Riceviamo da Manuela Marchesi, a commento della lunga nota di Rijtano sulle benemerenze veltroniane, queste considerazioni relative alla recente “valorizzazione” del parco di Villa Borghese …
le condividiamo in pieno e vorremmo soltanto aggiungere, per restare in argomento, un rinvio alle tragiche devastazioni perpetrate durante il sedicente “restauro” architettonico della Galleria …
e a quanto sta accadendo in relazione al “Parcheggio della vergogna” al Pincio …
…
“Mi soffermo sulle prime righe scritte da Rijtano a proposito delle ville pubbliche, e in particolare su Villa Borghese, che frequento da quando sono nata e che ho “tramandato” a mia figlia in lunghe passeggiate, con merenda portata da casa avvolta in un tovagliolo a quadretti rossi e bianchi (non sto facendo ironia).
Negli ultimi anni ho assistito alle trasformazioni e alla “Valorizzazione” della Villa, 1- agli interventi sulla vegetazione, 2-alle operazioni di riuso di alcuni edifici e 3- al ripristino di strutture cosidette filologicamente corrette.
1- al Giardino del Lago sono state divelte foltissime siepi di lavanda attorno allo slargo della fontana dei Fauni, creando uno spazio continuo che immiserisce fontana e scultura. Ma non è stata fatta alcuna pulizia con pompa, rastrelli e scopettoni al Ruscello che finisce nel laghetto. Dello stesso tenore è quello che è accaduto attorno alla grande fontana rotonda col getto, quella sotto viale delle Magnolie, anch’essa rapata delle rigogliose piante aromatiche intorno alla vasca.
Negli ultimi anni ho assistito alle trasformazioni e alla “Valorizzazione” della Villa, 1- agli interventi sulla vegetazione, 2-alle operazioni di riuso di alcuni edifici e 3- al ripristino di strutture cosidette filologicamente corrette.
1- al Giardino del Lago sono state divelte foltissime siepi di lavanda attorno allo slargo della fontana dei Fauni, creando uno spazio continuo che immiserisce fontana e scultura. Ma non è stata fatta alcuna pulizia con pompa, rastrelli e scopettoni al Ruscello che finisce nel laghetto. Dello stesso tenore è quello che è accaduto attorno alla grande fontana rotonda col getto, quella sotto viale delle Magnolie, anch’essa rapata delle rigogliose piante aromatiche intorno alla vasca.
2- Riuso degli edifici. La Casina di Raffaello non ha più il suo giardinetto segreto, ma uno spazio con brutti giochi per bambini “creativi”…e molta vegetazione di meno. Non so cosa ci av rei messo dentro io, di sicuro non un parco-giochi.
Intorno alla Casa del Cinema (ex Casina delle Rose ossia caffè, ristorante) sono spariti molti alberi, prova ne è che ora, venendo da Porta Pinciana, ci si trova in una spianata da “Mezzogiorno e mezzo di fuoco”. Però per la caffetteria sono stati allestiti ombrelloni e gazebi a tutto spiano.
3- I Giardini Segreti del Casino Borghese prima erano strutturati secondo il criterio del Giardino all’italiana, siepi di mortella piantate secondo disegno e bene o male curate tanto da non perdere la fisionomia d’origine.
Adesso, dopo i lavori di ripristino filologicamente corretto, a me sembrano piuttosto degli ordinati spazi di un buon vivaista specializzato in agrumeti.
Quando vennero tolte, le mortelle (piante di lentissima crescita e quindi, queste, di antica vita) furono gettate alla rinfusa dalla parte del Prato dei Cani dove, in quel periodo, molte persone ed io come loro, presero alcune piante nel tentativo di farle rivivere nei loro balconi o giardini. La mia non ce l’ha fatta!
Perché questo discorso quasi personale? Perché intravedo in certe operazioni di restyling un grande bisogno omologazione ad un’idea di “tutto in ordine, tutto acculturato, tutti i bambini a giocare con giochi fatti in serie, tutti, per finire, politicamente corretti.
Non mi piace affatto, e non mi piace per niente l’affanno di togliere a chiunque, adulto o bambino che sia, la necessità di inventarsi un gioco o di intravvedere qualcosa piuttosto che trovarsela spiattellata davanti.
Menomale che rimangono alcune zone non prese di mira, menomale.“
M.M.
e … menomale …
Dio ci salvi dai sindaci … dagli assessori e … dai sovrintendenti …




9 Responses to Villa Borghese: come distruggere un parco storico …
già. sempre più snob. sempre più pariolini. sempre più fuori dal mondo.
che tristezza – ci meritiamo proprio alemanno, al grido meno rutelli più mortelle.
se volete vi suggerisco altri obiettivi su cui lanciare strali a villa borghese: il “restauro” della casina delle rose oltre a far fuori gli alberi lascia comunque parecchio perplessi; ma non contesto per questo la scelta di farci la casa del cinema. oppure, tanto per sparare sulla croce rossa, il “Silvano Toti Globe Theatre”, simbolo delle collusioni pericolose di cui tanto si è parlato…
Ragazzi…
chi la vuole rossa, chi la vuole mora, chi la vuole bionda… ma qui si spara contro tutto e tutti!!!
Ricordate sempre… “chi non fa non sbaglia” oppure “chi fa sbaglia”.
nessuno capisce infatti perché nemmeno il giardino più bello di Roma venga lasciato in pace. E il giorno che metteranno un semaforo alla rototaria (perché nessuno rispetta i pedoni) sarà sempre troppo tardi.
sulla chiusura al traffico totale, non mi esprimo più, sono stanco.
