Da Riccardo del Plato: …
“Buonasera e chiedo scusa anticipatamente per questo mio intervento “senza senso”.
Ho voglia di scrivere perchè sono 3 giorni che non dormo, mi devo adattare sempre a risolvere i problemi e soprattutto sono stanco di questo mondo all’incontrario.
Oh quanta acqua è passata sotto il mio ponte durante i miei “miseri” 39 anni, dalla “utopia” di Valle Giulia (1990) alla “trambata” della Federico II dal 1991 al 1996, per poi finire nel “limbo” della Luigi Vanvitelli.
Cedo alla presunzione ritenendo di essere nato architetto e mi scuso per l’ignoranza ma un tempo pensavo che lo sarei stato dopo un bel corso di laurea.
In quegli anni mi è successo di tutto, costringendomi ad abbandonare le mie velleità professionali per circa 10 anni, salvo poi rientrare e letteralmente “mangiare” 12 esami in 2 anni e conseguire la tanto agognata laurea.
E qui arrivo al punto, nel momento di scegliere il tema per la mia tesi, mi sono ritrovato con tanta voglia di “fare” un bel progetto, forse l’unico della mia vita, magari da far vedere agli amici e parenti sotto forma di plastico o render 3D.
Ma sul più bello mi sono accorto che non avevo progettisti veri con cui relazionarmi, e non avevo la sicurezza di poter esprimere un potenziale.
Tutti sperano e sognano le “grandi cose”, gli aspiranti architetti più di tutti, ma pochi riescono nell’intento.
Alla fine sono stato letteralmente scelto dall’ottimo professore Fiengo che mi ha superbamente condotto ad una tesi critica in Restauro, che mi ha procurato soddisfazione massima ma soprattutto ha esaltato le mie “capacità” evitandomi la figuraccia del solito progettino.
Cosa voglio dire ?
Forse niente, o forse tutto.
Un tempo l’architetto era un personaggio di alto profilo intellettuale, aveva una missione, “innovare” senza rivoluzionare, riprendere la storia proiettandola nel futuro, fermarsi laddove i dubbi superano le certezze.
Insomma è normale vivere con gli ArchiStar che fungono da catalizzatore del concetto architettonico moderno, risucchiando la fantasia di migliaia di studenti in buchi neri che hanno come unico fascino quello di far diventare ricchi e famosi chi li fa?
Il Maxxi ? Boh starebbe bene in qualsiasi città, o forse no.
Ma non è questo il senso dell’architettura? Inserirsi nel contesto?
Ma io non voglio criticare il manufatto, bellissimo o no, quanto piuttosto riprendere dal concetto di giudizio/critica. Come possiamo più operare una reale critica quando “piazziamo” degli oggetti in mezzo al campo e non possiamo analizzarne i legami con il contesto storico-sociale-culturale ?
Boh io sono sempre più depresso e solo, ringrazio ancora il mio relatore per avermi dato la possibilità di toccare l’architettura attraverso un rudere di 1000 anni fa che, seppure in vita per una manciata di pietre, trasmette il senso reale del costruire, una sorta di Partenone Amalfitano che rievoca e trasmette a distanza di secoli il suo motivo di esistere.
Perchè esiste il Maxxi (e tutto il nuovo) ?
Sono ignorante, non capisco ma NON mi adeguo.
Perchè esisto io? (Certamente non per fare il progettista)
Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace….
Sarà anche una verità, ma non possiamo continuare a farla diventare l’unica legge che c’è.
La gente deve identificarsi e non compiacersi in quello che vede.
Retorica e pletora di ovvietà ?
Perdonatemi dovevo distrarmi un po, mi butta male in questo periodo.
Ps Aiuto, sono solo eppure ho tutto quello che la Tv dice che un uomo può desiderare…. non trovo più nessun collegamento tra me ed il contesto, mi sento come quella povera chiesetta di S.Babila in mezzo al mondo del nulla.
Torniamo indietro per favore, o almeno fermiamoci per un po, recuperiamo la nostra storia e ritroveremo la nostra identità.
Le nostre anime sono stanche…..”
R. d. P.




Riccardo, siamo coetanei, forse a differenza tua ho solo avuto la fortuna di conoscere e di poter seguire un maestro, o come lo vogliamo chiamare… A confusione non scherzo neanch’io, ma quella figura di riferimento qualche binario me lo ha fornito.
