Cari amici,
vi giro qui di seguito la lettera che ho scritto al Manifesto in risposta al tit
oletto che appare in epigrafe alla foto di prima pagina del numero in edicola og
gi 6.6.14
“Leggo in epigrafe alla foto di prima pagina del Manifesto di oggi 6.6.14: “Dopo
le inchieste su Mose, Expo, Tav, fondi UE non è forse il caso di abbandonare la
cultura della deroga, del commissario, delle privatizzazioni e dell’eterna emerg
enza, per un governo “comune” con la destra del territorio e dei servizi?”.
Ditemi che è uno scherzo, una provocazione, uno svarione del titolista (e per fo
rtuna nel rimando alle pagine 2 e 3 questa tesi aberrante non viene più ripresa!
). Ma l’avete letto il Ddl governativo sul Governo del territorio in cui si demo
liscono le conquiste faticosamente ottenute con le lotte degli anni Sessanta-Set
tanta (Piani attuativi conformi ai PRG, cessione gratuita degli standard publici
prescritti, opere di urbanizzazione a carico degli attuatori) e che hanno cost
ituito “senso comune” sino all’inizio degli anni Novanta (emendamento Botta-Ferr
arini alla L. 179/92 che introduce i PII in deroga ai Piani regolatori)? E’ tutt
o un peana alla trattativa coi privati caso per caso e che vuol fare del governo
del territorio ciò che si sta da tempo facendo nel campo dei contratti di lavor
o: abolire le regole generali e fare del “governo” una sommatoria di trattative
individuali. E’ l’elevazione a sistema della deroga, della privatizzaione della
città e del territorio, dell’eterna emergenza. E non è un caso che a proporlo si
a quel ministro Lupi ciellino milanese che con l’altro ineffabile ex deputato mi
lanese della Margherita, e poi PD, Pierluigi Mantini, presentarono insieme prim
a un libro (I nuovi princìpi dell’urbanistica, Sole/24 0re editore) e poi un Ddl
approvato fortunatamente solo alla Camera in cui si proponeva esplicitamente di
sostituire all’obsoleta “urbanistica” una nuova e rutilante “economistica” del
territorio. E con questa destra pensate davvero che sia possibile un “governo co
mune”?
La tesi è così aberrante che, benché sporadica, non vada lasciata passare sotto
silenzio
Sergio Brenna