Riceviamo da Romeo Giammarini …
di ritorno da un recente pellegrinaggio umbro: …
Tornando al tema del Cubo
“Caro professore
Tornando al tema del Cubo la invio un paio di immagini trovate curiosando sul web, che potrebbero essere adatte ad un confronto critico.
Anch’io sono stato in pellegrinaggio a S. Massimiliano al Cubo e la visita mi ha confermato la convinzione che il nostro riesce sempre a interpretare i temi che affronta in maniera non convenzionale, riesce a dire sempre La Parola Nuova.
Perché quindi tutte queste polemiche, invidia verso chi riesce sempre ad innovare e ci precede nell’aprire nuove strade, oppure è la solita irritazione dei “benpensanti” che si spaventano ad ogni novità (ed allora penso a Karl Kraus: “devo dare una delusione agli esteti, ma la vecchia Vienna un tempo è stata nuova”)
Non c’è neanche un problema di contesto, la periferia in cui è inserita è una tranquilla aggregazione di villette del tutto indifferenti a quello che sorge vicino a loro (vedi l’ospedale o i “cubi” alberghieri tra questo e la chiesa) anzi il contesto semmai toglie forza all’idea che, se inserita in un ambito storico o consolidato, sarebbe stata allora si rivoluzionaria.
Forse la spiegazione è che per certi detrattori l’architettura deve essere rassicurante e procedere per piccoli passi, fare solo quello che la gente si aspetta, volando basso, senza esagerare…oppure le innovazioni (o meglio le stranezze) vengono accettate solo da alcuni….
Comunque domenica c’erano le cresime e la confusione era tanta, ad un punto il parroco è salito sul pulpito e per invitare al raccoglimento, in attesa che iniziasse la funzione, ha detto: “vi prego di fare silenzio, questa -anche se non sembra – è una chiesa!”
Saluti”
R. G.






fico!
se lo dice Romeo Giammarini….
quotiamo l’intervento…non il parroco
Ma è possibile usare la categoria “invidia” per criticare chi critica!
Ma non è una forma un pò infantile di discutere?! Certamente è irrispettosa delle opinioni altrui.
Quanto alla frase di Karl Kraus, Kraus o non Kraus è semplicemente banale perchè forse qualcuno non se ne è accorto, ma c’è stata una rottura completa nel mondo dell’architettura e siamo passati da una evoluzione secolare al completo azzeramento di ogni canone. Quindi anche nel nuovo c’era sempre e comunque un pò del vecchio.
Un pò come i figli che, anche se diversi dai genitori, ne trasmettono comunque qualche carattere.
Evviva i benpensanti!
La miglior risposta l’ha data il parroco (sarà invidioso anche lui?) ma non vorrei che l’averla riferita possa causargli il trasferimento in altra sede con sua sostituzione da parte di parroco progressista e modernista.
Saluti
Pietro
“vi prego di fare silenzio, questa (anche se non sembra) è una chiesa!”
…..una chiesa che non è una chiesa……..
Sono d’accordo con Pietro.
Secondo me questa architettura andrebbe considerata come puro accademismo, questi architetti sono in realtà ottimi professionisti e ottimi venditori dei loro prodotti, senz’altro ben confezionati e costruiti, ma non bisogna lasciarsi trascinare dai facili entusiasmi, ma analizzare il fenomeno.
Sembra che la ricetta di successo sia di inventarsi strutture “innovative” per essere accettati dall’opinione pubblica e zittire ogni critica in nome della libertà dell’artista (come si minasse la libertà di tutti).
In realtà mi sembra che l’ “architettura moderna” duri da almeno cento anni senza nessun concreto cambiamento, fu già teorizzata da Ledoux alla fine del ‘700, e rinnova solo il suo modo di apparire ma rimane concettualmente uguale a se stessa. Forse era rivoluzionaria negli anni venti ma ora è accademismo ben mascherato, per cui non vedo perché dovrebbe essere risparmiata da critiche.
Non trovo giusto inoltre che le critiche vengano liquidate come “denigrazione” o altri giudizi sommari volti a svalutare chi le esprime, rifiutando così un dibattito sui contenuti.
Troviamo insieme con la riflessione un nuovo modo di pensare l’architettura, e affinché il nuovo si manifesti, il vecchio deve essere criticato e valutato ed eventualmente messo da parte.
