“GRAZIE … Sig.ra Morandi” …

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CASABELLA – continuità
Maggio 1959 – n° 227
“L’ultimo incontro con F.L. Wright”

direttore – Ernesto N. Rogers
capo redattore – Vittorio Gregotti
segretaria di redazione – Julia Banfi
impaginazione Gae Aulenti
comitato di redazione – Prof. Giulio Carlo Argan, Ing. Roberto Guiducci, Prof. Ing. Pier Luigi Nervi, Prof. Enzo Paci, Prof. Arch. Ludovico Quaroni, Dott. Filippo Sacchi, Prof. Arch. G. Samonà, Arch. Marco Zanuso
centro studi – Aldo Rossi, Luciano Semerani, Francesco Tentori, Silvano Tentori

 Da Sergio Marzetti: …
“Un parterre de roi che allora mi era completamente sconosciuto. Stavo finendo il secondo anno del liceo scientifico e già mi chiedevo che cosa dovevo fare nel futuro. Volevo fare il geologo perché mio padre lavorava in una società petrolifera ma a me piacevano di più le materie umanistiche. Un compagno di banco il cui papà era architetto mi parlò di questa libreria. Presi il Tram e scesi a Viale Rossini. Scesi le scale e mi aggirai tra gli scaffali. I libri costavano un occhio della testa e mi limitai a comprare questa rivista per la quale pagai 800 lire che già erano abbastanza. Quest’acquisto fu il primo e per molto tempo l’unico di questo argomento. Poi vennero altri acquisti, Dedalo era a due passi ma quando andai a Fontanella Borghese lo tradii per la più comoda Libreria Kappa. Tutti quei libri e quelle riviste, tranne qualche incauto prestito, sono tutti lì’ in libreria. Qualcuno é imbarazzantemente assurdo , qualcuno è quasi intonso, altri sono più sgualciti ma questo n° 227 è, come direbbe Paperon de’ Paperoni, il mio “primo cent”. Non è che, a differenza del papero, si siano aggiunti molti altri cent ma comunque “L’ultimo incontro con F.L. Wright” sta affettuosamente ancora lì,  a segnare l’inizio di una lunga strada.
P.S. Lei non lo sa ma ha messo d’accordo Giancarlo e Ettore!

S.M.

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1 Response to “GRAZIE … Sig.ra Morandi” …

  1. Questo giochetto come tributo alla libraia, mi piace.
    Se dovessi fare una scelta per il libro vendutomi dalla Morandi cui sono più debitore, direi La Torre d’ombre, ormai quasi trent’anni fa.

    Con quella testimonianza esistenziale Francesco Venezia mi insegnò come l’Architettura,
    come Lo Specchio di Tarkovsky all’Azzurro scipioni, i Cellotex neri di Burri alla Birreria Peroni, Fuochi di Mattotti e Moby Dick di Melville nella mia cameretta di adolescente dove a volte mi sento di abitare ancora,
    mi spiegò come anche l’architettura possa diventare un esperienza esistenziale unica e personalissima ma allo stesso tempo universale al punto da farmi sentire simile, senza smarrire la mia irriducibile alterità, a tutti e finalmente, per un po’, non più solo (per capirci tra architetti: il segreto del giovane Aldo Rossi così evidente perché diventato, nella sua vecchiaia, un macchinetta accademica e finta tonta).
    Un regalo mica da poco che una libreria solo se veramente buona, può fare.

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