GIANCARLO A VIA GIULIA … CADUTO DAL FARAGLIONE …

Anselmi-tavolino

“Caro El Dorado,

tu vuoi che mi sbudello e così devo antifattare parecchio per spiegarmi. Allora, duepunti:

questi signori della Società del Travertino Romano SpA per reclame della breccola di Tivoli fecero una mostra in via Giulia pretendendo di mettere un capolavoro per vetrina. Ero andato soprattutto per un tavolo di Franco Purini che all’epoca non aveva costruito niente che fosse durato più di tre mesi e anche la Casa del Farmacista aveva un aspetto talmente malaticcio che costringeva Tafuri a fargli un’eutanasia non condiscendente sui Quaderni di Lotus neanche fosse questo blog. Come tante cose di quel suo periodo giovanile, il tavolo era moltissimo più bellissimo disegnato perché nella realizzazione perdeva tutta la trepidante tensione da ripensamento per intelligenza incessante che è la caratteristica del mio maestro. Insomma, con lo stato d’animo un po’ deluso da Purini e dalle sue gambe stortignaccole, vago, con occhi cali cali e sguardi scivolosi come lumache tra fontane di Portoghesi  e ciàpapolver di designer romanisti subitamente dimenticabili, finché casco dal faraglione di Anselmi e dò una botta tale che manco avessi preso lo schiaffo sulla nuca che a Roma si dava ai ragazzini ogni volta che mastro Titta spiccava con l’ascia la testa dal collo di un malcapitato. E come i ragazzini infatti non me lo dimentico più.

Il tema «tavolinetto da salotto» si presta in genere all’esercizio della cafonaggine più sfrenata da parte degli architetti frustrati dal non poter più usare il travertino in Colossei tondi o quadrati oppure in foyer di Seagram e così mettono tutta la loro esistenza in concentrati di sublimità 50 x 60. Però Alessandro Anselmi, sul filo del rasoio del kitsch dove il designer s’avanza ma alla fine non arriva e se taglia la panza, ti tira fuori un tavolino «object trouvé costruito apposta» con una mossa del cavallo che salta pure la teoria dell’errore con un carpiato che nemmeno Šklovskij poteva immaginarselo.

C’era tutto dentro: le dolomiti di Libera & Malaparte, il campeggio in Sardegna, il sopra e il sott’acqua, la cattività e il sottovetro, ma così tanto del tutto che aveva sfondato le porte kitsch del kitsch.

Cosa che non fanno queste quattro righe ma che spero ti abbiano divertito.

Fammi sapere”

Giancarlo Galassi :G

 ps.: e adesso siamo da capo a curiosità per il tavolo di Purini e io mi spatacco dal ridere…

Tavoli-bellissimi

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2 Responses to GIANCARLO A VIA GIULIA … CADUTO DAL FARAGLIONE …

  1. ELDORADO ha detto:

    No, mi dispiace, non ci siamo ancora, Galaxiii.
    Guarda, se continui così ti mando dritto dritto a scuola di scrittura da Lpp (a spese del Muratore capo). Sei ancora pigro, ti censuri, scrivi al di sotto le tue possibilità, hai paura di scav-arti. Vai, av-arti march!

    Un consiglio d’El dorado: cancella, butta via il foglio web, consideralo solo una prima bozza per gli amici. Riscrivi il tuo ricordo e poi metti(te)lo nel post consueto; “asciugalo” dal superfluo, senza preamboli, taglia, non aver pietà, sii crudele con te stesso, sii netto.
    Lo so, è difficile, ma devi farlo. Tutta la prima parte del ricordo mi pare solo dì avvicinamento al faraglione (coi due coglione). Parti da lontano, dal contesto, di-vaghi (non a caso) sul tuo maestro Purinissimo, quello dell’Henry James intriso di significato sociologici, … ma è solo fuffa, paura del taglio del faraglionissimo emergente di cui sopra.

    Zuma sul Montezuma subito ‘e PresS/T. Punta di brutto sul centro motore dell’ormai tuo “tavoli-netto da salotto”. Un «object trouvé costruito apposta mail» (bravo questa è buona), che tu stesso hai collocato –attenzione galaxii- “sul filo del rasoio del kitsch … laddove il designer s’avanza, ma alla fine (fortunatamente) non quaglia e se taglia la panza”.

    Ecco, fuocherello: come il gran Turner devi collocarti proprio su quel filo del raso-io, nel luogo del pericolo! Lo so, hai paura di proseguire, hai paura di metterti nel gioco d’arte-vita. Indietreggi, codardo!, ma io ti tendo una baionetta puntata nella schiena da casa mia, dal Mezzogiorno.
    Confessa, hai paura dello “zac” della castazione critica, della costruzione pratica; hai paura del sangue, della ferita del barbiere maestro, ….

    Noooo, vai avanti, Galaxii: fallo, fallo subito, riscrivi il tuo pezzo emergente del tavoli-letto; ridisegnalo, guarda bene, stu-pisci come allora in via Giulia … centra il faraglione coi due scogli di sotto (vide ‘o mare quant’è bello). E dato che ci sei guarda anche quant’è bello il disegno a pastello, e il piano sottile del vetro tagliente e trasparente: zac, che lama … che gigliottina (ma era via Giulia o a Valle Giulia?, o nella Giulietta???).

    Si, confermo, su un punto hai ragione: è un oggetto inquietante questo tavol-di-netto tagliante! Muse inquie-tanti-tante dechirichiane governano questo «object trouvé costruito apposta per the». O forse meglio, più deracinè: «object trouvé ap-postè web web», si capisce lo stesso. O napoletana-mente, cantabile antigiacobino (lo faccio mio, alla faccia mia, buona domenica, nda): «object trouvé franzè: tu arruobbe a mme, io arrobba a tte, tie!».

    Saluti gioco-si, buon pranzo, El dorado festivo

    P.S. dimenticavo: chi invece fa la zumata giusta tutto e subito, senza preamboli; chi colpisce ‘e PresS/T nel segno sognate, è quel diavolo di Muratore liquido. Accosta da maestro del taglio, come Monti bene, due immagini marine, e spara secco nel blog due botte nette di fucile: bang bang!! Manco fosse il finale di Easy Rider, …. e giustamente Sergio 43, di fronte a questa “fantastica associazione” (a delinquere), si leva due volte tanto di cappello ….

  2. Pingback: «Object trouvé costruito apposta per the» … « Archiwatch

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