ROMACINQUANTATRE’

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11 Responses to ROMACINQUANTATRE’

  1. sergio43 ha detto:

    Un bel compendio delle sette invarianti zeviane! Quando da studente, sul tram che mi portava a Valle Giulia, mi scorreva davanti questo edificio, di cui poco più sotto, a DECOROBIBLICO, é rappresentato il pannello dell’Arca di Noè che sta all’ingresso, ero sicuro che quel linguaggio, quella lingua che ci veniva insegnata in aula, era lì perfettamente espressa e sarebbe stata la lingua del nostro futuro. Come poi abbiamo visto tutto é stato travolto, lingua, esegeti, storie professionali, dal ’68, ‘ssinammazzallo! Comunque anche adesso questo Centro di Ricerca fa la sua bella figura lungo il rettifilo di Viale Regina Margherita.

    • maurizio gabrielli ha detto:

      In effetti è andata così ma il ’68 c’entra pochino.A ben vedere quello che ha ridotto Roma ad un cesso è stato il cedimento generalizzato alla voracità della rendita fondiaria e alla speculazione.Dunque alla morte di ogni linguaggio.Essendo l’Urbanistica la prima pietra,la culla dove l’Architettura è stata uccisa,è lì che bisogna tornare.Cercando di essere seri.Qualità semi sconosciuta in Italia e molto praticata ad esempio in Germania,dove invece la serietà nell’affrontare i problemi del territorio ha portato al risultato che vediamo nelle città tedesche.

  2. maurizio gabrielli ha detto:

    Ho sempre pensato che fosse macchinosa.

  3. simone il polesano ha detto:

    l’autore chi è?

  4. sergio43 ha detto:

    Mettiamoci d’accordo almeno! Il ’68 é stata una data epocale, va bene? Per qualcuno fatidica, per qualcuno famigerata! Comunque non intendevo parlare dell’universo mondo dell’economia, della diseconomia, della rava e della fava. Solamente parlare del piccolo mondo antico della Facoltà di Architettura della Università “La Sapienza” di Roma alla fine dei favolosi sixties, dello iato di un’epoca che prima ti negava pure di proporre un tetto a falda e poi ti invitava a disegnare colonne e capitelli (semplifico molto, Maestro! Ma questo è l’eco di quegli anni!)

    • maurizio gabrielli ha detto:

      Condivido e ringrazio.Mi scuso se sembro quello che non sono ma non me ne frega un cazzo del ’68, chi c’era c’era e chi non c’era cazzi suoi. Io c’ero ed ero molto giovane.Non c’ero molto dopo, quando l’assassinio dell’Architettura ( preferisco assassinamento, è sgrammaticato ma appare sistema )si è perpetrato a mezzo danaro. Pecunia non olet….ma uccide.

    • maurizio gabrielli ha detto:

      C’ho messo un pò ma,a proposito della rava e della fava,infine l’ho trovato :” L’Urbanistica, quale disciplina volta a pianificare la città e il territorio secondo l’interesse pubblico ,si è persa nei meandri della cattiva politica,poi si è dissolta sotto i colpi dei grandi proprietari e degli speculatori fondiari e finanziari.
      L’architettura,dopo aver spezzato il dialogo con l’urbanistica tradizionale,ha perduto ogni rapporto con i contesti sociali e territoriali. Si è ridotta a vendere se stessa come pura immagine dettata dall’internazionalismo pretenzioso degli autori e dei finanziatori che, alleati, hanno assoggettato sindaci e presidenti a scelte socialmente insensate, dettate solo da un abnorme sfruttamento edilizio.Così l’urbanistica privatizzata e la falsa architettura si tengono insieme,in altra maniera rispetto al passato,attraverso il potere politico,che ridistribuisce in senso classista la resa del gigantesco affare immobiliare basato sull’intera geografia del paese “. Lodovico Meneghetti” Promemoria di Urbanistica,Architettura,Politica e altre cose”.

  5. simone il polesano ha detto:

    c’è qualcuno che conosce il nome del progettista del’edificio in questione? grazie.

  6. sergio43 ha detto:

    E’una giusta curiosità quella di Simone. Il nome si ricava anche dal piccolo gioco dell’oca con cui si è divertito il Professore. L’Istituto Gregorio Mendel è opera dell’Architetto Ildo Avetta. Quando nell’anno 2000 visitai Israele vidi a Cafarnao la chiesa sospesa per proteggere i sottostanti resti archeologici della casa dell’Apostolo Pietro. Anche quell’opera è di Avetta.

  7. simone il polesano ha detto:

    grazie mille delle informazioni, sergio43!

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