Sacripanti a Forlì …

Alfonso Giancotti ci segnala: …

Appello per la salvaguardia della

piazza parcheggio di Maurizio

Sacripanti a Forlì

A Forlì incombe il rischio reale che – con l’approvazione del piano urbanistico attuativo relativo alla piazza Guido da Montefeltro – sia demolita la piazza-parcheggio progettata dall’architetto Maurizio Sacripanti negli anni ottanta.

Si trattò allora di ideare un intervento impegnativo, di grande complessità, volto a ricostruire un grande vuoto urbano di migliaia di metri quadrati (conseguenza della demolizione avvenuta della fabbrica di feltri Bonavita) anche nel quadro del recupero a teatro ed a funzioni culturali dell’antico complesso del San Domenico.

Rispetto a quell’evento architettonico senza precedenti prese posizione Bruno Zevi “quando parcheggiare diventa uno spettacolo” che riconosce il valore della ricerca di Sacripanti in quanto “ha sempre scelto l’aggressività dell’avanguardia, rifiutando ogni spurio compromesso ambientistico. Detesta l’irresponsabilità del Post-modern…., ha un acuto senso della mutazione artistica, tecnologica e mentale”.

Alla luce di queste valutazioni è interessante “rivisitare” la piazza-parcheggio, percepirla nella sua complessità strutturale, funzionale e senso artistico, sentirne l’effetto visivo e scenico nel percorrere la vasta piazza come sospesa lungo il piano orizzontale dall’andamento curvo ,che con i suoi margini accompagna in un dialogo la visione suggestiva, durante le ore e luci del giorno,dei diversi fronti-contesti urbani.

La piazza si affaccia e si relaziona, attraverso varchi-percorsi, con un parcheggio “vero”, che non scompare dominato dalle auto ma le avvolge entro blocchi e cornici di cemento configurando così una identità inedita di un nuovo codice linguistico di rilettura dello spazio-tempo come tempo nello spazio che caratterizza rapporti di fruizione non statici ma dinamici.

Il significato di questa opera architettonica volta ad essere esperienza vissuta di arte dello spazio, evento della modernità e contemporaneità, come può essere ridotto – snaturato ad intervento mostruoso di cementificazione come se fosse espressione di una prassi politica legata ad interessi immobiliari speculativi?

Una città, nella sua dimensione fisica, nei mutamenti segnati dai diversi paesaggi umani, dai conflitti e cambi di potere avvenuti nel tempo, è l’espressione delle trasformazioni storiche che caratterizzano luoghi e spazi del vivere, che formano gli stessi percorsi della percezione cognitiva ed affettiva dei suoi abitanti rispetto alla loro dimensione abitativa; in tale contesto si anima la stessa ricerca critica del senso dei luoghi.

Occorre promuovere (non cancellare) – organizzando un processo creativo, teorico e progettuale, valutato in un passaggio complesso dei linguaggi dell’architettura contemporanea – l’opera di Sacripanti a risorsa culturale innovativa ed inedita della modernità da valorizzare, anche con un’adeguata manutenzione per evitarne il degrado, in funzione dello stesso Museo del San Domenico, affrontando il tema della mobilità sostenibile e della riqualificazione – interagendo nel campo allargato delle pratiche artistiche – delle zone di contatto e di transizione rispetto ai diversi contesti urbani.

Forlì, 23 Dicembre 2009

L’appello si può sottoscrivere sul sito dell’ordine … di Roma …

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3 risposte a Sacripanti a Forlì …

  1. isabella guarini ha detto:

    Firmare un appello per la conservazione di un’opera di architettura mi sembra un buon inizio per il 2010, ma sub condicio.Infatti, penso che la Piazza-parcheggio di Forlì vada riconvertita in giardino pubblico, in modo da far scomparire l’effetto autostrada di fronte al contesto storico preesistente. Non ci vorrebbe molto!

    • Pietro Pagliardini ha detto:

      Poiché mi fido poco degli appelli e ancor meno dei giudizi di Bruno Zevi sono andato a vedere su Virtual Earth la Piazza-parcheggio (ma direi meglio il parcheggio-piazza) per cercare di capire meglio e, devo dire che sono d’accordo con quanto sostiene Isabella Guarini.
      Non so cosa abbia intenzione di fare l’amministrazione comunale e certamente non mi sembra il caso di demolire ogni cosa, ma di trasformare sì, perchè l’effetto autostrada o stazione di servizio autostradale di cui parla Isabella c’è, eccome se c’è.
      Dal punto di vista architettonico l’opera andrebbe conservata, dal punto di vista urbano è inesistente, e in fondo non so nemmeno se voleva esserlo.
      Non ho proposte da fare e l’idea di Isabella di mettere piante o alberi mi sembra il segno di un desiderio, che corrisponde ad una necessità, di riempire un vuoto esageratamente grande, quale è un parcheggio, che non assume valenza urbana solo perché nobilitato da un progetto di parcheggio non banale.
      Io non firmo, e non importa a nessuno, anche perché sono molto insensibile alla glorificazione degli architetti, interessandomi molto più i risultati, però una riflessione da parte dell’Amministrazione andrebbe fatta.
      Saluti
      Pietro

  2. antonio tudini ha detto:

    Ho avuto il piacere di assistere ad un incontro tra Maurizio Sacripanti e gli studenti di un corso di progettazione a Valle Giulia, un paio d’anni prima della sua morte. Davvero emozionante. Rimasi incantato dalle immagini dei suoi progetti e dalle sue parole (anche perché non era uno che ci girava tanto intorno….). Il giorno dopo andai a comprare il suo libro più famoso “Città di frontiera”, Bulzoni editore, Roma 1973, da molti sottotitolato: “il libro nero”, per il colore della sua copertina. Un testo che sembra anch’esso una piccola architettura per come è stato concepito: formato quadrato, con moltissime immagini e con le pagine ripiegate su se stesse per aumentare i disegni rappresentati.
    Mi verrebbe da dire salviamo l’opera di un maestro!Però, sembra effettivamente, che l’area necessiti di qualche trasformazione. Spero che gli amministratori di Forlì vorranno approfondire le qualità dello spazio progettato intervenendo sui luoghi nel rispetto dello spirito che li ha generati.
    Dopotutto “…l’architettura è la protezione della propria sacralità…” (M. Sacripanti, op. cit.) .
    a.t.

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