Mi piace la frase “Le nostre anime sono stanche…”
ciao
c
Cristiano non sai quanto avrei voluto incontrare la “persona giusta” che nel momento di fare una scelta mi poteva aiutare a credere nelle mie capacità.
Invece ho scelto un’altra strada che mi ha portato ad una vacua felicità, ora mi sento di aver sprecato la mia vita.
Ma questa è una storia troppo lunga…
Ciao e in questo mondo si cura solo il corpo, l’anima è abbandonata….. e non parlo da prete.
Oddio, ricordati che come architetto sei “giovane”, almeno in Italia :-) (la butto un pò sullo scherzo, non prendertela)
ciao
c
Di la verità mi definisci “giovane” solo perchè siamo coetanei ; )
Sapeste quanti colleghi sono “stanchi” come voi (e io pure)!
Ne incontro quasi ogni giorno … da non poterne più.
Se rinasco farò il contadino: lavorare dal 1° gennaio al 31 dicembre di ogni anno … dall’alba al tramonto … ma almeno quelli potrò continuare ad ammirarli.
P.S.= che sia il restauro “l’ultima” àncora per la professione?
“Contesto”
ma che cos’è veramente?
molti architetti pensano di “rispettarlo” semplicemente scimmiottando ciò che gli sta intorno…
Ma l’architettura non è qualcosa di più???
Bene Egr. Gianni, facciamo così: per riprendermi dal MAXXI e per farmi passare un buon fine settimana – all’insegna della certezza che deriva da quanto mi dirà Lei – mi spieghi “il di più che è l’architettura”? (per citarla). Poi, parliamo di contesto per chi lo intende solo “scimmiottare”…e si dimentica un po’ troppe cose.
MINI saluti
Mauro
Contesto? Semplicemente è la relazione che unisce un elemento con gli altri creando un insieme.
Si, sono d’accordo che pochi riescono in questo, il più delle volte riprendendo una sagoma o un fregio dagli edifici limitrofi, pero è anche vero che non si persegue più questo obiettivo nelle grandi opere.
Ci stiamo livellando sempre più verso il basso, questa è la verità.
Il contesto: il punto è “la relazione che lega gli elementi, in un insieme” dicevate, troppo generico, davvero poco, sa di insiemistica matematica…dopo arrivano gli architetti della riqualificazione del paesaggio, con i loro incarichi dati dalla solita politica, che fa lavorare i soliti, spacciando tutto per urbanistica partecipata…tanto partecipano sempre loro….propinandoci relazioni tra elementi che vedono solo loro..
Dico la mia, per quanto può valere (pochino, immagino…): la relazione con il contesto può essere solo COMPOSITIVA, dove il rapporto con il luogo sta nella capacità di “Variare” compositivamente, nel nuovo progetto, le “figure” architettoniche della storia. Sono straordinari “inserimenti nel contesto”: il Kimbell art Museum che “varia” gli archi romani di Pompei; la sala del Parlanento di Dacca che reinterpreta le piante di Ville di Giulio Romano; oppure il SalK insitute, sempre di Kahn, che “rivisita” (pessimo termine…) Villa Adriana. E ancora (mi perdonerete, la foga…) Terragni che nel Danteum usa la sezione aurea della Basilica di Massenzio (lì di fronte) per far correre i muri dei due quadrati sfasati; nel palazzo di Como reinterpreta a palazzi a corte fiorentini (Terragni era un “moderno umanista”, magari avessimo un nuovo “rinascimento urbano”), oppure le corti lombarde nell’Asilo Sant’Elia….ogni facciata, una variazione diversa del tema del muro…
Perdonatemi la MAXIlista…ma la sollecitazione dell’Arch. Cossu sul tema del muro, e su cosa dovrebbe essere per un architetto, circa l’opera di Carmassi, mi ha fatto partire per la tangente…Grazie Cristiano.
