“PROPOSTA DI UN UOMO QUALUNQUE” …

moretta

sergio 43 su: Il falso storico: un falso problema …

“Carissimi e interessantissimi nella vostra, vivaddio!, polemica, lungi da me introdurmi con pari sapienza. Non ho la vostra preparazione su di un “tema” (e dai! la vogliamo abolire questa parola? chi la usa, da ora in poi, venga censurato!) che, se può non interessare a Dubai, a Rome- Texas o ad Arcosanti, é di vitale importanza per il nostro continente, per i nostri Paesi fino all’ultimo dei nostri paesini, villages, Ortshaften, pueblos, ecc. ecc. Che cosa fare della nostra storia passata con le sue costruzioni, distruzioni, ricostruzioni e del nostro ignoto futuro?
Vabbè! Mi limito al tema di Via Giulia, piccolo rispetto alla questione più ampia e di fondo che ognuno di voi difende per la propria parte. Come sempre c’è molto di scherzoso in quello che mi capita di dire su questo blog e molto che nasce da semplici suggestioni come un cittadino qualsiasi quindi prendete il tutto come una chiacchierata tra amici al bar.
L’altro giorno passavo a Monte Savello e mi sono soffermato a rivedere gli scavi che hanno lasciato a cielo aperto le cantine delle case abbattute per le demolizioni del lungotevere e per le demolizioni della Via del Mare, poi Anagrafe, poi Petroselli. Si va bene: scalette, stanzini, anche una stalla per cavalli con gli abbeveratoi in marmo (uno chissà che fine aveva fatto, era scomparso rispetto all’ultima volta!), bottiglie e buste di plastica portate dal vento e dai cafoni, erbacce infestanti, già all’opera per sgretolare i muretti.
Torno a Piazza della Moretta. Sulle foto regalateci da Archiwatch osservo, ammirato e appassionato come sono di archeologia (non entro nel metodo di indagine), ‘sti Stabula e il contesto.
A che servono queste importanti indagini archeologiche (intanto si sa che a Roma dove scavi, scavi bene. Qualcosa dei Cesari si trova sempre!)? A lasciarle en plein air come Monte Savello o l’Area di Sant’Omobono con i suoi documenti importanti della città antica? Se Sant’Omobono é intoccabile come Piazza Argentina, scavi come quelli di Monte Savello e di Piazza della Moretta ritengo non meritino tanto perchè o sono indagini poco significative o sono propedeutiche ad un’altra esibizione di vanità pagata da chi vuole mettere a reddito un ‘area così appetibile. Gli architetti accorreranno come api sul miele!
Ma la Falda?
Se pò fa, se pò fa!
I ruderi?
Li musealizziamo come sotto l’ex Cinema Trevi!
E questi edifici, come li facciamo?
Ma ad ognuno come gli pare, ipotesi una diversa dall’altra! Siamo o non siamo architetti nell’era del relativismo! (Pure mia figlia ebbe Piazza della Moretta come tema di Esame di Composizione. Mi ricordo ancora con tenerezza il suo progetto e quelli di un paio di sue colleghe che frequentavano casa)
Ma l’unità stilistica di Via Giulia, pur nella sua lunga storia?
Ma é saltata già con il liceo Virgilio! E noi oggi che siamo da meno!
Ma torniamo da capo a dodici? Alle discussioni sull’Ara Pacis a Via di Ripetta!
E che ce frega! A uno di Los Angeles, sì e a noi che abbiamo studiato a Valle Giulia, no?
Proposta di un uomo qualunque.
Si ricoprano gli scavi di Monte Savello e i reperti di Piazza della Moretta che la terra ha protetto per secoli e secoli come si tutelano le ossa degli antenati. Si documentino, dopo averli adeguatamente misurati e fotografati e, fatto questo, si riportino sulla Carta Archeologica di Roma. Per i più curiosi, verificare o correggere la Forma Urbis del Lanciani.
Monte Savello per me può diventare un riposante giardinetto, dopo un concorso dove si richieda unicamente pavimentazione, aiuole, panchine ed alberelli (Se diventasse realtà, mi riprometto di invitare una coppietta che” filasse, là sotto l’arberi de Lungotevere” a sedersi su una panchina di fronte al fiume e faccia al tramonto e poi fotografarli di spalle con lo sfondo dell’Isola Tiberina. ‘Na cosetta come la foto iconica di Woody e Diane davanti il ponte di Queensboro!)
E adesso Piazza della Moretta! Qualcosa di ancora più radicale del progetto che ho apprezzato di più: quello di Diener, non per niente “architetto del paesaggio” mentre altri progetti si presentavano senza grazia come “progetti di riqualificazione e intasamento” (sic!). Immaginerei uno tranquillo slargo ariosamente aperto verso il fiume, come ce n’erano prima della costruzione dei lungotevere, e delimitato dall’isolato di San Filippo Neri, unico progetto di recupero conservativo sostenibile e per il quale mi fiderei soltanto della sensibilità del Prof. Mazzola. Pochi, giusti arredi, una fontana come, che sò?, Piazza delle Cinque Scole. A proposito! A piazza delle Cinque Scole, come a Via Giulia, quando sarà possibile risanare i malaugurati frutti del “diradamento”, ricostituendo il cantone di Santa Maria del Pianto al Ghetto?
Mica l’ha ordinato il medico che un architetto è architetto soltanto quando si mette a pensare a un tanto al metro cubo! Può essere chiamato, senza sentirsi deprezzato, a cose più leggere, basta che siano raffinate!
Quanto sarebbe il risparmio in tempi così grami se, con questa leggerezza, si riordinassero questi spazi? E quante comprensibili polemiche si eviterebbero, dato il contesto così delicato?

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