L’Architettura … in natura … non esiste …

Cristiano Cossu, rispondendo a Pietro Pagliardini così commenta: …

“Ma qui nessuno deride, Pietro, è solo che io non credo di appartenere ad una disciplina sputtanata, come pensi tu. Sono sputtanati molti colleghi, che si sono venduti l’anima e il cervello pur di guadagnare tre lire. Io penso e spero di fare la professione di Alberti, Kahn, Terragni, Brunelleschi e dei muratori che sapevano parlare il latino. Per questo motivo, non ho mai sopportato la figura del matematico Salingaros che viene a dirmi come devo costruire usando una regoletta numerica che per me vale come il due di picche, visto che tengo di più al muro, al peso, all’angolo, all’idea di spazio, e alla massa che si smaterializza diventando forma grazie ad artifici degni di un costruttore di cattedrali. Questo studioso che tu apprezzi molto vuole fornirci la ricetta per il buon costruire ma è una ricetta fast-food, già pronta, dogmatica, bloccata, soporifera, che ha come unico scopo il benessere fisico, il comfort sensoriale, il “far stare bene” la gente: obiettivo che se permetti ognuno persegue come vuole e come chiede il suo committente, non come dice un rispettabile signore che ha in odio puro gli architetti.
Stare bene con l’architettura? Certo, sono d’accordo, lo diceva anche Vitruvio. Basta non dimenticare che l’uomo non è un albero, e la casa non è una roccia, ma entrambi sono qualcosa, o molto, di più. Armonia con la natura? Si potrebbe discutere per giorni interi. Palladio era in armonia con la natura, o per caso lo era con Venezia? L’architettura in natura non esiste, leggi cosa scrive Hans van der Laan nel suo libro “Lo spazio architettonico”, l’architettura è come la suola delle scarpe, necessaria per vivere, poi la vita di ognuno non la dirigi tu con il tuo bel progetto frattale o non frattale.
Insomma, per favore relativizzate e smitizzate questa idea da venditori di poltrone ortopediche, da fornitori di benessere garantito, da assicuratori del bene futuro dei vostri clienti… Lou Reed qui a Otranto da dove scrivo si sarebbe suicidato e sarebbe diventato lo zimbello del paese, a New York è diventato uno dei musicisti più importanti del rock contemporaneo; uno zio di mia moglie, che non è andato mai oltre Lecce, coltiva dei pomodori che quando li assaggi ti viene da piangere e da ridere insieme, e lo abbracceresti chiedendogli di prenderti con te nella sua masseria a lavorare la terra. Glenn Gould e il suo accordatore cieco Verne Edquist non sarebbero sopravvissuti a Poundbury, ci scommetto il collo.
Viva la libertà (anche in architettura)!
ciao”

C.C.

Grazie Cristiano, … anche, …
per aver ricordato Hans van der Laan, uno dei più straordinari architetti del Novecento …

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18 Responses to L’Architettura … in natura … non esiste …

  1. Pietro Pagliardini ha detto:

    Caspita Cristiano, e com’è che te insegni tutti quei bei nomi e poi il risultato delle nostre città è questo disastro?
    Tu ti poni al centro del mondo, ti giudichi positivamente, e fai anche bene, ma il mondo è più grande di te e vorrai ammettere che c’è qualcosina che non va? Sei evidentemente contento così, fai bene il tuo lavoro, insegni con competenza e immagini che tutto sia apposto. Ogni tanto qualche architetto bravo scappa fuori, magari uno dei tuoi, dunque non ci sono problemi. Sarebbe un modo di pensare corretto, se non fosse che non sei in discussione te come persona, come architetto e come docente ma una cultura, un mondo editoriale e giornalistico, una scuola, un sistema legislativo e politico monumentale.
    Assolvendo te stesso tu assolvi tutto il sistema di cui fai parte e questa si chiama autoreferenzialità. D’altronde è un fatto noto che le istituzioni, piccole o grandi, dai Ministeri alle pro-loco tendono a mantenere in vita se stesse indipendentemente dalla realtà dei loro risultati. Ci sono molto impiegati pubblici che svolgono il proprio lavoro con competenza, passione e senso del dovere ma nessuno può affermare che la macchina pubblica funzioni in Italia.

