Giancarlo Galassi commented on: “ATTORNO AL MUSEO ARTISTICO INDUSTRIALE” …
Dal cappello del prestigiator Muratore ecco che esce fuori un primo piano della palazzina in mattoni e tutto il progetto di Trinità dei Pellegrini, un Gianfranco Caniggia doc a 22 anni, prima e dopo la cura Muratori.
L’immagine è da leggere da destra a sinistra: progetto neoliberty (in questo stile è stata fatta solo la parte di fondo) e realizzazione neorazionalista romana ovvero la ragione applicata al processo storico e non più soltanto alla funzione (se ‘neorazionalismo romano’ non vi piace scongiuro il professor Muratore di fare il suo mestiere di critico e trovare un appellativo per questa scuola. Purtroppo “organica” che sarebbe il più appropriato ormai se lo sono scippato gli zeviani con diversa declinazione. Tanto è stata forte la damnatio memoriae culturale che nessuno storico dell’architettura contemporanea si è preso la briga di battezzare questa corrente che ha coinvolto più architetti di altre se non derivandola dal suo iniziatore.
Come raccontavo più sotto, è un orgoglioso Emanuele Caniggia il firmatario del progetto ma l’autore è il figlio che frequentava il terzo/quarto anno a Valle Giulia e a cui Emanuele lasciava divertito le scelte compositive. Ricordo Giannini a Pienza che, con il suo solito sarcasmo (che è un altra peculiarietà tutta romana e questo blog ne distribuisce a pacchi), ricordava come a Saverio Muratori “stesse non poco sulle scatole” (testuale) questo studente che costruiva quello che lui teorizzava e insegnava in aula camminando con una marcia in più anche nei confronti del suo insegnante… che pubblicava uno studio sulla città di Como anticipando quello su Roma ancora in lavorazione…
Insomma questo Caniggia era un fenomeno. Vincenzo Fasolo il giorno della laurea nel 1958, Trinità dei Pellegrini era appena finita di costruire, l’abbracciò dicendogli: «Finalmente un architetto romano!».




