Per Nikos … una proposta …

A PROPOSITO DI NIKOS SALINGAROS:
UN FONDAMENTALISTA CONTRO I FONDAMENTALISMI 
 

Riceviamo da Vincenzo Corrado e volentieri vi giriamo questa sua sintetica recensione-suggerimento al nuovo libro di Nikos Salingaros: …

“Caro prof. Muratore Non so se ricorda il post di qualche tempo fa su Salingaros…qualcuno dei suoi assidui frequentatori aveva aggiunto il link per scaricare la bozza del “nuovo” libro “No Alle Archistar: Il Manifesto Contro le Avanguardie”. Beh tra un po’ di tesi e il lavoro sono riuscito anche a leggerlo…anzi alla fine l’ho letto…(forse) con poca attenzione ma comunque con la giusta concentrazione che il tremolio del 5 o del 14 permettono alle otto di mattina e alle nove di sera e con un po’ di musica sparate nelle orecchie…si potrebbe dire che non l’ho proprio studiato ma sicuramente l’ho letto con una discreta attenzione Il testo a mio parere è sbalorditivo e non si può solo leggerlo…bisogna proprio leggerlo… Perché è sbalorditivo leggere con quanta rabbia reazionaria gli anti-fondamentalisti riescano a trasformarsi in fondamentalisti contro il fondamentalismo del modernismo… Ma questa (probabilmente) è solo la (piccola) visione di un (modesto) lettore. Cercando di argomentare (più o meno) seriamente dovrei citare frattali, sensibilità dei materiali e materiali sensibili, il (neo)umanesimo, il nichilismo del movimento moderno, la tecnologia e la macchina, Le Courbu…ma sarebbe compito arduo per me descrivere del [dis]piacere di leggere questo (saggio) del Prof. Salingaros. Invece le scrivo solo che per me (ed è giusto che io lo scriva visto che il libro è destinato anche a me) che il Prof. Salingaros pensa bene (e magari scrive pure bene): fa bene a pensare che probabilmente sarebbe più corretto che l’architettura torni a progettare spazi e luoghi per l’uomo e dell’uomo, che l’architettura si occupi del costruire e non del mood, insomma che pensi a fare l’architettura. Ma fin qui nulla di nuovo. Per anni in facoltà (a Bari) ci hanno (giustamente) ossessionato con ‘sta storia: in effetti che il progetto dello spazio (per l’uomo) urbano dovrebbe essere il problema centrale della progettazione è roba vecchia secoli. Il problema è sul tavolo da ben prima che io prendessi in mano una matita (non molto ma neanche poco)…ma ciò che delude è che neanche questo testo (nonostante le premesse) proponga una “vera” soluzione anzi si guarda bene dal darla. Accenna, allude alla storia, al decoro, alla natura…ma le proposte dove sono…a parte l’attacco diretto senza eleganza con le bombe a mano al modernismo (si spara sui morti…che tristezza…peggio di Bush che sparava sui civili). Io credo che sia l’ennesimo pre-testo per scavare la fossa (già abbondantemente profonda) del movimento moderno (nichilisti, fondamentalisti, lecourbouseriani e propagandisti…gente pericolosa…mah). In fin dei conti, caro Prof. Salingaros dal basso della mia (voluta) inconsapevolezza, mi permetta di dirle che questa è PROPAGANDA, non molto diversa da quella che lei contesta a Le Corbusier. E io francamente non ho nessun ritorno a difenderlo ma volevo solo farle osservare (tante volte non se ne sia accorto) che sta sparando su un cadavere (maestro o no) oramai in felice decomposizione, ignorando che il problema non è il passato ma i problemi sono presente e futuro. La mia proposta è SI PENSI AD UNA VERA PROPOSTA. Saluti dai miei 40° (all’ombra ovviamente!)”

V.C.

Questa voce è stata pubblicata in Architettura. Contrassegna il permalink.

5 Responses to Per Nikos … una proposta …

  1. isabella guarini ha detto:

    Mi auguro che la tesi di Vincenzo Corrado non sia sulle solite archistar .
    Sono sicura che dopo la laurea Vincenzo avvierà un’azione di purificazione di quanto gli è stato imposto nei corsi di progettazione accademica, come è capitato a molti di noi. A me sembra che il commento al libro di Nikos Salingaros sia, sì, critico e urticante, ma come si dice a Napoli, è di chi disprezza per comprare. L’atteggiamento scettico rispetto alle tesi che si vanno opponendo scientificamente all’architettura globale, è da attribuire all’opera di convincimento dei corsi di progettazione che impongono lo studio e la copia dei progetti delle archistar, favorite dalla diffusione con pubblicazioni costose e dai mass media. A Vincenzo Corrado, promettente professionista incline alla riflessione, rivolgo l’invito di prendere coscienza che la costruzione dell’ambiente abitabile, parafrasi della misura umana, non avviene con un atto demiurgico, ma nasce dal conflitto, dalla modificazione della natura in artificio, da piccole e grandi catastrofi. Perciò non possiamo non essere critici severi quando ci accorgiamo che i mali delle città si riciclano sotto le mentite spoglie del formalismo tecnologico il cui fine è la meraviglia. Il fondamentalismo del “meravigliao” acritico va combattuto con la stessa penetrante opera di scomposizione dogmatica, che lo stesso Le Corbusier adoperò nei confronti dello storicismo accademico, fino al paradosso di far radicare nei suoi seguaci la convinzione della “modernità” senza radici storiche che ancora oggi vanno spennellando nelle periferie urbane di tutto il mondo. Benvenuto, dunque, a Vincenzo Corrado!

  2. Vincenzo Corrado ha detto:

    —>Isabella guarini
    per fortuna(o purtroppo) la mia tesi non è sulle archistar…e le assicuro che non mi sarebbe dispiaciuto affrontarne una su questo tema per la mia oramai lontana tesi di laurea…la mia tesi è invece purtroppo (/per fortuna) sul restauro e la rifunzionalizzazione di un castello federiciano, quindi niente archistar da fucilare ma piuttosto me stesso piazzato ad un muro dalla commissione della scuola di specializzazione in restauro (la tengo aggiornata sulla mia sorte)..vederemo..magari gli insegnamenti antistoricistici di lecourbu magari mi fanno un guadagnare uno “zero punti” in seduta di diploma o magari “imbalsammando” ogni granello federiciano me ne guadagno tanti da sforare…io non credo sia esattamente come dice lei…è vero dalla storia si (deve) impara(re), si deve mangiare i frutti dell’esperienza…ma (ribadisco) se occuparsi di ciò che è stato deve sgnificare (pre)occuparsi solo di quello, il rischio è che individuato il problema ci si accontenta di non risolverlo…adoro la critica d’architettura ma adoro la proposta costruttiva…sono contento di aver letto il libro del prof. Salingaros (lo ammetto il detto napoletano mi sta a genio) ma quello che non riesco a comprendere è l’assenza “continua indifferente e buia” di una proposta risolutiva…non voglio una ricetta, (spero) riuscirò a costruirmene una…ma se dobbiamo parlarne ripartendo dagli errori (periferie, concorsi, edifici-oggetto, movimento moderno…) che almeno si proponga una soluzione…poi ne si discute ovviamente…siamo qui (anche) per questo…

    grazie per il benvenuto!!!!

  3. isabella guarini ha detto:

    @Vincenzo Corrado
    I restauri spesso trasformano i castelli come vecchie signore dal volto tirato, con le labbra a canotto, gli occhi cinesi e le curve siliconane. Veri mostri dei bisturi estetici d’avanguardia. Il nostro Castel dell’Ovo in Napoli,, sito nel centro del Mediterraneo è stato trasformato, dopo un restauro, da tante finestrelle in un palazzo, mentre prima si confondeva con lo scoglio naturale di tufo su cui è eretto.

  4. filippo de dominicis ha detto:

    Le Corbusier è stato il primo e l’unico a mettere in discussione se stesso e la sua opera-anche se non so quanto consapevolemente. Non dimentichiamoci la proposta per l’Ospedale di Venezia, 1964. Le proposte per il quartiere Fruges. Le case Murondins per i sinistrati. Che non mi paiono molto diverse dai tentativi che si sono susseguiti negli anni sessanta per “superare” il moderno. La coscienza di dover superare il “moderno” è già dentro il moderno; Candilis è moderno. De Carlo è moderno. Atelier 5 è moderno. Pagano che costruisce le case a Portoscuso, è moderno. Lo stesso Rudofsky, viennese, è un moderno. Noi, oggi, questa loro consapevolezza sembriamo averla dimenticata.

  5. Vincenzo Corrado ha detto:

    ottima idea quella del silicone…mi studierò attentamente il Castel dell’Ovo…sarà il mio esempio da (non)seguire…ma per (s)fortuna il “mio” è un castello molto meno importante e soprattutto allo stato di “rudero”…tutt’altra storia e tutt’altri pericoli…è dovrà rimanere con-fuso con la collina di tufo su cui sorge…magari le chiederò utili consigli…grazie nuovamente…
    saluti e buona e-state

Scrivi una risposta a filippo de dominicis Cancella risposta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.