riceviamo da Stefano Serafini: …
La Moretta/via Giulia e il Gruppo Salingaros su Il Tempo di oggi 14 maggio 2011, p. 49.
riceviamo da Stefano Serafini: …
La Moretta/via Giulia e il Gruppo Salingaros su Il Tempo di oggi 14 maggio 2011, p. 49.
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Ma fosse vera questa tempesta!Che potesse spazzare via il ciarpame pseudoculturale di questa architettura degenerata,irrispettosa,iconoclasta e volgare!Qui c’e’ gente cresciuta a sputtanare le realizzazioni “pesanti”del Fascismo,nei centri storici e,poi,si comportano ancora peggio!Se alla Moretta si deve ricostruire,si valutino, con mente libera da pastoie ideologiche, le repliche architettoniche.Ma vi fanno cosi’ schifo?Tra qualche decennio saranno invecchiate e patinate,cosi’ come gli edifici circostanti…ma sara’rispettata l’anima ed il carattere di quella zona di Roma.Si dica perche’ Marconi non va bene!
ma che cos’è un biourbanista?
Ale Ale Alemanno….la solita speculazione per dare un qualche incarico alla solita Archistar…vestendo l’operazione come cultural-intellettual con il convegno-mostra e la presentazione dei progetti. Tutta roba che Ale Ale Alemanno rimproverarava alla sinistra rutellian-vemtroniana che l’ha preceduto.
Però Serafini, MI DICA COS’E’ UN BIO-URBANISTA?
Non sto nella pelle…..
Saluti
Mauro
Sembra essere però un termine piuttosto consolidato, visto che nell’articolo non è scritto nè in corsivo, nè in virgolettato.
Il Comune non partiva dal buon proposito di offrire alla città un progetto urbano di qualità. I presupposti erano e sono, creare tot posti auto in parcheggi interrati al centro, in ambiente che si offre come paravento-studio di recupero.
Discutere sulla qualità delle architetture e dell’intervento globale, con la presenza costante nei progetti di questa pila di parcheggi, fosse anche la firma di un novello Wright, è infatti irrisorio.
L’auto sta decretando la fine delle nostre città, e si persevera… l’ignoranza è una brutta bestia.
Siamo all’assurdo di costruire case per auto invece che per far abitare essere umani. Perciò ci vogliono i bio-urbanisti, visto che si progetta per inumani di lamiere. Signori, bisognerebbe cancellare la Legge Tognoli,122/89, che è la causa della distruzione del sottosuolo urbano e della disumanizzazione del costruire!
Biourbanista è colui che si deve definire diversamente per non ricadere nell’ “abuso di professione”.
Nello specifico un Biourbanista è semplicemente uno psicologo annoiato. Ops, anche filosofo pardon!
Che la Signora Guarini deleghi a queste figure profetiche, salvatrici del nostro mondo, il futuro delle nostre città è grave, MOLTO!
Bella osservazione Isabella: gli edifici come effetto e non come causa dei parcheggi! C’è proprio una inversione logica, un ribaltamento della realtà. Tanto più grave se questo effetto avviene nel centro di Roma dove, pur di fare parcheggi, si è disposti a “sputtanare” il luogo con progetti improbabili.
Ma ho come l’impressione che questa volta sia stata scelta una strada paradossalmente troppo bizantina (progettisti dell’università e un fantasma di voto “popolare”) e troppo ingenua (progetti gratuiti, scadenti, impropri) perché possa concludersi nel modo desiderato dal Comune: a dare voce alla doverosa protesta non è mica l’Unità!
Saluti
Pietro
Mica servirebbe un biourbanista bidisciplinare e divertito, basta Dagospia… ma a certi fuoricorso anche i giornalista cafonal danno le piste…
http://www.dagospia.com/mediagallery/dago_gallery-17924/272407.htm
E perché, la Morfodinamica che vi ha fatto? Se vi piace R. Thom e ve ne occupate, e cominciano a chiamarvi morfodinamisti annoiati (chissà poi perché? semmai noiosi), come vi mettete?
dispiace vedere che, di fronte ad un effettivo rischio di scempio della città, ci sia chi preferisca fare inutili battibecchi.
Ritengo utile la riflessione su parcheggi e edifici fatto da Isabella e rafforzato da Pietro … sembra la versione “moderna” del dubbio se sia nato prima l’uovo o la gallina.