    Non ti assale mai il dubbio che ci sia qualche principio di causa-effetto che ti sfugge? Non ti domandi quali siano le cause della disintegrazione delle nostre città oppure le ritieni adeguate?
    Tu vivi a Firenze e non puoi non conoscere il caos oltre i viali, il mostro del palazzo di in-gustizia, la chiusura del viale delle Cascine, il garage della Fortezza da Basso, la riqualificazione di Piazza Santa Maria Novella, la paventata pensilina, il nuovo intervento alla Leopolda, ecc. Di chi la colpa? Sempre e solo dei politici cattivi e della speculazione? Non ti risulta che ci siano dei PRG e che dietro ci sia sempre un architetto e che per diversi anni nella tua città vi sia stato un assessore-architetto? Non ti risulta che dietro ognuno di quei progetti ci sia un architetto che li ha progettati e più di uno che li hanno approvati? Va bene, dirai, ma non li ho mica avuti io come allievi! Me lo auguro, ma mi sembra proprio la riprova di quello che dico.
    Dietro quelle schifezze che gridano vendetta c’è quella cultura che te difendi e che Salìngaros e molti altri invece contrastano. Tu sei al mare altrimenti avresti potuto assistere all’incontro di Krier a Novoli con la cittadinanza e i comitati di Novoli, per spiegare il suo progetto manipolato e manomesso e, ti posso assicurare e potrai chiedere al tuo ritorno, l’unico contestato, con garbo, è stato un impettito architetto della tutela dei beni storici che ha fatto una impettita quanto misera difesa dell’architettura contemporanea.
    Perfino la soprintendenza è per l’architettura moderna e infatti il suddetto architetto ha rivendicato con orgoglio di aver fatto parte della commissione giudicatrice per la pensilina di Isozaki. Non è stato accolto molto bene dal pubblico. Chissà se era anche lo stesso cui è sfuggito qualche piano in più nel parcheggio della Fortezza?
    Non ti piacciono i frattali, affari tuoi, ma sappi che c’è anche chi cerca di andare più a fondo nella comprensione della trealtà per capire cosa c’è dietro “al muro, al peso, all’angolo, all’idea di spazio, e alla massa che si smaterializza diventando forma grazie ad artifici degni di un costruttore di cattedrali”. Il muro e l’angolo, senza un principio dietro non sono altro che “formulette” che evidentemente tu applichi senza preoccuparti di comprenderne l’essenza.
    Se tu leggessi meglio chi attacchi con inutile astio ti saresti reso conto che nessuno dice che l’architettura esiste in natura ma che da questa ha tratto i suoi principi.
    Come potrebbe essere diversamente! Eistein ha detto: “Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata”. Che non vuol negare, ci mancherebbe, la capacità dell’uomo di astrarre ed elaborare.
    In fondo lo ha detto anche Vitruvio, solo che per te è troppo antico.
    Quanto a Glenn Gould….. forse non sarebbe sopravvissuto a Poundbury ma Mozart non avrebbe composto un…piffero se fosse nato e vissuto in un casermone di una qualsiasi delle nostre città contemporanee. E il danno sarebbe stato maggiore. Credimi.
    Saluti
    Pietro

  2. e.man ha detto:

    Bellissimo post che condivido appieno. A mare i frattali e le seghe mentali extra-architettoniche: progettare luoghi in cui vivrà gente in carne ed ossa è ben altro.

  3. Giovanni T. ha detto:

    Salve,
    non mi sembra che il professor Salingaros proponga “una regoletta numerica” da applicare in architettura, quello di cui parli caso mai è Le Corbusier e il suo modulor.

    Poi non mi va di controbattere a tutte le affermazioni che hai messo nella lettera, a proposito di Hans io ne voglio ricordare un altro: Hans Sedlmayr.

    Viva la libertà (anche nella musica) e dato che siamo liberi abbasso Lou Reed e tutta la sua beat generation e gli asceti della droga.