Saluti
Mauro
Bè la mia era appunto una domanda (forse una provocazione..) ognuno ha la sua idea di architettura e non credo che vi sia una risposta univoca…
l’appunto che facevo era semplicemente che potrebbe risultare banale il giudicare l’opera architettonica dal solo punto di vista del “contesto”…
Ammesso appunto che il termine “contesto” sia inteso da tutti gli architetti nello stesso modo…
di certezze non ne ho, da studentello di architettura sono pieno di dubbi.
p.s. non vorrei essere frainteso, la mia non era una difesa al MAXXI che anzi per molti versi è criticabile…
Il contesto: il punto è “la relazione che lega gli elementi, in un insieme” dicevate, troppo generico, davvero poco, sa di insiemistica matematica…dopo arrivano gli architetti della riqualificazione del paesaggio, con i loro incarichi dati dalla solita politica, che fa lavorare i soliti, spacciando tutto per urbanistica partecipata…tanto partecipano sempre loro….propinandoci relazioni tra elementi che vedono solo loro..
Dico la mia, per quanto può valere (pochino, immagino…): la relazione con il contesto può essere solo COMPOSITIVA, dove il rapporto con il luogo sta nella capacità di “Variare” compositivamente, nel nuovo progetto, le “figure” architettoniche della storia. Sono straordinari “inserimenti nel contesto”: il Kimbell art Museum che “varia” gli archi romani di Pompei; la sala del Parlanento di Dacca che reinterpreta le piante di Ville di Giulio Romano; oppure il SalK insitute, sempre di Kahn, che “rivisita” (pessimo termine…) Villa Adriana. E ancora (mi perdonerete, la foga…) Terragni che nel Danteum usa la sezione aurea della Basilica di Massenzio (lì di fronte) per far correre i muri dei due quadrati sfasati; nel palazzo di Como reinterpreta a palazzi a corte fiorentini (Terragni era un “moderno umanista”, magari avessimo un nuovo “rinascimento urbano”), oppure le corti lombarde nell’Asilo Sant’Elia….ogni facciata, una variazione diversa del tema del muro…
Perdonatemi la MAXIlista…ma la sollecitazione dell’Arch. Cossu sul tema del muro, e su cosa dovrebbe essere per un architetto, circa l’opera di Carmassi, mi ha fatto partire per la tangente…Grazie Cristiano.
Saluti
Mauro
Siamo d’accordo sulla linea compositiva, ma esistono tanti altri linguaggi che possono creare “contesto”, storia, cultura, tradizione, sperimentazione, amministrativi, tecnici, ecc ecc insomma tanti begli ingredienti che per qualche milione di € forse sarebbero anche dovuti.
Per dirla tutta, ben venga un architetto vietnamita se riesce a fondere il suo linguaggio con il mio, ne usciremo più “ricchi” entrambi.
Il Maxxi non ha il “sapore” di niente, mi dispiace.
Come tante altre opere MAXI lo progetti e poi lo VENDI, tanto dove lo metti non cambia.
Ciao : )
E’ inutile, se non si ha avuto un Maestro che la COMPOSIZIONE te l’ha insegnata, non ci si intende. E via ad elencare le solite “banalità”. Peccato, perchè il la Sua riflessione iniziale “Senso Identità e Storia”, mi sembrava interessante.
Siamo d’accordo sul MAXXI, ma era troppo facile.
Un MA(X)XIsaluto
Mauro
Non ho capito, ho iniziato scrivendo “siamo d’accordo..” poi la sua risposta finisce con “siamo d’accordo…” però in mezzo c’è il dissenso per cosa? la banalità !!!
Mi dispiace ma essere banali di questi tempi lo considero un privilegio, è proprio questa voglia matta di stupire che riduce il Maxxi (a tante altre) ad un inutile esercizio di stile personale.
Sarò banale ancora, ma forse era meglio copiare il Guggenheim di New York, dopo 50 anni è certamente più contemporaneo di questo.
Buona Serata
Egr. Arch. faccia riferimento al mio post (venuto pubblicato 2 volte, immagino per errore, non certo per il suo valore..) dove riportavo progetti nei quali il metodo COMPOSITIVO è “l’INSERIMENTO NEL CONTESTO” (Kahn, Terragni e il loro “rapporto” con la storia ).
Aggiungevo, in base alla Sua risposta, che se non si ha avuto un Maestro che te l’ha insegnata (la composizione), non ci si intende e si scade (senza offesa alcuna) nelle solite “banalità” (come “sperimentazione, relazione tra elementi, linguaggio, ingredienti”. Sono parole Sue, legittime per carità, ma che non significano nulla se non “viste” attraverso la composizione).
Inoltre, ma come poteva essere diverso, sul museo romano mi trova concorde.
Tutto qui.
Saluti
Mauro