Questione di feeling …

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2 Responses to Questione di feeling …

  1. Simone ha detto:

    Intanto a Torino….

    http://torino.repubblica.it/cronaca/2012/07/05/news/il_novecento_in_svendita_ora_tuteliamo_i_capolavori-38537689/

    Il Novecento in svendita ora tuteliamo i capolavori

    Il presidente dell’associazione culturale di architetti di Torino “Cittàbella” interviene nel dibattito che, partendo dal caso di Palazzo Gualino, venduto dal Comune e destinato a diventare un condominio di alloggi di lusso, si allarga al salvataggio di tanti altri capolavori dell’architettura
    di ENRICO BETTINI

    Ha iniziato la Fiat con la trasformazione del Lingotto (1916-1922/30), il più avanzato modello -impiantistico e architettonico- di fabbrica automobilistica fordista, il miglior esempio di architettura del ‘900 applicata alla nuova organizzazione del lavoro sviluppato in linee di montaggio: la fabbrica d’auto più bella d’Europa e del mondo intero è sparita. E’ rimasta la ‘scatola’ che a nessuna nuova generazione ricorda una gloriosa fabbrica.

    C’è poi il clamoroso esempio del ‘Palavela’(1961) -altro emblema della sperimentazione delle strutture in C.A. del secolo scorso– utilizzato come una tettoia per alloggiarvi sotto la sede del pattinaggio su ghiaccio. A fianco del ‘Palazzo del Lavoro’ di Nervi, testimonia l’antitesi nella soluzione strutturale da dare alle coperture di ampi spazi: a volta, senza appoggi intermedi (il ‘Palavela’) o piana, poggiante su pochi pilastri interni all’area (il ‘Palazzo del Lavoro’). In questo caso non è stata salvata nemmeno la ‘scatola’ perché le immense vetrate che la racchiudevano non ci sono più! [NdS: intervento distruttore a cura di Gae Aulenti..]
    (…)

    http://torino.repubblica.it/cronaca/2012/07/05/news/torino_sta_distruggendo_i_suoi_edifici_pi_significativi-38537691/


    Torino sta distruggendo i suoi edifici più significativi

    Il docente di Composizione architettonica del Politecnico di Milano interviene nel dibattito che, partendo dal caso di Palazzo Gualino, venduto dal Comune e destinato a diventare un condominio di alloggi di lusso, si allarga al salvataggio di tanti altri capolavori dell’architettura
    di DANIELE VITALE

    Palazzo Gualino a Torino sta per essere manipolato a tal punto da venire completamente distrutto. È uno degli edifici più importanti e significativi della storia recente della città, costruito tra il 1928 e il 1929 dagli architetti Giuseppe Pagano Pogatschnig e Gino Levi-Montalcini. Era stato commissionato da Riccardo Gualino, finanziere e industriale illuminato d’origine biellese tra i più importanti dell’epoca, ma anche uomo di cultura e grande collezionista d’arte, committente di architettura e mecenate nei campi del teatro, della musica e del cinema, mandato al confino nel 1931 per i suoi contrasti con i «poteri forti» del tempo.

    (…)

    Si assiste a uno paradosso davvero straordinario. Da un lato, a Torino si stanno costruendo centinaia di migliaia di metri quadrati di uffici in palazzi nuovi e in nuovi grattacieli, sulla spinta di grandi interessi finanziari e immobiliari, senza per altro sapere se con la crisi saranno mai utilizzati. Da un altro lato e contemporaneamente, si distrugge una testimonianza essenziale dell’architettura moderna destinata sin dall’origine ad uffici, per trasformarla in abitazioni privilegiate.
    È ormai una acquisizione della cultura di tutti i paesi che i beni da tutelare non sono solo edifici di epoche remote, e che la conservazione deve e può riguardare le testimonianze più preziose del passato recente, assumendole come cardini e riferimenti dei nuovi progetti urbani. C’è un grande e poderoso patrimonio dell’architettura moderna che deve ad ogni costo essere preservato. Torino è stato uno dei centri italiani più importanti nell’elaborare i messaggi della modernità: eppure ha già distrutto in modo irresponsabile alcune delle sue architetture più significative [Vedi Palazzo Vela, NdS], e prosegue indifferente lungo questa strada.
    Sconcerta la cecità di un’amministrazione che si dichiara democratica e avanzata, ma soggiace ad interessi privati e mostra così scarsa sensibilità per la cultura e la tutela delle sue eredità materiali. Ma sconcerta anche l’assenza di principi e il grado di opportunismo di una parte rilevante del mondo intellettuale e della stampa, che giustificano l’operazione, la sostengono, la motivano, mascherando il senso degli eventi e deviando la pubblica opinione.

    Ricordo ancora un passepartout di oltre dieci anni fa (mi pare) nel quale Daverio ripercorreva tutte le recenti riconversioni industriali di Torino, e spiegava che la città si preparava a diventare “la Siena del XXXI (trentunesimo) secolo”. Mi sa che non aveva ancora visto come hanno conciato il Palavela..

  2. Simone ha detto:

    E per mettere ulteriori “chiappe alla griglia” (o carne al fuoco)

    Dal sito del “progetto di riqualificazione”.

    Gli interni di ieri:

    http://www.palazzogualino.it/palazzo-gualino-il-progetto-originario/

    Come vedono gli interni oggi:

    http://www.palazzogualino.it/gli-interni/

    (cut&paste dal peggior catalogo ikea, ma a prezzi da cafoni arricchiti)

    Le autorimesse (finto legno e maserati):

    http://www.palazzogualino.it/le-autorimesse/

    Gli architetti di ieri:

    http://www.palazzogualino.it/gino-levi-montalcini-e-pogatschnig/

    Versus gli architetti di oggi:

    “Palazzo Gualino è in buone mani.”

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