    Cordialità

  4. alfredo ha detto:

    gentile cristiano, intanto son felice per lei che si gode quella splendida perla per metà in oriente che è otranto, (essendo io salentino mi perdonerete un po’ di spirito di parte) e le consiglio, sicuro che però lo ha già fatto, di visitare la bella casa miggiano di umberto riva. ricordo ancora con stima la cortesia impareggiabile dei proprietari, che a due sconosciuti, aprirono la loro casa ai nostri sguardi rapiti da tanta armonia. ricordo anche le mille difficoltà che l’arch. riva ebbe con le maestranze locali, che non capivano nè i disegni nè le pretese per loro astruse del progettista, in ciò ritrovandovi quella che potrebbe quasi assurgere a “missione” laica che è la professione presso questi lidi, e che ogni giorno ti porta a domandarti: ma cosa c…o ci faccio io qui ?.

  5. Biz ha detto:

    Visto che Cristiano cita Gould e l’ambiente urbano, ecco un estratto della sua autointervista contenuta nella raccolta di scritti pubblicata da Adelphi, che putacaso avevo da parte.
    Leggetela, è interessante per il discorso:

    g.g. Quindi lei ritiene di poter distinguere nettamente la critica estetica del singolo, che rifiuta a priori, dall’enunciazione di imperativi morali destinati alla società nel suo complesso.
    G.G. Credo di sì. Ma badi che in certi casi i giudizi sfumano inevitabilmente uno nell’altro. Supponiamo, ad esempio, che io avessi la fortuna di vivere in una città dove tutte le case fossero dipinte grigio ferro.

    g.g. Perché grigio ferro?
    G.G. Perché è il mio colore preferito

    g.g. Non è un po’ negativo come colore?
    G.G. Proprio per questo motivo è il mio preferito Dunque, mettiamo, per ipotesi, che a qualcuno saltasse in mente di dipingere la propria casa in rosso fuoco …

    g.g. …turbando così la simmetria dell’ambiente urbano.
    G.G. Questo sarebbe probabilmente uno dei risultati, ma lei sta affrontando il problema dal punto di vista estetico. La vera conseguenza di una simile azione sarebbe di preludere a uno scoppio di attivismo demenziale e di alimentare quasi fatalmente, visto che altre case verrebbero costruite con colori altrettanto sgargianti, un’atmosfera di competizione e quindi di violenza. (…) Però, qui il giudizio estetico sfuma in quello morale. L’uomo che ha dipinto la prima casa l’ha magari fatto per motivi puramente estetici, e da parte mia, .… sarebbe colpevole criticarlo per i suoi gusti (…) Ma se riuscissi a fargli capire che le sue preferenze estetiche personali rappresentano un pericolo morale per l’intera comunità, e se sapessi trovare le parole adatte a questo scopo .. credo proprio che sarebbe mio dovere farlo.
    (…)
    g.g. E si rende conto che il tipo di censura da lei descritto e auspicato è in contrasto con l’intera tradizione post rinascimentale del pensiero occidentale?
    G.G. Ma certo. E’ stata la tradizione post rinascimentale a condurre il mondo occidentale sull’orlo della catastrofe. Vede, questo strano amore per la libertà di movimento, di parola e via dicendo è un fenomeno tipico dell’Occidente e rientra nella convinzione occidentale che sia perfettamente possibile scindere la parola dall’azione.
    (…)
    g.g. Mi sembra che anche secondo la Bibbia volere il male equivale a farlo.
    G.G. Infatti. Soltanto le culture che hanno evitato la fase rinascimentale, grazie al caso o al buon governo, vedono nell’arte il pericolo che essa rappresenta in realtà.

    g.g. Fra queste culture metterebbe anche l’URSS?
    G.G. Ma certo (…)

    g.g. E lei come si è comportato? Non avrà per caso violato questo codice personale con una delle sue attività, e, per usare una sua espressione, non avrà “messo in pericolo” la società?
    G.G. Si.

  6. eduardo alamaro ha detto:

    “l’architettura è come la suola delle scarpe”.
    Efficace, simpatica. Non l’avevo mai sentita definire così. Una cosa alla Woody Allen, Mi fa ridere e mi fa pensare. Perché le scarpe sono di tutti i tipi e di tutti i prezzi. Per tutti i gusti e disgusti.
    Io compro quelle al mercato alla Duchesca, a Napoli. Pesca miracolosa: scampoli a dieci euro. Suola d’architettura di gomma rigorosamente cinese.
    Le mie figlie e mia moglie si servono al negozio al Vomero, minimo 150 – 200 euro, quasi tutto versato per la firmetta di consumo, sempre cinesi sono.
    Un mio amico di Faenza se le fa fare invece a Bologna. Esclusiva artigianale, su misura del suo piede, suole di cuoio, 800 euro. Dice che l’artigiano “lo tratta”, che è un buon prezzo, per vecchi clienti.
    Che dire, allora? Dipende dalle tasche e dai portafogli edilizi. Nel mio caso: “scarpe rotte (e di gomma) eppur bisogna andar”.
    Unico mio dubbio: la questione è capire dove. E con chi.
    Per non rimanere poi a piedi nudi. E senza scarpe d’architettura. Né di gomma, né di cuoio. Né cinesi, né italiane. Solo Martiri d’Otranto.
    Saluti, Eldorado

  7. matricola ha detto:

    Caro biz,

    se sei una persona curiosa,
    se ti piace sapere nuove cose,
    riguardo alla casa editrice Adephi ti consiglio di leggere “Gli adelphi della dissoluzione”. Ne vale veramente la pena.
    Saluti

  8. Cristiano Cossu ha detto:

    Pietro, io non insegno da nessuna parte, purtroppo! Mi piacerebbe, e spero magari di farlo prima dei 90 anni!
    Dopo aver letto ciò che scrivi pensavo di rispondere punto per punto, per il piacere del ragionamento e della discussione. Poi mi sono reso conto che “entrare” in una discussione con te significa costringersi a scegliere semplicisticamente una delle due possibilità che Salingaros e soci lasciano agli annoiati spettatori del vostro dibattito: a) l’architettura di oggi fa schifo, b) Krier e qualcun altro potrebbero fare molto meglio. Insomma, una partita di un gioco perfettamente inutile e in cui non si parla mai davvero di architettura, di pianta, di sezione, di spazio, di costruzione, di muri, di peso, di angoli, di idee, di composizione.
    Tu cerchi il bipolarismo del dibattito sull’architettura, mi dispiace, il quorum non è stato raggiunto :-)
    Essendo uno che perde tempo a studiare, rispondo solo su questa frase: “Non ti piacciono i frattali, affari tuoi, ma sappi che c’è anche chi cerca di andare più a fondo nella comprensione della trealtà per capire cosa c’è dietro “al muro, al peso, all’angolo, all’idea di spazio, e alla massa che si smaterializza diventando forma grazie ad artifici degni di un costruttore di cattedrali”. Il muro e l’angolo, senza un principio dietro non sono altro che “formulette” che evidentemente tu applichi senza preoccuparti di comprenderne l’essenza.”
    Pur senza glorie accademiche, sono circa 18 anni che studio la composizione architettonica, l’insegnamento della progettazione, la teoria dell’architettura. Per carità, non che basti questo, altrimenti ogni asino metodico diventerebbe un premio Nobel, voglio solo dire che non credo di essere superficiale in questo senso (se non, e scusa la freddura, in quanto amo flatlandia e l’invenzione dello spazio a partire dal piano :-)

    …un saluto anche ad Alfredo e si, la stupenda casa di Riva a Otranto l’ho sempre ammirata, ma dall’esterno; dovrò convincermi a provare a chiedere ospitalità!
    saluti
    cristiano

  9. Cristiano Cossu ha detto:

    Ciao Eldorado! I Martiri rimasero senza testa ma con saldissime suole di scarpe… con le quali passeggiare sull’infinito Mosaico della cattedrale, alla faccia del Turco e della sua lama :-)
    ciao
    c

  10. Biz ha detto:

    @Matricola: ne ho sentito parlare.
    Non vorrei però qui andare fuori tema. Avevo a disposizione alcune frazioni di uno scritto di Gould, tirato in ballo, e mi sembrava potesse interessare offrirlo decontestualizzato qui, per alimentare la riflessione.
    Secondo me, vien fuori che il citare G. Gould per criticare coloro che propongono un ritorno a regole, e per affermare la libertà espressiva individuale (come credo intendesse fare C. Cossu), è quantomeno infelice come scelta.
    Avrebbe dovuto citare qualche altro personaggio.
    Ma pas de quoi.

