DALTEAMXALSESSANTOTTO … NUOVIMITINUOVIRITI …

Giancarlo De Carlo

Il nuovo villaggio Matteotti

Nuovo villaggio Matteotti (Terni 1970/1975)

 

“Partecipatissimo” …

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9 Responses to DALTEAMXALSESSANTOTTO … NUOVIMITINUOVIRITI …

  1. ettore maria mazzola ha detto:

    un abominio (con) precedenti!
    Ma quale partecipazione? Quella tipo Alemanno su via Giulia … forse!
    Certi personaggi hanno scritto tanto, spesso bene, e hanno messo in pratica le peggiori porcherie che infestano le nostre città e il nostro paesaggio, per me certi progetti (e architetti) andrebbero condannati al silenzio, ma questo non aiuterebbe i poveracci che ci vivono, quindi spero che si proceda al più presto alla loro sostituizione con quartieri, partecipati, a dimensione umana e rispettosi del paesaggio.
    Cordialmente
    Ettore

    • filippo de dominicis ha detto:

      Non per fare il benpensante di turno, ma credo che dare dei “poveracci” agli abitanti del villaggio Matteotti sia anacronistico, ingeneroso, e, in fondo in fondo, manifestazione di una certa ignoranza. Villaggio Matteotti è uno spazio decoroso, mantenuto, e vissuto, oggi come il giorno della sua costruzione. A me l’equazione banale : edilizia economica e popolare anni settanta = disgraziato chi ci vive (o delinquente, o poveraccio), mi ha rotto le palle.

      • Piz ha detto:

        Approvo in pieno dalla prima all’ultima parola. Forse fu un ingenuo, ma De Carlo alla partecipazione ci credeva e l’attuava. Nel caso del villaggio Matteotti esiste anche un cortometraggio che documentò quel processo.

      • ettore maria mazzola ha detto:

        caro Filippo,
        non si tratta di essere anacronistici e ingenerosi, nè tantomeno “ignoranti”, nell’affermare che quel progetto è orrendo!
        Nessuno ha fatto l’equazione banale che dici tu, specie quando dici che si sta affermando che chi ci vive è delinquente. Per inciso io non faccio questa equazione nemmeno per il Corviale e lo ZEN, mostri con i quali mi sono dovuto confrontare parecchio e nei quali ho trovato tanta gente molto più degna di tanti architetti e docenti che continuano a difenderli nonostante l’evidenza dei fatti.
        Se si dà degli “sfortunati” e ci si preoccupa per la gente che vive in quelle realtà, lo si fa perché è indubbio che, a livello ambientale, certi luoghi sono ben differenti a livello ambientale da quelli più centrali. Se lo si fa, è perché gli architetti che hanno progettato certe realtà presentate come la “materializzazione della Nuova Gerusalemme”, (ovvero di luogo privo di distinzioni sociali), per usare le parole di Gregotti e di De Carlo, non ci hanno mai abitato visto che, come ha affermato Gregotti nel corso dell’intervista a Le Iene, “lui non fa il proletario, ma l’architetto”. E allora cosa ci sarebbe di male nell’indignarsi davanti a certi scatoloni spersonalizzanti fatti con la fotocopiatrice?
        “Rompiti pure le palle” quanto vuoi, ma se la gente diffida della nostra professione è anche, e soprattutto, per queste schifezze presentate ancora oggi come “opere d’autore” e che tu ami ancora difendere.

      • LdS ha detto:

        filippo, hai perfettamente ragione.

        robert

      • giancarlo galassi ha detto:

        Quoto filippo, piz e lds.

        E pure Falso:

        Asta la «non» victoria siempre!

  2. sergio 43 ha detto:

    Il “postpartecipatocolorato” immagino sia Burano che, almeno nella forma che conosciamo, avrà alle spalle qualche secolo di accrescimento lineare con capacità, leggi, manovalanze, materiali costanti e ben noti. Come si può pensare di assimilare questa legge di sviluppo con quella che le crisi post Rivoluzione Industriale ci hanno regalato? Guerre, inurbamenti massicci, miserie diffuse, normative tanto avanzate quanto rigide, burocrazie pervasive. La povertà di pescatori, artigiani, piccole arti liberali di chi ha costruito il “postpartecipatocolorato” è cosa ben diversa, per esempio, dalla miseria dei borghetti degli inurbati del dopoguerra e dalla moderna miseria dei campi nomadi, di chi di quella miseria ha fatto una libera scelta e di chi arriva in terra straniera per arenarsi. La bruttezza di tante nostre periferie é ben nota ma tanti problemi, dall’igiene agli standard sono stati comunque risolti. (Tempo fa andai a vedere un appartamento a via del Governo Vecchio, uno di quegli appartamenti che ci piacerebbe tanto abitare, quando usciamo a spasso: due stanze abbastanza grandi, poi, in tre metri quadrati, diconsi tre metri quadrati, un lavello costituito di cinque lastrine di marmo e, accanto, una latrina. Praticamente potevi cucinare mentre adempivi ai tuoi bisogni! Ma per chi se lo può permettere, buttandoci un sacco di soldi, tutto si risolve, alla faccia di chi in quella casa ci è nato, vissuto e morto in onesta povertà). Ma ce le siamo scordate le battaglie per la casa, per il diritto di tutti a una vita più degna? La politica, la società, l’architettura doveva dare risposte istantane e, se in quei risultati c’era e c’è molta acqua sporca, non dobbiamo buttare via pure il ragazzino del “postpartecipatorosso”.
    Comunque qui mi fermo perchè è un discorso così complicato e per risolvere il quale non dovremmo innalzare tra noi bandiere ideologiche che sono state la causa di tante brutture. Noi architetti dovremmo essere tranquilli e posati. Capaci di ricucire brani scomposti come a Via della Moretta, come a costruire quartieri ed edifici legati alle linee generatrici di ogni città, certo non per un gusto passatista ma per una coscienza e conoscenza profonda dello spirito del nostro tempo e con rispetto del nostro passato e dovremmo avere politici e amministratori…. Se! Stiamo ancora, come Diogene il Cinico, qualche millennio fa, a cercare l’uomo! Ma poi Che cavolo stai a di’? Ci sono persone che queste cose le hanno studiate tutta la vità e molto più attrezzate di te a discutere di questi argomenti.

  3. Pietro Pagliardini ha detto:

    Ma ditemi voi se dobbiamo stare a discutere del villaggio Matteotti solo perché lo abbiamo trovato sui libri di storia dell’architettura e nella saggistica mitologica!
    Mi sbaglierò, forse quelle foto le avranno fatte per ferragosto oppure devono avere partecipato così tanto all’inizio che si saranno rinchiusi in casa alla ricerca di solitudine, ma io tutta sta gente in giro non la vedo proprio! Non darebbe l’impressione di essere propriamente vitale come luogo.
    No è ferragosto senz’altro. Avvolgibili chiusi, sole battente. Giusto uno con la Panda è rimasto a casa. Che poi, chissà perché non ha parcheggiato all’ombra con quel caldo? Ce n’è di spazio là sotto. Per le auto.
    Saluti
    Pietro

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