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andrebbe perseguito per inquinamento ambientale …
peggio di una discarica …
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embè, qui è d’uopo ricordare Alberto Sordi … per il muro di Mauro da Volterra: vacanze d’arte intelligenti del 1978, un millennio di cemento fa. Besoserali, Eldorado
XXXVIII Biennale di Venezia Dalla natura all’arte, dall’arte alla natura. Natura praticata, sezione italiana
” Scheda di partecipazione di Mauro Staccioli alla Biennale di Venezia, Milano, 20 maggio 1978: «Titolo: “MURO” – Anno di esecuzione: 1978 – Tecnica: LATERIZI + CEMENTO – Dimensioni: 800x120x800 Eventuali dichiarazioni dell’artista: Il lavoro sarà eseguito interamente sul posto come già concordato col presidente della Biennale e con il curatore prof. Crispolti. Firma: Mauro Staccioli».
Dopo “Le vacanze intelligenti” diretto ed interpretato da Alberto Sordi, la Biennale del 1978, è divenuta un emblema della difficoltà di incontro tra l’arte contemporanea e le persone. Davanti all’opera, trovandola difficile e misteriosa, pensata per i soli ‘addetti ai lavori’, la gente si sente inadeguata, fuori posto.
L’arte contemporanea involontariamente assurge a simbolo di una cultura d’élite, e subisce un ostracismo a priori. Il fatto è paradossale: l’opera d’arte cessando di comunicare, diventa ostacolo a se stessa.
Questo è il genere di riflessioni che ha suscitato il Muro di Staccioli: l’opera incarna il paradosso, fino a provocare una inevitabile riflessione sull’incomunicabilità tra i due mondi. Il senso preciso del Muro è raccolto da Sordi, la scena ha un voce in sottofondo, di una guida che spiega la scultura ai visitatori, ma i due protagonisti appaiono distratti, sembrano rifiutare la durezza del messaggio implicito”
Mauro Staccioli, in “Data”, Milano, n. 32, estate 1978.
” Il muro quadrangolare di cemento (cm. 800x120x800), costruito all’ingresso della Biennale di fronte al viale di accesso al Padiglione Italiano, con la sua posizione centrale impone a chi entra una deviazione dal percorso consueto; raccogliendo lo specchio prospettico del viale principale, ne nega la percezione visiva, costringe a compiere la fatica necessaria al superamento di un ostacolo per godere della fruizione dell’oggetto di interesse ludico-culturale: la celebrazione dell’evento artistico. Nel percorso opposto […] impedisce il ritorno. Il lavoro progettato ed eseguito sul posto, con la sua presenza fisica e specificità plastica, è un intenzionale strumento di intervento critico nella contestualità ambientale: una provocazione e un’ipotesi per un diverso rapporto fruitivo con l’ambiente. La connotazione di segno fisico contestuale che la scultura assume si afferma come prodotto determinato dal rapporto con il luogo, da una sua lettura critica ”
M.L. Gelmini, Biennale 78, in Mauro Staccioli. All’origine del fare, Corraini Edizioni, Mantova, 2008