  11. Cristiano Cossu ha detto:

    Ciao Biz, no la citazione di Gould da parte mia era solo relativa al rapporto fra il singolo e la città o il luogo in cui abita, per provare a spiegare che lo “star bene della gente” in una città o in un luogo è fatto del tutto singolare, a volte anche casuale, inatteso, difficilmente programmabile etc etc.
    Amo le regole in architettura e detesto la cosiddetta libertà creativa spinta che oggi pare essere l’unica legge…
    ciao
    c

  12. paolo sidoni ha detto:

    Caro Cristiano e amici di questi giorni con cui ho avuto l’occasione di chiacchierare in questo blog. Faccio un ultimo intervento e poi chiudo perché, nonostante sia fruitore obbligato come milioni di altre persone “normali” dei vostri prodotti architettonici, dalla latitanza di risposte ai miei, credo legittimi, quesiti mi pare intendere di essere inutile ai vostri discorsi. Evidentemente ritenete lecito intervenire in questi argomenti d’accademia solo da parte di coloro che ne fanno parte. Il che già la dice lunga sul vostro modo di considerare il mondo intero che –ripeto tanto perché il concetto sia lampante – è costretto a relazionarsi, vivere e crescere in un habitat da voi stabilito senza possibilità di appello.
    E qui, da esterno, ho letti discorsi che per la verità mi mettono paura. Nel tuo intervento iniziale, Cristiano, hai affermato testuale che “l’architettura in natura non esiste”. Cosa ovvia, se prendiamo il termine alla lettera, vale a dire come specializzazione umana, visto che un’ape non è umana né in grado di disegnare il progetto di un alveare, o una formica un formicaio, o un uccello un nido, o un castoro una diga. Tuttavia questi animali sono in grado di costruire un alveare, etc. etc.che non saranno architettura, ma rientrano certamente nell’ambito delle costruzioni. Se prendiamo il termine “architettura” un po’ più alla larga, cioè come capacità (arte o scienza, scegliete voi) di strutture su più livelli una qualsiasi cosa (una lingua per l’essere umano, ma anche lo sviluppo di una pianta in natura) e renderla coerente, allora l’architettura in natura certo che esiste perché tutto segue delle regole precise e non procede a casaccio.
    Cito altre tue parole, Cristiano, con le quali attacchi Salingaros: “che ha come unico scopo il benessere fisico, il comfort sensoriale, il “far stare bene” la gente: obiettivo che se permetti ognuno persegue come vuole e come chiede il suo committente…” Ma scusami tanto… costruire un sistema di difesa militare deve aver come fine la difesa, un luogo di culto esprimere trascendenza, un palazzo del potere autorità. Quale dovrebbe invece essere il senso e il fine dell’edilizia residenziale se non quello di far sentire il benessere fisico a chi nelle vostre edificazioni andrà ad abitare? Con questo tuo discorso mi fai intendere che noi, poveri sfigati che di architettura ne sappiamo meno di una sega ma che nelle vostre costruzioni ci passeremo una vita intera, siamo semplici balocchi o, nella peggiore delle ipotesi, cavie di quelle ingegnerie social-architettoniche che contraddistinsero i totalitarismi del ‘900 le cui eco continuano ancora oggi in maniera che più distorta non si potrebbe. Comunque l’obiettivo di costruire per il benessere dell’uomo non passa per un professionista che intende perseguirlo “come vuole”, anche magari con un palazzo sbilenco pittato a pois. Questo significa fare dell’architettura autoreferenziale!
    Dici che è il committente a scegliere. Giustissimo! Ma hai mai fatto caso che nelle cose peggiori prodotte dall’architettura la committenza è nella stragrande maggioranza statale o di mastodontiche (in termini economici) imprese che dell’impatto sulle persone se ne strafegano, basta che l’orrore moderno li renda glamour e al passo coi tempi?
    Ultima, poi passo e chiudo. Fai l’esempio di Lou Red genio a NYC, a Otranto un pazzo da catena. Ti rendi conto dell’assurdità di questa asserzione? Sarebbe come chiedersi cosa sarebbe stato Galileo se fosse nato tra i bakongo dell’Africa nera. Certezze su cose così insensate potrebbe fornirle solo la patafisica, quella scienza delle soluzioni immaginarie del dr. Faustroll, che riuscì a misurare l’estensione di Dio attraverso il calcolo del punto tangente da 0 all’infinito.
    Un suggerimento di tutto cuore per voi che siete demandati a costruire il nostro ambiente e quello dei nostri figli: umiltà, apertura mentale e soprattutto buon senso.
    Do svidannia.