Un saluto a tutti
Enrico
Non si tratta di allinearsi ad un contesto che può essere anche molto poco interessante: si tratta di allinearsi al significato della propria civiltà (.. la “propria” non una qualsiasi… a scelta..) al linguaggio metodicamente elaborato, distillato, in circa 3000 anni di vita sociale, di tecniche costruttive, di materiali, di geometrie, di distruzioni, di ricostruzioni e via discorrendo.
Questo è il patrimonio di riferimento.
Ciò non significa affatto volare bassi ma astenersi da inutili, infantili, bizzarrie che soddifano solo i cuori semplici, gli eterni adolescenti come la stragrande maggioranza degli architetti suole essere.
“Vi prego di fare silenzio, questa – anche se non sembra – è una chiesa!”
Epigrafe che metterei all’ingresso del tempio folignate…
Amen :-)
saluti
cristiano
Ma in effetti Pietro Pagliardini non ha torto.
In questo scritto, si danno per scontate troppe cose.
Una frase, ad es.:
“invidia verso chi riesce sempre ad innovare e ci precede nell’aprire nuove strade”
Ma chi l’ha detto che
a) Fuksas abbia “innovato” e “ci abbia preceduto” e “abbia aperto nuove strade”?
A me pare che non abbia innovato affatto … siamo di fronte ad una architettura tardo moderna. Ad una architettura più del secolo scorso che di questo secolo.
E credo d’essere più giovane di Giammarini (se Giammarini parla così).
b) che l’innovazione – di per sè, in quanto tale – sia qualcosa di incondizionatamente positivo? E’ forse impossibile una innovazione sbagliata?
Interrogativo talmente banale da essere retorico.
c) che gli atti, in campo artistico e architettonico, debbano essere valutati secondo un criterio di valore di “prima e dopo”, in una visione del mondo veramente superata (dai tempi di Leopardi, quando sbertucciava le “magnifiche sorti e progressive).?
In una sola frase, Romeo Giammarini, si dimostra totalmente schiavo di pregiudizi, assai più di quando non lo fossero i benpensanti viennesi ai tempi di Kraus, suppongo.
Quoto Biz al 100%
Lasciatemelo dire con forza ….”questa NON è una chiesa!” …ma un edificio contrabbandato come tale!
Pietro Pagliardini mette in luce, e finalmente, la parola “invidia” che tanto è cara a certi capi di governo…La parola INVIDIA è stizzosa, da persone stizzose, usata da chi fa leva su sentimenti livorosi che mettono gli uni contro gli altri senza altro criterio che la bava alla bocca.
Ne stiamo avendo un esempio illuminante in questo periodo, ci viene dalle “alte sfere” (oddio! ho detto “alte”!!!) dell’attuale politica il cui linguaggio sta uccidendo sia la politica stessa che il modo di pensare di molti.
E allora, per favore, la si smetta di insultare le persone dando loro con troppa leggerezza il marchio dell’invidioso. Cerchiamo altri argomenti, facciamo lavorare il pensiero critico, lavoriamo su di noi, prima di tutto, e vediamo di distinguerci da certo pernicioso oltre che infruttuoso modo di affrontare le cose con parole infantili.
Grazie.
Il cubo come contenitore della riflessione spirituale e protettore delle fede Cristiana come in una roccaforte forse, di certo non si attiene a nessun simbolismo religioso,e non inspira gli uomini verso l’alto anche nel senso proprio del termine, non porta lor a volgere lo sguardo verso il cielo alla ricerca del trascendente(un pensiero ricorrente nelle architetture di libiskind),ma sembra con la sua pesantezza apparente voler tenere le anime con i piedi ben saldi sulla terra, quasi imprigionate dalla pesantezza di un cubo di cemento imprigionante.Innovazione fine a se stessa.
D’accordo con Biz…
In particolare sul valore innovativo dell’opera.
Colta al volo a Roma. Ai Fori imperiali, oggi 2 giugno, festa della Repubblica.
Francesco, volenteroso ragazzino mediatico: “Papy, vieni alla mia festa di compleanno al Cubo di Foligno di Fuksattila? Faccio bisboccia”.
Risposta: “Guagliò, ma che so’ fesso? Io vado solo a Villa Santa Chiara a Casoria. Ma ‘mparatevi ‘a prugettà a Foligno, vaffancubo!!!”