Questa lettera è una ventata di aria fresca e salutare non tanto per gli aspetti specifici di Villa Borghese, che non conosco in dettaglio perchè non sono romano, ma per il buon senso e il richiamo alla realtà che emana.
Basta con i tristissimi giochi per bambini chiesti dai consigli di quartiere messi in ogni dove: ridiamo un pò di libertà ai bambini, anche di sbucciarsi un ginocchio, qualche volta. C’è stato un tempo che questo lo chiamavano qualunquismo, oggi si può cominciare a chiamarla responsabilità.
MenoMale che c’è in giro qualche signora ManuelaMarchesi
Ho una rimozione freudiana nei riguardi del parcheggio del Pincio, è un incubo dal quale sfuggo con amnesia post-traumatica…
Credo che gli errori, quando minimi e quando gravi e irreversibili fatti nelle ultime gestioni della città, debbano essere compresi e analizzati per evitare di farne degli ulteriori in futuro.
E tanto più gli errori riguardano amministrazioni di sinistra, tanto più mi fa rabbia perché il mio voto è stato travisato, perché ho visto che un certo trionfalismo ha tolto l’aria a critiche costruttive, a dialogo, al parlarsi per dire e non solo per parlare.
L’antiberlusconismo ha turato la bocca al dissenso interno,sia nell’amministrazione di Roma e sia a livello nazionale.
“Tutti zitti altrimenti torna Lui”. E Lui è tornato perché a forza di non ascoltare, a forza di trincerarsi dietro un malinteso senso della modernità, dello sviluppo, della tecnologia che tutto risolve.
Eccoci qui, a cercare di capire come si fa a fare critica costruttiva prima che il danno sia senza ritorno, prima di scivolare soltanto nella recriminazione. C’è da imparare dal recentissimo passato proprio per non ripeterne gli errori.
P.S. per Arsenale: felicissima di essere sempre più snob.
Per MM da PP
Per contenere un armamentario di luoghi comuni ci vuole un Arsenale: sono un pacifista e quindi mi auguro che questi siano smantellati al più presto. Mi sembra che siamo sulla buona strada.
Quanto alla domanda su come fare a non dover recriminare dopo, credo non vi sia altra strada che quella di interpellare i cittadini, con voto, referendum o che altro, su progetti importanti per la città e i cittadini, non abbandonando i poveri politici nelle mani di “esperti” ed architetti.
Dopodichè alla democrazia è consustanziale la scontentezza e ci dobbiamo anche rassegnare e accettare qualche errore. La perfezione è anti-democratica
Per PP da MM
Allora è necessario ri-trovare o costruire luoghi e situazioni di reale aggregamento, evitando se possibile gli a-priori ideologici a favore delle idee scambiate e riflettute.
Dove tutto questo?
I Comitati di quartiere svolsero negli anni ’70 un egregio lavoro sul territorio e, se non hanno potuto impedire esodi di massa della classe meno abbiente dal Centro Storico, e di dare in pasto alla peggio speculazione commerciale, almeno hanno avuto il merito di essere stati dei punti di riferimento anche per le istituzioni.
Assessori e sindaci, e parlo di G.C.Argan, Vittoria Ghio Calzolari, Carlo Ajmonino e altri, non ultimo Renato Nicolini, furono interlocutori reali, visti alle assemblee e a volte certi pure contestati…Furono contestati anche alcuni delle sezioni del PCI, ma c’era la possibilità di incontrarsi e dirsele tutte e in viso.
Ci vuole la volontà, o meglio il desiderio di reincontrarsi in contesti simili che possano svolgere analoghe funzioni. Possono essere placebo invece che panacee, ma intanto l'”effetto placebo” può ridare la salute al paziente che somatizza i suoi tiramenti.
Ci si vuol provare?
Per MM da PP (2)
Io non ho soluzioni globali da proporre e penso che i ricordi che tu citi appartengano ad un altro momento non ripetibile e, in fondo, da non rimpiangere. C’è ben poco da salvare degli anni 70, forse…qualche canzone e 38 anni di meno (parlo per me). Però penso sinceramente che la politica, intesa come in quegli anni, dovrebbe starne completamente fuori per due motivi: il primo è che non funzionerebbe, vedi gli assessori rifondaroli della mia città che fanno della “partecipazzzione” uno slogan vuoto per chi lo dice e per chi o ascolta; il secondo è che oggi la gente si mobilita su interessi particolari e in maniera spontanea e se sente puzza di strumentalizzazioni si chiude a riccio.
Io ho una fissa che dico, scrivo e ripeto in continuazione e dovunque mi è possibile, fino ad annoiare: il sistema di selezione dei progetti pubblici per la città è sbagliato perchè decidono tutto gli architetti e gli esperti, i politici subiscono e soprattutto subiscono i cittadini. L’ho già scritto in un post che questo è il lascito di tangentopoli e del moralismo che è seguito e che ha deresponsabilizzato i politici ma niente è migliorato. Nelle commissioni per i concorsi devono esserci anche gli amministratori e, soprattutto, voto popolare per i progetti importanti, come avviene in Olanda.
Vorrebbe dire dare ai cittadini la voce che loro spetta nelle scelte per la loro città. Non attribuiamo a questa ipotesi altri valori che non sia quello, elementare, che “ognuno decide in casa propria” e la città è la casa dei cittadini, non degli architetti o degli esperti.
Saluti