  13. Biz ha detto:

    Cristiano, va bene, ma bisogna spingersi più in là. Salingaros non credo vada inteso come autore che intenda fornire ricette numeriche ecc. Per quanto mi riguarda, lo intedo come un richiamo a non dimenticare che, se “l’architettura non esiste in natura”, nondimeno l’architettura è tale se – come tutti i diversi e assai vari modi di fare architettura del passato – essa è una buona “imitazione della natura nel suo modo di operare”, se essa contiene razionalità, ordine, gerarchia, organicità, senso di relazione ecc.
    In questo senso, non capisco perchè attaccare Salingaros, che in fin dei conti, se non altro perchè non costruisce, non può fare male a nessuno, anzi.
    Sono quelli che costruiscono alla cazzo, con arroganza, violenza e noncuranza, che fanno del male.

  14. franco di monaco ha detto:

    Condivido…quel “muratore che conosceva il latino” è Loos……sommo tra i grandi che hai citato…A proposito di regole: “l’architettura è costruire forme in ordine”, poi variazione compositiva etc etc
    Saluti e complimenti per l’ultimo numero di ordinè.
    FdM

  15. Matricola ha detto:

    @Biz:
    Non è fuori tema! La casa editrice adelphi non pubblica tutto, è una linea editoriale precisa. Già questo ti lascia capire che …. Non voglio rovinarti il gusto della sorpresa, se hai tempo e voglia leggi “gli adephi della dissoluzione”….

    Hai ragione quando dici che la scelta di citare tale personaggio è una scelta infelice, ma dovresti anche sapere che Cossu non sbaglia mai, infatti vedi la sua pronta risposta…..

    Per fortuna che non siamo in un regime guidato dal tale sopracitato e cosi’ posso continuare a leggermi Hans Sedlmayr, Nikos Salingaros, Christoper Alexander, Leon Krier, Tom Wolfe, Ortega y Gasset, John Silber, e constare che hanno ragione e la verità è dalla loro parte.

    Saluti

  16. cristiano cossu ha detto:

    ***In questo senso, non capisco perchè attaccare Salingaros, che in fin dei conti, se non altro perchè non costruisce, non può fare male a nessuno, anzi.
    Sono quelli che costruiscono alla cazzo, con arroganza, violenza e noncuranza, che fanno del male. ***

    Hai ragione Biz, ma io Salingaros lo “attacco” negli stessi termini con i quali lui si propone al mondo degli studiosi, e cioè con lo scritto e la parola. Insomma, è per me un confronto ideale e intellettuale, pur aspro, ma sempre entro questi limiti.
    Un saluto anche a Franco Di Monaco, al quale se vuole chiedo di ricordarmi in privato le comuni “origini” di formazione :-)
    ciao
    c

  17. cristiano cossu ha detto:

    Rispondo a Paolo Sidoni che mi chiama in causa forse fraintendendo leggeremente il mio ruolo nel mondo di tutti i giorni e nell’accademia universitaria… Mi dispiace che lei si sia sentito ignorato in questo blog, sinceramente da parte mia questo non è avvenuto intenzionalmente e nemmeno lontanamente ho pensato di non occuparmi delle sue argomentazioni perchè provenivano da un non addetto, come si dice…
    Per rispondere seriamente al suo post ci vorrebbe tempo e dedizione, non se ne abbia a male se come fanno gli intellettuali un pò vanesi la rimando ai primi due numeri della mia rivistina di composizione, che può scaricare liberamente cliccando sul mio nome qui in alto. In quelle pagine credo potrà capire che non sono quel personaggio inquietante che lei descrive nelle sue righe, se non altro per mancanza di potere accademico, politico, economico… :-)
    arrivederci!
    cristiano

  18. Biz ha detto:

    Matricola, comunque posso abbastanza immaginare gli argomenti del libro che mi consigli, dato che mi piace leggere i blog di Luigi Codemo http://delvisibile.wordpress.com/ , e di Luigi Walt http://piccolozaccheo.splinder.com/ , che in diverse riprese hanno esaminato le strane peculiarità gnostiche della linea editoriale di Calasso.

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