Piazza Augusto Imperatore …”Un progetto bello ma sbagliato” …

“I grandi esclusi non erano al di sotto degli obiettivi, ma
al di sopra…”

Riceviamo da Paolo Marconi, uno degli esclusi dell’ormai famoso “gruppo dei quattro” una risposta all’intervista di Lilli Garrone all’assessore Morassut pubblicata sul “Corriere della Sera” di sabato 22 luglio 2006 intitolata: “Cari Portoghesi e Aymonino, un progetto bello ma sbagliato”:

“Bravo Morassut!
Finalmente qualcuno della Giunta Veltroni ha capito che i “furbetti capitolini” che hanno inventato il Bando e inquinato la Giuria del Concorso per la nuova Piazza Augusto Imperatore non avevano lo spessore culturale adatto a condurre in porto il Concorso per la sistemazione della Piazza, indegnamente rovinata ai tempi di Mussolini per ospitare il di lui sarcofago.
O meglio, è verissimo che Aymonino, Benevolo, Marconi e Portoghesi erano al di sopra degli obiettivi di un Bando il cui scopo era fin troppo evidente: “mettere una pezza” all’atto di supponenza col quale fu imposta ai romani la Teca dell’Ara Pacis senza concorso, indicendone uno che la giustificasse, sia pure a posteriori. Un concorso che modificasse il sito in modo che quella Teca – oggi spaesata in Roma come una pompa di benzina nata per le pianure dei pellerossa – non troneggiasse troppo su quella che era da due millenni la Porta fluviale settentrionale di Roma, ma anzi sperando che essa “desse il la” a quel contesto urbano, in modo da non sembrare più una stecca madornale, ma la nota più intonata dell’intero concerto.
I “grandi Maestri” suddetti (così la Stampa li ha chiamati in questa occasione) hanno pensato infatti che non valesse la pena di scomodarsi solo per rispondere pedissequamente a un Bando miope, ma hanno pensato di dare un’indicazione ai romani ed a Roma in materia di “sistemazione” di quella Piazza ricorrendo alla loro cultura storica ed architettonica, nella speranza che l’Amministrazione li introducesse, sollecitando la costituzione di un Gruppo misto, tra coloro che avrebbero “raddrizzato il tiro” del Bando, presentando un progetto degno di essere mostrato ai romani ed al mondo.
Ma il terrore dei furbetti suddetti, di essere smentiti o corretti, ha trionfato: essi hanno preferito – protetti da un’Amministrazione distratta – di non guardare negli occhi i loro Maestri, e così li hanno “cancellati” mentalmente, così come fanno i bambini quando vogliono ignorare un pericolo.
In effetti, il Mausoleo di Augusto sta in un sito reso squallido dalle manovre urbanistiche concepite nell’imminenza dell’ultima Guerra, e non sarà certo pettinandone le erbacce o seppellendo altrove i gatti morti che esso si potrà risollevare al rango che merita, ma solo ripensando alla sistemazione dei Lungoteveri in modo meno miope e frettoloso di quanto negli ultimi decenni si sia fatto. Certo, la sostituzione che noi prevediamo del Ponte Cavour (il quale fu malamente fondato) con una passerella pedonale non era prevista dal bando, e neppure la ricostruzione, com’era e dov’era, del Porto di Ripetta, pur servito da un’apposita linea di metropolitana che corresse sotto la Via di Ripetta (proposta da Benevolo fin dal 1985), ma di chi è la colpa: dei concorrenti muniti di un’ottica adeguata o della miopia degli estensori del Bando, ignari della storia anche recente di Roma ed anzi ansiosi di consegnare definitivamente la Città ai “palazzinari” così com’è?
“Non è ragionevole accettare che tutto ciò che è avvenuto in passato sia venerato e conservato in quanto un “segno del passaggio della storia”: la storia si fa in primo luogo con i documenti scritti e illustrati, non “conservando” indiscriminatamente in un sempre più caotico museo all’aperto i misfatti da noi stessi prodotti. L’esigenza decisiva è il discernimento fra presente e futuro. Alcune opportunità più importanti, già individuate, devono esser rimandate al futuro per via delle loro connessioni. E’ secondario fissare le scadenze esecutive, mentre è essenziale non precludere adesso, per incuria, i futuri scenari.” Con queste parole si conclude l’Approccio culturale al progetto richiesto dal Bando al nostro Gruppo: spetterà al pubblico mondiale, d’ora in poi, decidere se noi abbiamo ragione o no, in una prospettiva dalla quale i furbi e gli ignoranti vanno esclusi, in nome della reputazione culturale di Roma nel mondo.”

