I baffi della Gioconda …
riceviamo da Isabella Guarini:
“Caro prof. Muratore, ho pensato che se a qualcuno è venuto in mente di mettere i baffi alla Gioconda, tanto più dovrebbe essere consentito mettere il rosone del Duomo di Foligno a un’altra Chiesa senza rosone!” …





Gajardo, professo’! Ne sarebbe stato soddisfatto pure Bruno Zevi che avrebbe apprezzato, nel rosone fuori centro, l’intenzione anti-simmetrica del progettista!
già è più cristiana…
http://goeurope.about.com/od/todiumbriatravelinfo/ig/Todi-Pictures/Todi-Duomo-picture.htm
allora Fuksas si è inserito perfettamente nel contesto umbro…
http://www.webumbria.it/galleriaimmagini/Umbria-Assisi-Chiesa-di-San-Pietro.htm
Ma, spiegatemi una cosa… i fedeli diminuiscono e le chiese continuano a proliferarsi? Per caso esiste anche la rottamazione delle chiese “vecchie” (esistono chiese vecchie?)?
…inserzione ardita ma tutto sommato accettabile.
sinceramente non mi ero accorto che il rosone fosse fuori centro. Effettivamente, è fuori centro, di poco, ma lo è…intenzionale o errore del computer…???????
Così sembra quasi una citazione di Santa Maria di Collemaggio. Peccato che a differenza di quest’ultima la facciata di Foligno non ha gli stessi singolari effetti ottici e cromatici: anzi reitera il suo essere esternamente un cubo diafano, piatto, pallido, muto!
Il rosone è un pò fuori centro perché ho voluto dare l’impressione di un rosone che fa “occhiolino” per attirare gli esseri umani verso Dio. Comunque, senza il rosone la nuova Chiesa di Foligno non è umbra!
Contributo alla “causa”: http://img198.imageshack.us/img198/4155/kiesa.jpg
Egr. Guarini, non me ne voglia, ha pensato “male” (ma era già accaduto con una “curiosa lettura” relativa all’accostamento figurativo che avevo, modestamente, proposto con “i tre cubi”….Me ne farò una ragione….).
Duchamp richiede attenzione quando lo si cita, anche perchè il grande artista dadaista ha fatto della citazione un punto cardine della propria opera. La “Gioconda con i baffi” appartiene alla serie dei “ready-made Rettificati” – che vengono poco dopo ai “Ready made Aiutati” (come, ad esempio la nota ruota da bicicletta su sgabello o l’orinatorio – fontana) – ed è intitolata L.H.O.O.Q.
Il procedimento artistico che Duchamp compie nel prendere un’opera d’arte universalmente riconosciuta “rielaborandola” con l’aggiunat dei baffi è lìinverso (e quindi la medesima cosa, in un infinito gioco di rimandi) di quando l’Artista, con i Ready-made, sceglie oggetti di serie che, per la sola volontà dell’artista, vengono “promossi” alla dignità di oggetti d’arte. Duchamp, a mio parere, è “l’origine” della critica dell’arte moderna e contemporanea. Un grande.
Lei fa un’operazione più modesta su una facciata di una chiesa altrettanto modesta.
saluti
FdM
L’idea è davvero buona. Coniuga la tradizione francescana dell’essenzialità e semplicità,a cui l’edificio s’ispira, con la componente gotica dei rosoni presente nelle chiese Umbre. Bisognerebbe però capire dentro che succede,con la luce. Chissà .
@ franco di monaco
Certamente non avevo in mente di misurarmi con Duchamp e con le problematiche di chi vuole trasformare in arte oggetti d’uso quotidiano prodotti industrialmente. Il mio è solo un gioco associativo generato dalla memoria. Se, poi, al gioco partecipano anche altri con “clip” associativi che vivono nel profondo e che solo il gioco può fa venire fuori, che male c’è?
“Nel sesto libro (L.B. Alberti) ragiona de’ modi di rendere le fabbriche piacevoli e graziose … Negli edifizi la grazia deriva dalla bellezza delle proporzioni e degli ornati (…)
La bellezza (…) peraltro resulta da far convenire tutte le parti con proporzione e ragione, in guisa da non poter cangiare o aggiungere cosa alcuna senza pregiudizio dell’opera.”
(Girolamo Mancini, Vita di Leon Battista Alberti)
Si può aggiungere …
….ebbbbastaaa!!!
Ma quanto vi ha pagato Fuksas, per fargli tutta questa pubblicità sul blog ?
In fondo i preti ci hanno visto giusto a far progettare la chiesa a Fuksas, soltanto così si sono assicurati un’enorme pubblicità gratuita.
Franco di Monaco non ha tutti i torti, Duchamp decontestualizzava. Qui c’è una chiesa che si contestualizza, tramite l’aggiunta di un rosone, territorialmente e fisicamente nella tradizione regionale. Invece di un orinatoio-fontana (teoria del kitsch), è più cònsono l’esempio di un bidè’ a forma di c..o eh eh eh.
…bidè ovviamente che alcune realtà anglo-americane, capiscano subito a cosa serve; come il rosone fa capire che quella è una chiesa.
Oppure è da invertire, i baffi sono il manufatto, il rosone è la Gioconda. Il rosone è la chiesa e la costruzione è la decontestualizzazione. Però è un artifizio che vale solo per l’esterno. Basta.
eperchéno?
Grazie Isolabella, mi sono sbellicato dalle risate per questo buco napoletano nel cubo romano spostato a Foligno. Sberleffo (o sberloffa) di scuola assolutamente totoista. Degno del Principe a colori. Di tutti i colori dell’imitation de Picassò. Meglio, di Fusksattilò.
Ve lo ricordate, amici muratorini quel film anni cinquanta? E l’assoluta gag sulla morte dell’arte e dell’edificio di (ogni) culto: “L’ha fatto lei questo cubo/chiesa?”, domanda il fedele incredulo. “Si”, risponde orgoglioso l’artista Fuksattilò. E la Totòbella infedele: “Allora si segga, prego. Metta una mano qui, apra bene lì, non si muova: “puahh!!”, un rosone salivoso giusto al centro del cubo. Anzi, leggermente spostato sul centro- sinistra di facciata.
Commedia dell’arte nostra architettonica. A ogni luogo d’Italia la sua maschera. Offerta e sofferta (forse gradita) al Signore. E al suo simpatico parroco di Foligno. Oltre che al Principe, s’intende! Saluti domenicali, Eldorado
Bastasse l’aggiunta di un rosone… per umanizzarlo.
Il fatto è che questo edificio credo sia totalmente avulso ed estraneo ai bisogni della collettività circostante e palesa un individualismo radicale.