La verità, probabilmente è nell’allegato al messaggio di Stefano Serafini.
Vorrei comunque richiamare ad una tregua ideologica. Il problema qui non è solo quanto facciano schifo i progetti dei magnifici 7, e quanto assurdo sia stato il modo in cui sono scaturiti, ma è anche e soprattutto quello di far chiarezza sul cosa si intenda per “partecipazione”. La giunta Alemanno la propone come segno di “democrazia”, però la mette in pratica alla maniera di “Bananas”. Questa faccenda rischia di diventare un precedente gravissimo, mentre poteva essere – come richiesto dai cittadini di via Giulia e dagli insegnanti e studenti del Virgilio – il primo caso di concorso voluto, redatto e giudicato dal popolo che deve vivere dove gli architetti creano. Che gli architetti, e mi ci metto anche io ovviamente tra loro, siano preposti a creare per gli altri non significa che debbano imporre le loro scelte, o ancor peggio fare sperimentazione su delle ignare cavie umane. Se c’è una possibilità di confronto come questa di via Giulia, possibilità che, dopo decenni possa far riavvicinare due mondi separati (gli architetti da una parte e la gente dall’altra) che si faccia al più presto, ma che la si faccia non escludendo nessuno .. a meno che l’esclusione non sia basata sulla teoria della volpe e dell’uva!
Buona domenica
Ettore
Ettore ha ragione: il vero problema è il precedente della giuria popolare svigliaccato in questo modo cialtrone. Io sono sostenitore di concorsi che, specie per progetti importanti, e questo lo è, nel bene o nel male, possano essere giudicati “anche” dai cittadini, ritenendoli i veri aventi titolo a decidere sulla forma della città. Dico “anche” perché, non essendo un seguace della democrazia diretta ma credendo ancora, nonostante tutto, al ruolo e alla responsabilità della politica quando questa è figlia di un sistema democratico, ed il nostro pur malfunzionante e molto imperfetto (ma esiste quello perfetto?) lo è, immagino che debba essere in ultima l’istanza il sindaco, o l’organismo preposto ad assumersi la responsabilità finale di decidere; non diversamente da altri paesi, che democratici lo sono fuor di dubbio, quale l’Olanda dove in molti concorsi la selezione avviene in questo modo: una giuria tecnica, al pari delle nostre (ma immagino composte con minori vincoli di appartenenza a conventicole varie), esprime il suo necessario giudizio. Successivamente la mano passa ai cittadini i quali votano, con una sorta di referendum. Espletati questi due passaggi, il responsabile dell’Amministrazione che ha bandito il concorso assume la decisione finale.
E’ chiaro che un organismo elettivo (Sindaco, Presidente di Provincia) sarà propenso a seguire le scelte dei propri elettori, ma non è detto e non deve essere detto, altrimenti salterebbe il principio stesso della democrazia rappresentativa che caratterizza la storia occidentale. In un sistema democratico il metodo (parola troppo spesso abusata e inflazionata allo scopo di sostituirsi al merito) diventa effettivamente merito se alcuni principi vengono violati.
Nel caso specifico la giunta di Roma ha organizzato una parodia di referendum popolare, senza controlli, frettolosa, senza fornire adeguata informazione, senza stabilire un minimo di regole necessarie a dare legittimità alcuna ad un voto che sarebbe stato, invece, importante proprio come precedente, tanto più in quanto svolto a Roma, la capitale, e quindi con un ruolo di guida “morale”.
Che almeno da questo errore, chiamiamolo così, ne possa scaturire un dibattito più serio su un “metodo” che dovrebbe diventare, se non generalizzato, almeno diffuso in via sperimentale da qualche amministrazione volenterosa.
Saluti
Pietro
Semplifichiamo?
La domanda è:
a chi servono questi parcheggi?
La risposta e’:servono a far girare un po’ di denaro tra affaristi e politici.Vorrei trovare uno,dico un politico romano,in grado di sostenere un confronto culturale serio sull’urbanistica di Roma.E’ solo una manica di ignoranti,circondati da affaristi che brigano per i loro interessi.Incapaci,ma capaci di tutto…
giusto Pasquale, talvolta domande diretta come questa spalancano la strada a tutte le verità nascoste!