Paolo Marconi
Roma 22.7.06

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1 Response to Piazza Augusto Imperatore …”Un progetto bello ma sbagliato” …

  1. Ho trovato curioso che a distanza di giorni nessuno avesse inserito un commento alla lettera del prof..Marconi.
    Dei “ quattro maestri” conosco personalmente solo il professore, di cui ,tanti anni fa fui suo studente, e di cui ancor oggi ricordo con particolare apprezzamento le sua lezioni… Ebbene, proverò a fare delle considerazioni io, legandomi a quanto letto a livello generale sulla vicenda, partendo da quanto scrive il prof..Marconi, per arrivare a mie opinioni su aspetti più generali.
    Quanto si legge nella lettera è totalmente condivisibile, anche se ritengo fosse inevitabile un esclusione del progetto dei “quattro”, non foss’altro per le critiche da loro espresse in passato sull’intervento di Meier, e dalle conseguenti scelte progettuali proposte, volte a mettere in discussione gli ambiti del concorso e la nuova teca
    Era auspicabile che la stessa amministrazione negasse, con un concorso successivo, ciò che ella stessa aveva in precedenza scelto? A me sembrava impossibile, non fa parte del patrimonio genetico italico, il coraggio di ammettere i propri sbagli….per altro l’ amministrazione capitolina hanno basato parte del proprio consenso proprio su quest’opera ( vedi le pluri inaugurazioni..).

    Ma mi ha molto colpito un commento successivo della collega Guarini di cui estrapolo un brano: “La prima cosa che appare dalla lezione dell’Ara Pacis è l’azione a sorpresa per introdurre nell’inviolabile tessuto storico un esempio d’architettura moderna che faccia da traino per la sistemazione dell’intera area.”

    Ebbene, dopo 50 anni di totale immobilismo da parte della classe politica italiana, rispetto a quanto realizzato in Europa, e cioè in Francia, Olanda,Inghilterra,Germania e Spagna , finalmente a Roma 2 opere pubbliche importanti: l’Auditorium e l’Ara Pacis
    Tralasciando commenti sul primo( e ce ne sarebbero…), per quel che riguarda l’Ara Pacis penso che la collega Guarini abbia avuto un’intuizione geniale: i fatti ( e i misfatti) ci dimostrano che l’unica maniera per realizzare qualcosa in Italia, in tempi non eccessivamente lunghi, a livello di architettura moderna come di progetto urbano,sia prima il metter in cantiere un edificio progettato da una archistar ( che brutto termine, però, sembriamo quasi invidiosi del successo altrui..) e poi promuovere la successiva sistemazione dell’area che funga da adeguato fondale alla scena. E per chiarirmi meglio,vi invito a ripensare agli anni trascorsi tra concorsi e progetti in ambito universitario per arrivare poi al concorso ristretto e alla successiva realizzazione dell’auditorium…all’estero dall’ideazione alla realizzazione di un opera pubblica passano pochissimi anni, in Italia un quarto di secolo…
    E concludo dicendo, che se il modo di procedere evidenziato dalla Guarini è oltremodo “curioso”, dal mio punto di vista è sempre meglio del niente a cui siamo stati abituati…infatti non credo che le molteplici opere realizzate all’estero, mentre in Italia si faceva poco e niente, siano tutte condivisibili e immuni da errori…però li’ il coraggio intellettuale, fors’ anche sbagliando, c’è stato…ad esempio, quando io, a metà degli anni ’80, da studente, vidi per la prima volta dal vero il Centro Pompidou di Piano e Rogers, rimasi perplesso. Mi sembrava un astronave atterrata nel centro storico parigino, e, a prescindere dal giudizio di merito sull’architettura, rimasi comunque piacevolmente colpito dal” coraggio intellettuale” di chi ne aveva promosso la scelta e permesso la realizzazione…specie pensando poi allo sciovinismo tipicamente francese.
    Se qui da noi, il prezzo da pagare per iniziare a far qualcosa, è la “pompa di benzina” di Meier, io sinceramente preferisco ciò al nulla….mi auguro solo, ovviamente, che i prossimi interventi siano attivati, dall’inizio, da concorsi a procedura aperta…ma per questo ci vorrebbe un coraggio e una forza intellettuali che nel panorama italiano sinceramente non scorgo….

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