“mi sembra che l’ “architettura moderna” duri da almeno cento anni senza nessun concreto cambiamento, fu già teorizzata da Ledoux alla fine del ‘700, e rinnova solo il suo modo di apparire ma rimane concettualmente uguale a se stessa. Forse era rivoluzionaria negli anni venti ma ora è accademismo ben mascherato”
domanda ad enrico se per caso dovesse ripassare di qui.
come mai il rinascimento, nel senso più complesso del termine: umanesimo, rinascimento, manierismo, barocco e tardo barocco, viene letto come un tutt’uno, un linguaggio che ha saputo rinnovarsi senza perdere la propria identità antropomorfa e classica e, proprio per questa sua capacità, è visto positivamente mentre il moderno, quando si ripete è accademico e concettualmente uguale a se stesso? non lo si può leggere allo stesso modo? un linguaggio che sta tra noi da un secolo se non due, che sa trasfomarsi e adattarsi… così come gli ordini sapevano plasticizzarsi e trasformarsi perchè non può esservi un “moderno” che cambia, si plasticizza, si protorazionalizza, addirittura si decostruisce, ma rimane fondamentalmente uguale a se stesso. perchè ciò non è positivo? solo perchè non è antropomorfo? visto in questo modo il cubo di foligno è semplicemente una buona opera che si immette in quel “rinascimento moderno” che ‘sta su ‘sta terra da due secoli a ‘sta parte…
logico che sto ragionando per paradosso, di fronte ad una critica che mette in gioco categorie che per alcuni linguaggi sono positive e per altri, stranamente, negative.
credo, da ciò che leggo, che il verbo “quotare” faccia molto …moda intellettuale, ma io sono un ignorante: mi spiegate cosa significa?, nn ho neanke kapito cosa significa fuksas….. me lo spiegate? grazie
Ora che l’ho visto con i miei occhi, lo posso dire:
l’edificio di Fuksas è bellissimo
Punto
Non so…forse sono un dinosauro. Certo ci sono cose che non capisco.
Con questo non mi ergo a strenuo difensore del famigerato parallepipedo umbro, che effettivamente presta il fianco a più di un’osservazione, e che comunque, mi sembra giusto dirlo, NON HO VISITATO…anche se l’idea progettuale ammetto che mi affascina, anzi, dirò di più, probabilmente il vizio maggiore dell’edificio è che non rende giustizia a quello che lasciavano presagire le tavole di concorso. Però…
Chi ha detto che l’innovazione debba essere per definizione positiva e migliorativa, qualcuno ha detto. E chi detto il contrario, aggiungo io.
L’architettura dev’essere espressione del distillato di saperi, geometrie, tecniche costruttive, materiali, distruzioni, ricostruzioni…e via discorrendo. Giusto, anzi, sacrosanto direi. Ma chi mi spiega cosa c’è di tutto ciò a…Ronchamp, per esempio, tanto per dirne una? O a San Giovanni dell’Autostrada? O a Longarone? E chi più ne ha più ne metta? Salvo poi che qualcuno obietti la qualità preclara di dette opere, ma allora parliamo d’altro.
L’architettura dev’essere espressione della civiltà dell’architetto, ha detto qualcun altro. Giusto e sacrosanto, mancherebbe altro. E chi lo dice che il cubo non lo sia? Siamo proprio sicuri che la civlltà che ha prodotto la tipologia architettonica CHIESA sia la stessa cui noi apparteniamo oggi? E siamo così sicuri che, in fondo, sia così straordinariamente innovativa rispetto a indicazioni post conciliari (se è vero che qualcuno l’ha definito un edificio tardo moderno)?
Io le ho buttate lì. Se si vuole discuterne…magari.
raramente una chiesa post-conciliare sembra una chiesa… e, forse, una chiesa postconciliare vuole essere più il luogo di riunione anche festosa, rumorosa, allegra, piuttosto che il luogo del silenzio e della penitenza individuale.
anch’io ultimamente mi sono trovato in chiesa in festose occasioni -due luoghi opposti: un battesimo a s.agnese fuori le mura e una comunione in una chiesa alla cecchignola, moderna e volutamente modesta nel suo non sembrare una chiesa- e i celebranti sembravano assai contenti, e fomentavano, il clima allegro e informale. Forse proprio chi non frequenta abitualmente le chiese, magari per un glorioso passato di ammazzapreti, probabilmente rinnegato nel riflusso generalizzato degli ultimi anni, si aspetta di trovare una lugubre atmosfera che incuta timore e contrizione silenziosa, e si scandalizza se non la trova.
