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Cortoghiana?
La prima impressione è quel senso di vita e di gioia che trasmette quel bel progetto di città. Chi non desidererebbe vivere in un luogo del genere! Pensare alla varietà della scelta del proprio alloggio, ai rapporti sociali che si potrebbero instaurare in quelle belle strade che immaginiamo piene di gente che passeggia, di bambini che giocano!
Sì, progetti come questo devono diventare il modello da insegnare all’università, questa è la cultura da inculcare agli studenti. Magari subito non capiranno ma sono certo che i professori sapranno trovare gli argomenti convincenti per far capire come la modernità richieda un rinnovamento di forme, nuovi stili di vita più sani, più igienici, più razionali, più contemporanei (e ho detto tutto).
Pensare che uno studente ignorante l’aveva scambiato per un campo di concentramento: è un recidivo, ma imparerà anche lui a saper distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il nuovo dal vecchio.
E allora sarà veramente Architetto!
Buon Anno
Pietro
Esattamente Muratori !
Forse a discolpa si potrebbe sostenere che era troppo giovane, troppo innamorato di esperienze costruttive non sue… e che quella era un’epoca in cui non interessavano le sottili distinzioni tra prigionieri ed forza lavoro.
La catastofe gli ha fatto bene: ha avuto molto tempo per pensare senza fastidiose distrazioni.
Corteghiana non è una pietra miliare: il tentativo di mettere insieme siedlung e piazze italiane, il profano con il sacro, non ha dato, ne darà, risultati accettabili.
L’architettura è una sola: basta aprire la finestra per vederla. Se ne sono accorti anche “modesti stuccatori” divenuti architetti. Quelli paludati hanno rincorso e rincorrono ancora le “nuvole” ed altre sciocchezze consimili.
Chissà per quanto !
Eppure… Se neanche la più grande crisi economica che si sia mai avuta dal 1929 ad oggi ha convinto la “società contemporanea” della sua fragilità, dell’insostenibilità della comunicazione odierna, della mancanza di scambio di idee, dell’inutile spreco di risorse…Della cretinaggine intrinseca dell’apparire…Che fine fa l’architettura?