Tra Scalfari e Veltroni … una nuova lingua per l’architettura romana …

Profezie architettoniche romane … e la lingua dell’architetto …

Leggiamo su Italia Oggi dell’11.9.07:
la vera novità del Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale, a Roma, è la grande serra di duemila metri quadrati, che ha avuto come progettista esecutivo l’architetto Paolo Desideri. Il suo nome è noto agli amici di Eugenio Scalfari. Era stato proprio Desideri a tenere l’orazione ai funerali della consorte di Scalfari, Simonetta. E lui non si tira mai indietro, quando legge un articolo del fondatore di Repubblica, per celebrarne la prosa. Lunedì, per esempio, è apparso un suo testo dove Desideri dice subito “di concordare con la sua tesi”. L’architetto è in grande ascesa a Roma. Sarà anche l’autore della nuova stazione Tiburtina, uno dei grandi progetti della Roma futura cara al sindaco della capitale, Walter Veltroni.”

siamo andati a cercare il prezioso testo segnalato …
ed effettivamente il nuovo Witruvio capitolino non perde una riga, una battuta, per rinnovare il suo impegno, la sua dedizione alla causa linguistica del nuovo millennio …

Caro direttore, ho letto con grande interesse le riflessioni di Scalfari sul cinema italiano …
Dico subito di concordare con la sua tesi
Il cinema, ma più in generale l’arte ed ogni disciplina creativa, dalla pittura alla letteratura, non hanno nei valori un loro necessario brodo di coltura …
Anche nel campo dell’architettura le considerazioni di Scalfari trovano una puntuale conferma
dunque, anche dal mio osservatorio, non c’è alcun concreto rapporto tra qualità del prodotto progettuale e valori sottesi …
Come suggerisce Scalfari vale allora la pena di fare qualche riflessione sul linguaggio, sul “format” o, come piace dire a noi architetti, sulla forma …
Di tutte le variabili che un progetto di architettura deve integrare, la forma è certamente, io credo, la più importante …
Lavorare nella complessità, allora, vuol dire riuscire a governare la continua interazione tra tutte le variabili del sistema, attraverso la forma …”

Forma come linguaggio, espressione … lingua … quindi, se non abbiamo capito male …
E conclude lapidario:

“qualsiasi vera soluzione non è mai di tipo tecnologico, ma sempre di tipo morfologico …”

e intanto i dispettosi piccioni capitolini …
continuano a scagazzare felici sui vetri …
proprio di fronte al Botteghino …

ma i sogni, le aspirazioni e i desideri di Warter …
sono comunque destinati a crescere …

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12 Responses to Tra Scalfari e Veltroni … una nuova lingua per l’architettura romana …

  1. isabella guarini ha detto:

    Caro Muratore, il post sulle profezie architettoniche Scalfari-Desideri è una provocazione. Avevo archiviato gli articoli di La Repubblica perchè mi sembrava esagerato aprire una querelle con due personaggi apparteneti alla “caste of untouchable” In gergo mi sembrava di essere come nell’antica favola di Bebetebè che si mise ad andare in giro per i villaggi cantando: ” Bebetebé va a fa’ a ‘uerra co’ rré ” Ma ora che gli articoli sono apparsi sul blog non posso fare a meno di esternare la mia riflessione sugli ossimori di Desideri che afferma di essere d’accordo con la tesi di Scalfari, riguardante l’ispirazione da valori a base dell’arte cinematogafica, mentre nega l’assunto per le altre arti e per l’architettura. Perciò adduce esempi lapidari come la costruzione della Cupola di San Pietro in un periodo storico molto discutibile dal punto di vista dei valori religiosi. Sarà!

  2. Alessandro Berioli ha detto:

    Quindi la mia tesi in tecnologia la butto nel cesso???

  3. isabella guarini ha detto:

    No, Alessandro, secondo l’ ossimoro di Desideri, l’architettura non è ispirata da valori simbolici, come dovrebbe esser per una Chiesa o Scuola o Palazzo del Buon Governo o Museo della Storia, et,etc, ma dai valori formali risolutivi della complessità archoitettonica, nella quale è certamente presente la tecnologia. Quindi, ci sei. Ma potremmo chiederci perché costruire, il discorso ricomincia da capo, come il gatto che si morde la coda

  4. luciano zaulo ha detto:

    una sola domanda se, come credo ha ragione il professor Muratore in merito agli efetti piccione sui vetri della serra, chi ha validato il progetto esecutivo? e il direttore dei lavori Moauro non ha trovato nulla da ridire montando quelle preziose “formalmente “esatte lastre destinate al guaino? forse architetto berioli la sua tesi è salva,il cesso a cui allude deve essere intasato.

  5. luciano zaulo ha detto:

    pardon ho appesantito il guano di una i…..

  6. Alessandro Berioli ha detto:

    architetto zaulo la ringrazio per l’appoggio quantomeno morale… il mio walter, pardon water ringrazia!!!

  7. Arem ha detto:

    Ed io che ho sempre portato avanti la tesi che un manufatto di architettura è il prodotto di forma, funzione e tecnologia e tutte tre concorrono al suo significato storico. La forma in sè non dice molto se non è riempita di un contenuto, così come forma e contenuto non dicono nulla se non vi è il mutuo soccorso della soluzione tecnologia per attuarli e la sola tecnologia rappresenta un bimbo che non può fare pipì.

    AREM

  8. Alessandro Berioli ha detto:

    Arem, il bimbo che non fa pipì non l’ho capito… il fatto è uno solo: fare architettura vuol dire tendere al raggiungimento del magico connubio fra tra forma funzione e tecnologia! per fortuna non siamo tutti teorici della forma nè tantomeno fanatici di tecnologia… l’architettura è EQUILIBRIO in qualsiasi suo aspetto.

  9. Arem ha detto:

    È esattamente quello ho detto…un felice connubio. La sola architettura tecnologica rappresenta (secondo me) un qualcosa che “rimane appesa”, che non ha la forza di “esprimersi”, che “soffre”, come un bambino che vuole fare pipì ma non ci riesce.
    Ciao :-)

  10. luciano zaulo ha detto:

    sul web ( abitare roma ) scopro che i ” radicali” hanno fatto fuoco e fiamme in merito alla composizione del Comitato della qualità Urbana voluto da veltroni. scopro che detto comitato esiste dal 2003 e che le nuove nomine risentirebbero di scelte politiche! come mai gentile professor Muratore questa notizia le è sfuggita? e, anche, può spiegarci a che serve questo comitato visto che guardandoci intorno…….

  11. RondoneR ha detto:

    Recentemente ho visto Scalfari e Letta (Gianni, il senor) a braccetto all’Sorditorium… E c’è ancora gente che si chiede chi perda più voti per colpa di Grillo…

  12. leonardo del negro ha detto:

    io penso che la tesi di desideri non neghi alcuna di queste componenti: semplicemente riconosce alla forma il ruolo di sintetizzarle tutte, farle convergere in un unicum.
    in merito ai valori ritengo che , in un epoca in cui non si assiste all’assenza di valori, ma alla compresenza di differenti complessi di valori che auspicabilmente un giorno coesisteranno nella massima tolleranza, un architettura ne incarna di propri: ora, non è detto che questi ne abbiano ispirato il processo creativo, ma ad ogni modo quella forma, per gratuta che sia, diviene espressione di un gruppo e dei suoi valori. Espressione di uno spirito più che simbolo palese condiviso dalle masse.

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