dal Corriere delle Sera Roma del 21.10.012
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ma tutti e due no? intendo dire edifici “razionalisti” in un impianto urbanistico con giusto rapporto pieni/vuoti e spazio pubblico non amplificato a dismisura
Ecco a voi:
Pietro Barucci
Preferisco il Bauhaus alla Garbatella
Buona lettura.
Còn tutto il rispetto dovuto all’età dubito che comprerò il libro. L’articolo, tra l’altro, non mi invita a farlo.
Sono stanco di rivalutazioni dei fallimenti ideologici. Il fallimento è fallimento e quando si fallisce si ricomincia daccapo. In altro modo
Salutì
Pietro
Scusi REGOLABLOB cosa c’entra l’età…. Barucci quando con un gesto scellerato il “ giovane “ Veltroni decretò l’abbattimento dei ponti del Laurentino ( che solo i centri sociali disobbedienti romani seppero e vollero censurare) ostentò un pesantissimo silenzio avendo capito che cosa sarebbe diventata questa città. Lei parla di fallimento , ma grazie a quei fallimenti Roma in quegli anni la ha fatta finita con le baracche e i borghetti… poi la febbre edilizia ha prodotto duecentocinquantamila alloggi invenduti e sfitti e cinquantamila famiglie ch si scrive in “ emergenza abitativa” e si legge “ senza casa”. Un fallimento è un fallimento certo , ma due fallimenti (architettonico e politico) non fanno la città. Non credo che Barucci sia da rottamare e mi dispiace sapere dal testo di Pullara della decisone presa a Bilbao comunque segno di una grande forza ed onestà d’intelletto. saluti francesco
C’è una consistente letterarura , Pasolini in primis, sul significato di baracche e borghetti, nonchè, parallelamente, una sterminata pubblicistica sopra la vita che si trascina in questi infiniti, incontrollati, falansteri apparecchiati dagli architetti più disposti al nuovo.
Tanto che la situazione è, oggettivamente, chiara: non c’è una, neppure lontana, possibilità di contrabbandarla per “progresso” dell’umanità, miglioramento delle condizioni umane ed altre amenità: trattasi di alienazione bella e buona.
Via.. un piccolo indizio che non tutto andasse ben (… madama la la marchesa…) si poteva anche afferrare…il solo istinivo ed incancellabile sgomento per questi “prodigi” di cemento armato ed infissi rossi…
Purtroppo però se intelligentibus pauca…per gli altri invece repetita juvant.
Saluto
Mi scuso per l’anonimo regolablog messo per errore. Io mi chiamo Pietro Pagliardini. Il richiamo all’età è solo un segno di rispetto per i ricordi di Barucci, i quali non ho intenzione di contestare, ma solo fino a che restano nel privato. Ma se devono diventare oggetto di discussione e devo fare finta che non ci sia l’età dico che è semplicemente allucinante l’articolo, che non è di Barucci, ma soprattutto il testo scritto da Barucci che si trova in Pdf in uno egli ultimi post: https://archiwatch.wordpress.com/2012/10/22/voi-mette/
Evidentemente avete una visione romanocentrica, visto che esaltate la 865 cioè la legge per il “diritto alla casa” che però ha avuto valenza nazionale, che ha creato a cascata leggi regionali e norme comunali ancora peggiori e ha fatto più danni delle cavallette, avendo inutilmente costretto la gente a vivere, non si capisce il perchè, in scatolette alte 2,70 (che non è il minimo perchè effettivamente nella ex Jugoslavia erano più basse), e i garage alti 2,40 (nella logica assurda e poliziesca che non diventassero abitabili), con progetti fatti con il pallottoliere per fare tornare i mq di SU e di SNR, che ha ridotto gli architetti a ragionieri, condizione di cui ancora oggi soffriamo le conseguenze; che è servita ad instaurare rapporti di potere e dipendenza tra le amministrazioni e le varie organizzazioni, imprese, cooperative, consorzi e quindi, indirettamente, i cittadini; che ha dato il via a quell’altro fallimento della prefabbricazione o semi-prefabbricazione tipo tunnel o similari, visto che i prezzi a mq riconosciuti erano (e sono) ridicoli; che ha sostanzialmente fatto decadere il livello della qualità edilizia ai minimi. Ma vennero i tempi di Berlinguer e dell’austerità e fare scatolette divenne anche conforme a quel pensiero da stato etico.
Senza affrontare l’aspetto urbanistico di quartieri invivibili e monofunzionali. Per questi non c’era etica che tenesse se non l’ignoranza di noi architetti e l’insipienza della politica.
Quella legge ha creato una cultura, o meglio una incultura che ha burocratizzato ogni aspetto dell’edilizia, la chiamo così non in senso dispregiativo, che ha fatto credere che le Norme siano fini a se stesse e non dipendano invece dal risultato tipologico che si vuole ottenere o meglio, che non creino, in base a come sono costruite, una tipologia piuttosto che un’altra. In genere tipologie assurde. Leggetevi le norme di qualsiasi piano e vedrete come rispondano ancora e nelal maggior parte dei casi a quel retro pensiero negativo di “concedere” (il principe concede) il meno possibile, di punire il cittadino, per definizione abusivista, di considerare l’utente un potenziale criminale da controllare.
Ma in verità, a quel tempo, si voleva ottenere esattamente QUELLA tipologia, il casermone, altro nome non è possibile usare, per ridurre i cittadini, già ritenuti soddisfatti che lo Stato gli avesse dato un tetto (piano), a numeri che si muovessero in uno spazio interno angusto ed esterno straniante.
Ricordi per ricordi, anch’io ho i miei, e per me valgono quanto quelli degli altri, e difficilmente dimenticherò quella famiglia che aveva bisogno di tre camere, perché aveva tre figli ma anche la nonna e voleva ricavare per lei una stanzetta infima,ma utile a garantire la giusta intimità; ma la legge non lo consentiva, era troppo inferiore a mq 9. E loro che non si capacitavano della ragione per cui in casa propria non potessero fare ciò che volevano e di cui soprattutto avevano necessità. Altro non potei fare che dire loro di aspettare l’abitabilità e poi utilizzare il cartongesso. Ma mi sentii una merda per conto dello Stato. Due camere per 6 persone! Anche questa è edilizia da ragionieri.
Che Barucci abbia i suoi ricordi, niente da dire, ma sono i suoi ricordi, che nessuno gli vuole togliere. Ma di qui ad esaltarli, caspita, questo no davvero.
Pietro
sono molto d’accordo con Francesco!
Anche io concordo con quanto dice Francesco
mentre noi discutiamo di Bauhaus e Garbatella (per carità lo trovo senz’altro interessante), in altri paesi fanno architettura. In una raccolta di 51 realizzazioni di “social housing” da Europaconcorsi http://europaconcorsi.com/projects/search?scope%5B%5D=realized_work&ranking_category=&q=socialhousing&text_context=&parent_category_id=&begin_on_start%5Bmonth%5D=&begin_on_start%5Byear%5D=&begin_on_end%5Bmonth%5D=&begin_on_end%5Byear%5D=&area=everywhere&images_count=1&album_id=&order=created_at&advanced=true, hanno dimenticato l’Italia, ah no c’è abitare Milano http://europaconcorsi.com/projects/134714-Abitare-a-Milano-VIA-GALLARATE