
L’eclettismo e l’annullamento di ogni gerarchia fra le arti — maggiori, minori, applicate… — furono, sulla scia dell’inglese William Morris, caratteristiche ricorrenti nelle estetiche a cavallo tra Otto e Novecento. E lui, il romano Duilio Cambellotti (1876-1960), eclettico lo fu come pochi: scultore, orafo, ceramista, illustratore, pittore, disegnatore di mobili, scenografo teatrale e cinematografico, costumista, fotografo, collezionista. Un artista-simbolo, sia pur con un’originalità tutta sua, all’interno di quella sterminata koiné internazionale che solo per comodità di sintesi si è soliti indicare con la formula fra Liberty e Déco. E il multiforme mondo di immagini create da Cambellotti è ora ripercorso, con taglio antologico, nella mostra inaugurata il 5 giugno Villa Torlonia (Casino dei Principi, Casino Nobile e Casina delle Civette) e curata da Daniela Fonti e Francesco Tetro, rispettivamente responsabile scientifico dell’Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti e ideatore e direttore del museo civico Duilio Cambellotti di Latina. roma-corriere.it -duiliocambellotti



