PER ROBIN HOOD GARDENS UN PO’ MI DISPIACE … AVEVA ANCHE UN COSI’ BEL NOME …

Pietro Pagliardini commented on ALLA RICERCA DEL CORVIALE PERDUTO …

“Stefano Nicita suoni le sue trombe che io suonerò le nostre campane:
Robin Hood Gardens to be Demolished | ArchDaily

Evidentemente il ragionevole giornalista ha ragione: il Corviale da abbattere è uno slogan, ma perchè è slogan qualsiasi iniziativa in Italia, visto che non si fa mai niente. Non c’è mica da andarne fieri!
E il fatto che ci vivano 8.000 romani è un incentivo alla demolizione: più ce ne vivono e più sarebbe importante demolirlo. Mi sembra chiaro. Ammettendo ovviamente che ci si viva piuttosto male.
Se ci si vive bene, allora, coraggio, facciamone qualcun altro. C’è già la matrice. Sconto sul progetto.
Con l’aggiunta di un tetto verde, qualche pannello fotovoltaico, i vasi da fiori, fiori compresi, compresi nell’appalto alle finestre e un po’ di verde verticale, è anche di moda e sostenibile. E’ capace che sia anche a chilometro zero e c’abbia la filiera corta, poi se è vero che blocca il ponentino, allora bisogna metterci le pale eoliche e in più lo certificheranno in classe AA+++ come le lavatrici per il risparmio dell’acqua. Infatti potranno raccogliere quella che piove dalla copertura e e riusarla per innaffiare e tirare la sciacquone
Saluti
Pietro

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1 Response to PER ROBIN HOOD GARDENS UN PO’ MI DISPIACE … AVEVA ANCHE UN COSI’ BEL NOME …

  1. stefano nicita ha detto:

    Ringrazio Pietro Pagliardini per avermi chiamato in causa, è un onore che devo però all’articolo di Conti. La fase della demolizione del Corviale è ormai superata e lo dice il protocollo d’intesa e il progetto che oggi hanno raccontato in qualche modo al San Michele. Mi permetta però Pietro una considerazione; mettere sullo stesso piano un quartiere di Londra che nello specifico non conosco (il quartiere intendo) con uno di Roma mi sembra di per se una mossa piuttosto azzardata. I contesti sociali sono molto diversi e Londra è una città, diciamo così, decisamente più difficile. So bene che in Francia hanno usato molto le demolizioni perchè ho studiato la banlieu parigina, ma lì c’erano e ci sono ben altri problemi sociali e non solo, tuttora irrisolti nonostante l’efficienza ben diversa dello Stato francese. Non esistono certezze. La demolizione totale dell’edificio o di tutto il quartiere è a mio avviso oltre che ingiusta storicamente, anche difficilissima da realizzare. Dove le mettiamo queste ottomila persone nel frattempo? Lo sa che in Francia per poter demolire un edificio di proprietà del loro Ater, tutti gli inquilini devono essere d’accordo, non solo sulla demolizione in sè, ma anche sulla destinazione alternativa, con tanto di arredo della cucina? Ecco, proprio per questo dire demoliamo il Corviale è uno slogan, anche piuttosto sbagliato direi. Soprattutto perchè Corviale è molto meglio di quella roba là (sembra un serpentone più del Corviale in effetti), perchè i nostri architetti erano (sono?) molto più bravi!! Scusate la lunghezza, ma ho scritto di getto. Saluti.

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