
“Roma città policentrica” è il titolo della trasmissione che Rai Educational presenta per la serie “La Storia Siamo Noi” mercoledì 8 febbraio …
Argomento ghiotto che già nel titolo allude alle tematiche strutturali del nuovo P.R.G. e al quale sono stati dedicati negli ultimi tempi un’infinità di seminari, convegni, conferenze, libri interi (valga per tutti il recente “Roma capitale nel XXI° secolo, la città metropolitana policentrica” Palombi Ed., Roma 2005 curato da Piero Salvagni e che deteneva fin qui la palma dell’horror e della piaggeria editorial-urbanistica della capitale, peggio ancora di “Capitolium”, per intenderci …); mancava però l’ultima chicca: il super markettone televisivo …
Così “tutti”, finalmente, potranno sapere …
Policentrismo e quindi “Nuove centralità” che sono alla base delle nuove dinamiche di pianificazione capitolina e dovrebbero fungere da volano al suo sviluppo prossimo venturo …
Le aspettative sono quindi del tutto naturali, ma … nulla di tutto questo …
In sostituzione delle centralità del nuovo Piano Regolatore lo spettatore si troverà, ancora una volta, di fronte alla patinata centralità del vecchio Piano Navigatore che con la barbetta da Royal Navy affaccerà la sua stagionata faccetta di lupo di mare da rotocalco per la gioia delle pollastre di Cicken Town anche da questo spottone pre-elettorale che tele-Kabul manda ora in onda … per farci capire (non a caso Educational …) che se un tempo erano i romani che guardavano a Parigi concludendo amaramente “guarda là come si costruisce e … qui da noi, niente …”, oggi sono i parigini che prima di gettarsi a capofitto nella Senna pronunciano le medesime, fatidiche parole … (i soliti bene informati ci confermano che altrettanto vale per il Tamigi, la Sprea, l’Hudson e la Moscova …)
Sì, proprio così, senza un filo di ironia, né accennando un sia pur minimo tentennamento critico (senza “Conflitti” verrebbe da dire …) qualche voce appena stonata viene presto soffocata … anzi è tutto un rincalzo, un rabbocco, un buffetto, un complimento, una strizzatina degli architetti “di fiducia” (altri volgarmente direbbero a “libro paga”) che volteggiando leggiadri (potere della fiction) tra nuvole, plastici e milioni di metri cubi, non sbagliano un passo, un piroetta, una scivolata, una “mossa”, in questo assedio che sa tanto di ruffianeria e di regime … dove manca solo il lancio di una rosa rossa o di “un bacio in fronte” … al fatale governante che, su colli altrettanto fatali, tutto questo rese possibile … Sarà tutta una sinfonia di catodici violini quella che suonerà di sottofondo alla Roma del nuovo millennio con il coretto degli architetti del quartierino con le loro vocette a far da controcanto …
(a proposito di apparizioni televisive… : Veltroni tra i “suoi” architetti, fa quasi più impressione di Berluconi tra le ballerine della Pivetti …)
Ci si racconteranno le storie più amene sui nuovi “monumenti” che vanno arricchendo la città …
metamorfosi, catarsi, miracolo … dove tutti saranno più buoni e più belli … ascoltando la musica da Piano, passeggiando sotto la fontana con Odile, inseguendo Zazà per gli acrobatici maxxi-cunicoli del Flaminio, congressando tra i periclitanti nembi inscatolati all’Eur, rosolandosi nelle serre a microonde al Quirinale o correndo, felici e per storto, i metallici fasci tiburtini …
(tutte esperienze, perlomeno straordinarie, che manco li romani ar Colosseo e li papi a Villa d’Este se le sognavano e che lascerebbero di stucco e di tola anco li barocchi e i futuristi insieme …)
Una bella oretta di amenità, di furbachiacchere capitoline, alla ricerca della Roma del futuro, quella del terzo millennio …
Un bel programmino, talmente “politicamente corretto”, patinato e “per bene” … (che alla fine te verrebbe da tiraje ‘na serciata … ner televisore) …
E’ la città degli architetti che sognano e che segnano … che segnano e che sognano …
quando poi ci si risveglia e all’improvviso ci si ricorda che esiste anche un’altra città … quella delle persone normali … quella vera, quella dei poveri cristi … quella con i suoi casini quotidiani … quella delle buche, del bus e della metro e magari ci si accorge che quella città è anche “brutta” e che non può competere con le “meraviglie” dell’architettura di cui si è appena parlato … per nostra fortuna ci sono, ancora in onda, quegli straordinari architetti con la barbetta, la maglietta e l’autista ai quali ci possiamo appellare imploranti: ”Maestro … che fare?”
… è un coro “abbatterla” …
“…voi la tirate giù, noi la tiriamo su …”
ma allora siamo, veramente,
oltre la frutta … al caffè …
ma non si illudano le nostre star “della marana” che se c’è qualcosa di grosso ancora da azzannare sono già pronti i loro colleghi, magari quelli della banda Burdett, quelli che il nostromo peloso li chiama con un fischio ché stavano a scuola con Lui, quelli targati AA-LSE e che c’hanno pure l’aereo privato …
in cinque minuti arrivano … e il gioco è fatto …
la Banche hanno già pronti i soldi … per loro …





… si, fàcce Tarzan… ma senza mutande ce semo rimasti noi! i polli di Chicken Town…
Ma almeno l’hanno invitata a “La storia siamo noi”? E’ un evento da registrare, per rivederlo tra trent’anni: “Come eravamo”
‘na serciata? … ner televisore??? mmmh, lasciamo perdere, consoliamoci con l’ultima chiesa di Roma, ancora da inaugurare…
L’americano o il milanese, cambia poco:
http://www.photographers.it/utenti/Free/FreePag.cfm?Cod=2192
… oltraggio al pudore?
Saluti, a presto
Vittorio
A Murato’,
una volta a Milano, in quel di Bovisa, mi hai parlato del factotum di Veltroni, quello che ha fatto il segretario in tutte le commissioni di concorso romane, parente di Rogers (no, non Ernesto Nathan di buona memoria, quell’altro: il socio del navigato Navigatore;mannaggia, non me ne ricordo il nome, eppure me l’avevi detto !). Perchè non torni a parlarcene in Archiwatch ?
Io che quando vengo a Roma (ormai sempre più spesso, per motivi familiari) abito vicino al Pigneto, sono d’accordo con te: nonostante la vulgata veltroniana, quanto a traffico e pulizia la città fa proprio schifo. E probabilmente non è neanche la situazione peggiore ! Noi qui a Milano, intanto, ci godiamo le vele (altrettanto periclitanti) del fuksaspensiero e i grattacieli di Libeskind/Hadid/Isozaki: invocare un’architettura “no logo” ?