è la chiesa, bellezza, che -purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista- si rinnova e cambia…
p.s. e poi, il sottoscritto, da architetto appassionato, in una chiesa medievale rinascimentale o barocca, magari affrescata, tutto segue tranne la celebrazione, tutto concentrato su dettagli, modanature, marmi, tessiture, intarsi, panneggi, incarnati, ritmi…
…che all’origine erano, anche i dettagli, parole di Dio…liuk!
mi piace ricordare che chi va per mare imbarca sempre um po’ di acqua….se si rimane a terra a giudicare è ovvio che l’acqua non ci bagna e allo stesso tempo non si commettono storture; detto questo, la chiesa, oramai c’è; facciamola dialogare con il tempo…..e nel frattempo pensiamo, osserviamo e PROGETTIAMO.
Caro Andrea, che va dicendo una buona parte di noi? Che come edificio può pure essere bellissimo! Come pura forma geometrica possiamo pure apparigliarlo alla pura forma geometrica di una piramide, considerandolo quindi l’ottava meraviglia del mondo! Ma come la piramide non é che una tomba e non potrebbe mai essere il tempio del dio Amon, questo “edificio” potrebbe essere benissimo, per la gioia della sconsacrata gioventù dei nostri giorni, una discoteca e non il luogo dove pregare.
Quoto l’intervento dell’omonimo del giovane Skywalker. Quando entro in una bella chiesa barocca, a me succede la stessa cosa.
N.B.: “quotare” non è chic o snob. E’ semplicemente gergo da blogger e forumisti. Ma se volete non lo uso più…
Rispondo a robert maddalena:
Nel mio commento non ho voluto condannare l’architettura moderna come negativa in quanto ormai tradizione consolidata, ma affermare che il presunto “nuovo” che continuano a farci credere che sia, in realtà non risponda più a verità, e in questo non vi è nulla di sbagliato. Quello che trovo sbagliato è il fatto che debba essere considerato ingiudicabile, essendo ormai architettura convenzionale. La scusa che la novità in quanto tale dovrebbe essere esente da critiche per non limitare la libera creatività dell’artista, secondo me non può essere più applicata. Anzi è doveroso pesare e giudicare ogni intervento urbanistico-architettonico in quanto va a modificare un territorio che in virtù della democrazia appartiene a tutti, e su cui tutti siamo liberi di esprimerci.
un saluto a tutti
Enrico
“Quoto” liuk.
Le chiese post conciliari non assomigliano affatto alle chiese medioevali perché così ha stabilito la Chiesa, non gli architetti.
Tant’è che le periferie delle nostre città sono piene di Chiese che sembrano pandori, con quelle piante a stella più alte che larghe. A questo punto, meglio il cubo del pandoro…
Che poi davvero vi chiedo: ma voi siete cristiani? Le frequentate le chiese? Oppure siamo qui a discutere di quello che nel vostro immaginario dovrebbe essere “il senso del soprannaturale” e poco importa se poi questo senso del soprannaturale sia davvero funzionale al rito cattolico-romano.
La chiesa non è il posto dove entri per 5 minuti quando non c’è nessuno e l’odore di incenso ti illude di esserti “elevato”, per poi uscire e tornare con i piedi per terra. La chiesa è il luogo in cui l’Assemblea dei cristiani si riunisce per la celebrazione Eucaristica, cioè per portare Dio sulla terra, Dio che si fa carne, non il contrario, non è l’uomo che viene rapito nell’alto dei cieli.
“Dove 2 o più sono uniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro”. E’ per questo che ha senso la celebrazione del rito eucaristico, perché è Cristo che si fa presente tra i fedeli. Altrimenti sarebbe una psico-setta…
In ogni caso, uno la può pensare come vuole sulle psico-sette, però se un architetto vuole progettare una chiesa oggi non può prescindere da questo. E anche se l’idea di Chiesa dell’architetto è “luogo del trascendente”, forse farebbe meglio a rivederla perché non è la stessa idea del committente, cioè la Chiesa.
Tutto questo per dire che io la chiesa di Fuksas non l’ho vista, ma parte degli argomenti utilizzati per criticarla mi sono sembrati decisamente fuori bersaglio.
Saluti.
il modernismo non e’ morto(taniguchi, moma new york) e’ tuttora vivente, come il barocco e l’espressionismo,cambiano i vestiti e le forme ma in sintesi sono sempre gli stessi temi ispiratori.