Chicchirichì maiolicati …

Da Eduardo Alamaro: …

“.. a … a… a sproposito di “pennuti pittati” (su maiolica) e di “orgoglio gallico … dell’invidiabile cialtroneria francese”, mi piace allegarVi, cari muratorini, un galletto di Grottaglie (TA), laborioso luogo della ceramica popolare pugliese e meridionale d’Italia doc. E’ un piatto esemplare degli anni cinquanta del ‘900, ma ancora e sempre in produzione. Anzi, il galletto ha finito per essere logo e pittogramma di tutta la ceramica di Grottaglie, città della ceramica. Così come l’asinello per Vietri sul mare. In realtà il galletto era uno dei tanti motivi decorativi che –talvolta- adornavano brocche, piatti e altri utensili festivi. Nella cavità del piatto si preferiva ironicamente il galletto perché così -nei tempi magri e feriali, non rari- il pollo gli artefici lo vedevano almeno dipinto, finita la loro frugale minestra. E si ritornava al lavoro!

Come mai quindi il galletto ha finito per prevalere sugli altri animale e domestici decori (che si possono ammirare nel locale museo comunale)? Perché lo scelse, appunto. “l’orgoglio gallico” nel secondo dopoguerra. Quando a Taranto ci piazzarono una base alleata e poi Nato. Tra questi nostri alleati (dell’arte) c’erano pure le truppe francesi. Che scelsero subito il galletto per i loro (e altrui) piatti-Nato quotidiani. E così il galletto di Grottaglie da ruspante pennuto cresciuto nei secoli a granone maiolicato del luogo, iniziò la sua rapida evoluzione figurativa. E’ diventato man mano più raffinato ed elegante, più alto e sottile, più francese, più charmant. Almeno fin quanto lo si è dipinto a mano; fin quando c’erano i decoratori-lavoratori, … e le condizioni per far decorazione e lavoro decorato e decoroso: la grande richiesta di galletti globali ha fatto si che il franco galletto grottagliese ora è cotto a decalcomania … perché (almeno al momento) non ci sono più i margini e i mangimi per fare i chicchirichì a mano. Solo seghe par-artigiane.

Besos, Eldorado

P.S.:  dimenticavo di scrivere che una visita al quartiere ceramico di Grottaglie è d’obbligo per tutti i pensanti cultori dell’architettura e della produzioni industriali nel tempo lungo d’Italia. Infatti Grottaglie, diversamente dalla più raffinata Castelli d’Abruzzo, è raro esempio vivente di cos’era una città-fabbrica industriale artigiana. Tranne qualche manomissione è ancora intera-mente leggibile e godibile. Ancora (e miracolosamente) operante di artefici palpitanti, non so ancora per quanto tempo.  Segnalo, tra questi resistenti artigiani (parola di cui vanno fieri),  i miei amici fratelli Vestita, che fanno ceramica popolare superiore. Superiore solo perché stanno col laboratorio al primo piano. Se andate da loro a mio nome godrete di uno sconto “Archiwuòò” del 20% sul prezzo di scopertina. Soddisfatti o rimborsati da Eldorado.

Questa voce è stata pubblicata in Architettura. Contrassegna il permalink.

2 Responses to Chicchirichì maiolicati …

  1. isabella guarini ha detto:

    Che stupefacente chicchirichi, che piume azzurre, che petto giallo, che avanzare gallico! Ora tutto sta per finire,del de bello gallico non ne parliamo, del frugale pranzo decorato a mano nemmeno a dirlo, della cresta rosata non se ne ha più notizia. Nel mondo in cui viviamo si fa avanti una specie di galletto sfuggente al decoro manuale. Si tratta del galletto mediatico, virtuale, che sembra un usignolo, un twitter da 140 battute!

  2. sergio 43 ha detto:

    Caro Eduardo Alamaro,
    ho un cognato, guarda un pò, nativo di Grottaglie e tempo fa, dovendo fare dei lavori in casa, mi ha invitato. Tra le tante cose da fare e le tante divisioni da decidere del palazzetto tra i fratelli, dovevamo svuotare anche l’ampia cisterna in cantina. Una volta svuotata, è apparso sul fondo uno strato di brocche sbroccate di età indefinibile, evidentemente dovute a maldestre operazioni di approvviggionamento idrico da parte di precedenti generazioni. Una volta lavate e ripulite, disposte su mensole, adesso fanno la loro tenera figura di vita vissuta e di antiche fatiche sopra la cisterna rimessa in funzione. Ho avuto, come ringraziamento un “galletto”, meno impettito ma altrettanto garrulo che, nella mia collezione di ceramiche che uso acquistare in giro per il mondo come ricordo di forme e colori dei luoghi visitati (ne ho al momento 69, tra la disperazione di mia moglie quando decide di dare una spolverata!), fa allegra compagnia a un “galletto” sardo, come dire?, più “nuragico”.Il viaggio a Grottaglie si è concluso con una visita sorprendente e che non si poteva mancare agli antri del quartiere delle ceramiche. L’operosità degli addetti era tanta e sapiente. Speriamo che tutto ciò non vada perduto e lo possiamo sperare finchè ci saranno gli amanti di questo ancestrale mestiere art-igianale e, al contempo, art-istico.

Scrivi una risposta a isabella guarini Cancella risposta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.