aperture del piano primo, le obiezioni sollavate ce le siamo poste anche noi, ma alla fine abbiamo accettato il rischio e conseguentemente tutte le relative critiche, un po’ meno l”Ahahahahah”, ma credo dipenda molto dal tipo di scrittura del blog al quale non sono ancora abituato; ad ogni modo la ferita è bella che rimarginata.
    Per Giovanni :G.
    nessuno ha cancellato nulla, le lastre col discorso dell’impero erano state rimosse nell’immediato dopoguerra, il progetto prevedeva di ripristinarle integralmente, committenza e soprintendenza hanno consentito solo una “falsa” abrasione della pietra, anche qui abbiamo ritenuto che fosse meglio di niente.
    In merito all’opinione di me stesso, le assicuro che non ho un ego così sviluppato da considerarmi un buon architetto, e spesso nemmeno un architetto, ma sulla “metrata” non mi ha convinto, di più sarebbe stato peggio,
    Per il resto l’invito al prosecco rimane assolutamente valido (l’acqua tonica è valida solo se ci si aggiunge il gin), Cordialità

    Nicola Bergamin

  8. Giovanni :G ha detto:

    Caro Bergamin,
    certo che sei forte!
    Più sopra scrivi:
    «…per quanto riguarda il rivestimento lapideo non sono state aggiunte o tolte “metrate”, semplicemente sulla base della documentazione storica e sull’analisi stratigrafica, è stato ripristinata l’altezza del 1938…» e adesso, due paragrafi sotto, pare che il criterio sia stabilito dalla tua ispirazione. Ohè… fai pace con il cervello. Anzi no, vai bene così, sei uno spasso. Idem per la scritta in cui la carambola creativa è straordinaria.
    Mi sembra, ma è l’opinione di un coione, che quando scrivi che non ti consideri un architetto è perchè ti reputi un artista con i contromestessi. Il tuo ego non è sviluppato, ci sovrasta.

    Niente gin. Mi vuoi male? Sono tossicoooooo. Le zanzare mi si addormentano addosso senza sfilare il punfiglione.
    Alla prossima.
    E comunque il fatto di averci fatto sbellicare ti fa onore.
    Se passo da Padova una risatina davanti alle tue persiane non mancherà di sicuro.
    E poi è’ stata un occasione di riflessione valorosa.

    :G

  9. Nicola Bergamin ha detto:

    Forse non sono un architetto, magari non riesco a scrivere con un minimo di senso compiuto, ma a quanto pare ho un futuro, oltre che un presente, da comico.
    A parte ciò, con qualche disegno e qualche foto, magari, riuscirei a farmi capire; comunque, tanto per condividere un linguaggio comune, (non in senso architettonico, per carità) ribadisco che trattasi di scuri, non di persiane.
    Concordo sull’occasione di riflessione, anche se invidio le sue “lapidee” certezze, ma mi permetta di diffidare di chi non beve.
    Cordialità

    Nicola Bergamin

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