Sergio Marzetti: …
“Oramai sconfitto da quello che mi vedo intorno (non dimentico i rendering della…restauro, lo chiamano!, Piazza -parcheggio di Sacripanti a Forlì, mi impressiono davanti il rendering…restauro, lo chiama il Sindaco Lucci!, della piazza di Sabaudia…a proposito di restyling (memento recordare semper!), c’é una cosa che non é un più un semplice rendering ma duro intervento portato a compimento in cui ho dolorosamente picchiato domenica mattina. Volevo portare mia moglie a vedere la restaurata e ripulita Vigna Barberini al Palatino. Visitarla dopo la riapertura mi aveva confortato sul fatto che, oltre a dimostrarsi che Roma non finisce mai di stupire ed é sempre capace di estrarre dal suo scrigno segreto le sette meraviglie, si dimostrava che con il garbo, l’attenzione, la cura e l’amore necessario, si possono fare cose egregie. Per farla breve….niente da fare! All’ingresso del Palatino su via di San Gregorio c’era affollamento…ci siamo detti, “sarà per un’altra volta”, e ci siamo avviati verso lo Stradone di San Giovanni per un aperitivo. A metà strada ci siamo fermati e voltati ao osservare lì in basso. Non siamo fatti di sasso! La bellezza commuove sempre! Volgendo lo sguardo in una panoramica da sinistra a destra vedi il verde dei boschi sul Colle con le sue scogliere che poi sono i lacerti di Palazzi Imperiali, due archi trionfali, la traccia di una Meta Sudante mai rimpianta abbastanza, le colonne del tempio di ROMA-AMOR che sembrano i resti di una foresta pietrificata e poi cupole, campanili, volte maestose, quadrighe giù in fondo…ogni volta che il mio occhio fotografa tanta bellezza, il mio orecchio comprende meglio le sinfonie di Respighi! Ma….! Ma che cosa é quella cosa aliena, quella macchia azzurra che deturpa più che nascondere l’ultimo orizzonte? Ah! Il maledetto ascensore del Vittoriano! Quella cosa che doveva essere rimossa e che invece sta sempre là! Se é vero che tale bruttura produce 12 milioni di euro l’anno alle casse comunali, hai voglia a sperare in Alemanno!…Andiamo e affoghiamo l’amaro in un calice di Prosecco!)…scusate! Riprendo quelle due sciocchezze che volevo dire! Ma che adesso vanno di moda le scale a chiocciola? Se ne mette una addosso a una fortezza sangallesca, se ne mette un’altra addosso a un portico littorio come in questo caso di Sabaudia! Credevo che, come scala, fosse un’ottima soluzione per scendere in cantina, per salire in soffitta o per recuperare spazio in un interno. Mentre zappo con il medio sulla tastiera mi viene da ridere immaginando una ipotetica conversazione tra il papa Urbano VIII° Barberini e il Borromini:
U. VIII°: Maestro. ho intenzione di fare un restyling…come, che cos’é? Mi ha spiegato il significato di questa parola l’ambasciatore della Corte di San Giacomo! Vuol dire rimettere mano a un’opera compiuta e io voglio rimettere mano alla Piazza del Campidoglio! Borromini: Ma Sua Santità! E’ opera del divino Michelangelo!
U. VIII°: Embè? Lui sarà divino ma io so’ santo! Mò ti spiego! Primo, la gradonata non mi piace: secondo, mi dà fastidio alla schiena quando vi debbo salire sulla mula bianca e poi voglio allargare la Piazza verso il Campo Marzio. Quando mi affaccio dalla loggia voglio vedere tanta folla plaudente ed osannante, più di quanto non ce ne entri adesso!
Borromini: Ma Santità! E’ pur sempre la piazza del potere civile dell’Urbe! Voi già avete tutto quello spazio davanti alla Basilica, sia sempre Venerata.
U. VIII°: Adesso la piazza é soltanto un cantiere fangoso e io non mi ci voglio sporcare le babbucce! E poi chi comanda a Roma? Io o quella parvenza di Senatore Romano con l’altra congrega dei Conservatori che te li raccomando! Si faccia come ti dico!
Borromini: Mi dispiace, Sua Santità (lingua mia, statti zitta! mi stava a scappa’ Sua Vanità)! Ma io non tocco neanche una pietra! Quella é un’opera d’arte che noi siamo appena degni di camminarci sopra! U. VIII°: Forza, Maestro! Ti basta questa scarsella di zecchini d’oro?
Borromini: Sua Santità! Neanche se me donasse tutta Roma! E poi, se tolgo la cordonata come ci si arriva in piazza?
U. VIII°: E qui viene il bello! Come mi vengono queste idee a me! Una volta spostata in avanti la balaustra con i Dioscuri e l’altre sculture, tu al posto della gradonata costruisci una scalone a chiocciola come quello che mi hai fatto al Palazzo di famiglia! M’é tanto piaciuto che ne metterei per ogni dove! No! Non aver paura! Le rampe del divino Michelangelo addossate al Palazzo Senatorio non le tocchiamo! Sei contento? Dai! Vabbè che sei svizzero ma non farmi il precisino!
Borromini: Ah, sono svizzero Sua Santità? E allora sa, Sua Santità, come fanno gli orologi dalle parti mie? CUCU’! CUCU’! Fine dell’apologo.
Morale dell’apologo:
E’ facile da trovare!”
S.M.
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