Quel salotto del ‘40 …

Sergio Marzetti … attento, in questo caso, anche ai più intimi panorami domestici … e in attesa, come tanti di noi, del suo mitico 20% …
ci scrive: …

“Quel salotto che i miei comprarono nel 1940 quando si sposarono, quel salotto in radica, due poltrone, due pouff, un tavolino scomparso in qualche trasloco, un mobile a “L” che conteneva il tutto, salvato dalle mire di svendita delle mie sorelle, vive una seconda esistenza nella mia casetta di Torre di Palme. Adesso, leggendo l’immagine di Casa Molle, capisco perchè non mi sono mai voluto privare delle sue eleganti forme. Anche se in una veste meno lussuosa, ripete pari pari l’atmosfera, tra il Decò, il Biedermeier, il Moderno di questa foto. Nella Storia dell’Arredamento abbiamo voluto chiamare questo stile con il termine, con un pò di sufficiena e con un giudizio forse non del tutto positivo, di “modernariato”. L’unico problema é che il salotto sta in uno spazio un pò sacrificato; avrebbe bisogno di uno spazio tutto suo. Potrei risolvere il problema d’interni se avessi la possibilità di chiudere la terrazza a sud con una vetrata, cosa che non feci negli anni ‘70 per motivi economici. Adesso dovrei chiedere di nuovo la licenza al Comune ma non sono certo dell’assenso date le norme attuali, il vicinato mi invita a chiudere abusivamente la terrazza perchè “loro non faranno la spia!” Ma aborro questo modo di pensare e la terrazza é rimasta aperta e inutilizzata. Questo decreto-casa mi offre forse l’opportunità di ricostruire e rivedere un ambiente così come l’arredatore del 1940, ispirato evidentemente dall’opera del Morpurgo, aveva disegnato. Ho detto questo perchè le possibilità di ripensare, rimodulare e ridisegnare il nostro paesaggio abitativo date dal decreto non debbono essere scartate a priori per tema di abusivismi, prepotenze e corruttele che invece sono state il pane quotidiano del nostro più recente passato. Una legge, che oltre a fornire un necessario volano alla economia asfittica che stiamo vivendo, ben studiata e calibrata da un confronto dialettico che non voglia essere ostativo a prescindere, rispettosa sia delle responsabilità normative degli Enti Locali ma anche aperta alle giuste esigenze dei cittadini, non dovrebbe essere riguardata con interesse e favore soprattutto da chi, Architetti, Ingegneri, potrebbero e dovrebbero offrire tutte le loro capacità professionali alle richieste della Società Civile? O forse non abbiamo fiducia nella nostra capacità di governare la trasformazione?, Troppe volte usati, manipolati da forze economiche che, con l’acquiescenza spesso di chi doveva controllare e spesso non tenendoli in alcun cale, hanno fatto di tanta parte del nostro Territorio “carne di porco”? Ma allora chiudiamo casa e bottega di questa impotente Italia e certifichiamo l’inutilità e debolezza delle nostre categorie professionali!”

S.M.

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4 Responses to Quel salotto del ‘40 …

  1. Pietro Pagliardini ha detto:

    Sergio Marzetti ha una visione ancora più ottimistica e positiva della mia sul piano casa.
    Per me è solo una “rivoluzione culturale” nel senso che rompe molte gabbie mentali che ci siamo, ci hanno, e ci hanno fatto costruire addosso sul mito della pianificazione, i cui esiti sono palesemente fallimentari.
    Chi si lamenta dell’abusivismo, come fatto puramente formale, “legalitario” e non sostanziale, perchè non riesce a vedere i danni “legali”, ma sempre danni restano, fatti in nome della pianificazione?

    L’abusivismo, quello minore, quello piccolo è solo la risposta del cittadino ad uno stato che lascia fare non ciò che è giusto o bello e necessaro ma solo ciò che ad esso piace.
    Oggi leggevo sul Foglio una dichiarazione del sen. Morando, PD, che mi risulta essere persona seria e accorta, il quale teme che le leggi urbanistiche delle Regioni, in specie di quelle migliori (è ovvio quali egli intenda) rischiano di saltare. Io dico: magari!

    I politici hanno il vizio di andare avanti per luoghi comuni: il loro consigliere dice che la legge della regione Toscana è avanzatissima e loro ci credono, senza sapere quasi mai di cosa si parla.
    Venga il sen. Morando a constatare di persona e non si faccia raccontare le cose dai suoi amici politici toscani; venga e si accorgerà che per un piano ci vogliono almeno 10 anni, la giovinezza di un ragazzo, e venga a vedere che cosa è un piano secondo la Regione Toscana: un ammasso spaventoso di carte e di parole anche senza un disegno che uno, talvolta: SIT, GIS, tutele, Sistemi, sottosistemi, ambiti, UTOE, PRU, PS, RU, ecc.
    Se questa deve essere la pianificazione il 20% per tutti è la libertà di non dipendere più dai piccoli e grandi funzionari, dai piccoli e grandi politici, dai piccoli e grandi architetti, cioè la fonte di ogni corruzione.

    In questa libertà ci sta anche qualche schifezza e qualche piccolo scempio, certamente, ma ci sta anche la poesia, la speranza e il senso di responsabilità di Sergio Marzetti e di molti altri.

    Saluti
    Pietro

  2. Cristiano Cossu ha detto:

    Concordo con Pietro, soprattutto ripensando ai tanti 20% regalati dalla democratica politica toscana non ai singoli cittadini ma alle cooperative, alle immobiliari, ai compagni e alle compagne che in edilizia non sbagliano mai…
    saluti
    cristiano

  3. filippo de dominicis ha detto:

    “la poesia la responsabilità la speranza” suonano un pò come l’appello al “senso estetico” degli italiani del vostro presidente del consiglio, caro pietro!

  4. pasquale cerullo ha detto:

    Le leggi sono buone. È il sistema amministrativo ad essere corrotto o insufficiente. E con questa specie di piano-casa avranno le mani ancora più libere per elargire i privilegi per le solite clientele. Nulla cambia perché non si interviene sul vero problema.

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