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Nel campionario dei pavimenti ho riconosciuto alcuni pavimenti della casa in cui sono nata che, per fortuna e per mia insistenza, ho fatto conservare. Sono commossa. Anche di recente ho ritrutturato un’antica abitazione e ho convinto i proprietari a conservarli, mentre erano intenzionati a eliminarli, perché diversi da stanza a stanza. Premetto che non è facile armonizzare i colori della graniglia di cemento con quelli gli arredi di oggi. Comunque è un bel rompicapo.
Meravigliosi pavimenti,
un giorno giocando con mia figlia a Villa Borghese ne ho trovato un frammento, chissà come era arrivato in mezzo ad un parco; in oore anche della più piccola memoria l’ho messo in bella vista sul mio tavolo, sperando in una ispirazione…
buon blog a tutti
ecco perchè ci pagano!
molte volte nella mia professione mi sono trovata a ristrutturare abitazioni con questo tipo di finiture .risalenti all’inizio secolo , di buona qualità ( i rifacimenti che sono stati fatti in questi ultimi venti anni non hanno la stessa bellezza nei colori e sopratutto la stessa resistenza all’usura ) e mi sono posta il problema della loro conservazione in rapporto a un abitare contemporaneo. Sicuramente
si è molto vincolati nella definizione dell’ambiente, poichè le fasce perimetrali ai disegni seriali, determinano le dimensioni in modo categorico talvolta non gradite ; un buon architetto deve saper dare un rigoroso supporto teorico a una scelta di conservazione. Partendo dal valore storico di una tipologia ben individuata nel tempo, è lecito in vista di mutate abitudini abitative ( vedi ad esempio l’aumentato numero delle camere da bagno ) operare con grande attenzione, ma senza vincoli imposti in maniera restrittiva. Questo come principio , include lo studio accurato delle mutazioni avvenute nel tempo , onde riconoscere quali apporti “nuovi” possono essere inseriti senza provocare traumi irreparabili , non solo alla singola unità abitativata, ma all’edificio-organismo.