“Non contiamo più una mazza” … parole sante …

Apprendiamo dal “Corriere della sera” di oggi, a margine della pubblicazione dei risultati della prima fase del concorso per la sistemazione di piazza Augusto Imperatore (post- Meier e annesso sottopasso), della vivace e peraltro legittima e doverosa (ancorché piuttosto tardiva) reazione di alcuni Grandi Vecchi della cultura italiana testè trombati …
Ne esce fuori un quadruccio eloquente della situazione locale che, se da un lato, ci conferma su alcune nostre disperate quanto radicate certezze … d’altro canto, non cessa di stupirci per la tracotanza dei metodi adottati …
Parlavamo appena ieri di “Cupola” a proposito di alcune strane coincidenze accademiche … oggi potremmo parlare di “Piovra” …
Ma forse la testa … la mano … i tentacoli o il cappuccio … sono intercambiabili …
E’ inviperito Carlo Aymonino … che sbraita:
“E’ incredibile che a noi quattro (Aymonino, Benevolo, Marconi, Portoghesi) non sia stata data la possibilità di esprimere un progetto.
Il concorso è molto articolato, complesso: per questo ci siamo messi insieme, quattro vecchi ma ancora in gamba. Quanto è accaduto dimostra però che loro pensano che noi non contiamo più una mazza” …
Come dargli torto? … ma non sono forse più o meno tutti “in pensione” e quindi “disabilitati” al gioco delle cattedre … e dei grandi incarichi? (che peraltro, proprio qualcuno di loro, ha gestito, per decenni, da gran “maestro”) … forse vedersi “trombato” da qualche allievo neanche di gran talento, messo o fatto mettere incautamente in cattedra, rende la cosa più dolorosa?
Comunque comprendiamo il dramma umano e ci associamo commossi …
E Paolo Portoghesi di rincalzo, nella stessa intervista di Giuseppe Pullara:
“La selezione fatta dalla commissione comunale su 48 proposte è l’ennesima prova che i beni dell’architettura vengono gestiti dal Campidoglio … da un vero gruppo di potere …
Mi dispiace che un sindaco come Veltroni … venga compromesso da certe persone …
Io e Carlo siamo romani, abbiamo speso una vita di lavoro a Roma e quando facciamo una proposta per Roma, alt: non si passa.
Non pretendiamo certo di vincere, ma essere fermati nelle selezioni mi sembra troppo …
L’ispiratore di questo atteggiamento discriminatorio …
è Francesco Ghio …”
Anche in questo caso …come dargli torto? … sono anni che diciamo le stesse cose … ma credo che, in questa specifica occasione, ci sia anche dell’altro … un qualche cosa forse più legato al mondo del “restauro” e delle sue “scuole” … (e un’occhiata anche al recente concorso per il Duomo di Pozzuoli non guasterebbe) al labirinto delle sovrintendenze, locali e di stato … agli intricati meccanismi del Ministero dei cosiddetti Beni Culturali e dei suoi insondabili “Comitati”, “Consigli Superiori”, “Istituti”, “Scuole” (anche lì troveremmo molti nomi “interessanti”) e all’intreccio ormai scopertamente perverso con il puteolente mondo accademico …
Non sarà mica un caso che più di una dozzina di progettisti e di consulenti (disseminati sui dieci gruppi selezionati) appartengano o siano appartenuti allo stesso “storico” Dipartimento romano (il più prossimo, anche fisicamente, all’area di progetto) e alla altrettanto “storica” Facoltà di provenienza: Valle Giulia?
Discorso “analogo” varrebbe, comunque, anche per altre realtà accademiche romane forse meno palesemente disastrate … ma non per questo meno connesse/colluse e altrettanto inelegantemente funzionali all’Amministrazione Capitolina…
ma su questo ritorneremo più avanti …

Intanto, un collega straniero che ha partecipato al concorso mi ha già telefonato allibito … come posso spiegargli, in poche parole, la “complessità” della vicenda romana, italiana …
non so proprio cosa dirgli … mi sembrerebbe di cattivo gusto dirgli semplicemente: ” Misteri capitolini” … lui capirebbe: ”Mafia” …
proprio adesso che abbiamo appena vinto i Mondiali …
sarò costretto a dirgli: ”non puoi capire” … lui capirà? …

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9 Responses to “Non contiamo più una mazza” … parole sante …

  1. Isabella Guarini ha detto:

    Caro Muratore, la questione delle esclusioni sta nella procedura ristretta. Come più volte denunciato è una modalità ad excludendum preconfezionata. I quattro vecchi di cui si parla hanno ragione, ma dovrebbero adoperarsi per far cambiare le regole concorsuali ingiuste per tutti. A Napoli si dice:”Giacchino facette ‘a legge e Giacchino manette impiso”. Traduco:” Gioacchino fece la legge e Gioacchino rimase impiccato”. Si tratta di Murat

  2. mara dolce ha detto:

    Roma – Quattro maestri esclusi: ”toglietevi dai coglioni”

    Una delle poche soddisfazioni che ci siamo presi in questi ultimi giorni, è stata quella di leggere della trombatura di Portoghesi, Aymonino, Benevolo e Marconi: 4 signori sull’ottantina ai quali il piacere derivato dal diventare nonni evidentemente non basta. Abituati a fare la parte da leoni,quando al potere c’erano loro, andava tutto bene: le giurie dei concorsi erano regolari, le selezioni giuste, la giunta comunale sana.
    Dopo anni di egemonia nelle università,dopo aver piazzato strategicamente e distribuito regalmente a mezze calze, portaborse e parenti,cattedre e dottorati funzionali a consolidare e incontrastare il loro potere, eccoteli qui i 4 under100: frolli nelle carni ma tonici nell’egoismo e nella smania di protagonismo. Ci tocca sorbire l’ottantenne Aymonino – non pago di aver recentemente flaggellato il Campidoglio con la modesta ala dei Musei capitolini – che assieme all’impomatato Portoghesi frignano e indignati minacciano ricorsi, accuse a Ghio,( che l’unica colpa che ha è quella di essere un morto di sonno), offrendo uno spaccato patetico ma tipico degli accademici italiani: adolescenti senili in crisi di potere. Ora, dopo aver imperversato con arroganza in commissioni di assegnazione di cattedre e in giurie di concorsi per decenni, dopo aver usato e abusato di conoscenze politiche e del sostegno di potenti che hanno permesso ad almeno due di loro di costruire persino numerose robe di architettura discutibili senza trovarsi faccia a faccia con uno straccio di critico che gliele abbia cantate a dovere; invece di ringraziare per averla fatta franca fino alla pensione senza che un Borrelli qualsiasi abbia deciso di ficcare il naso in certi loro compromessi e amicizie baronali, si sorprendono persino che esistano almeno due generazioni di professionisti che li detestino, sia come uomini che come architetti e che non vedono l’ora che vadano finalmente fuori dai coglioni per dedicarsi, con maggior profitto – e nostro sollievo – al giardinaggio e ai giardinetti.

    Ps.Muratò: siamo sicuri che a `stì quattro tocca difenderli?

  3. Pingback: motondoso

  4. Alessandro Ranellucci jr ha detto:

    Codeste “robe di architettura discutibili” stavolta non si vedranno, poiché non ammesse alla seconda fase… e quindi è una “discussione” che muore prima di iniziare.

  5. pinello berti ha detto:

    PS:Caro GIORGIO,

    Ti sei dimenticato il voto UNICO del DIRETTORE del DIPARTIMENTO (ex DAAC da Dicembre 2003) AR-COS: Prof. Francesco o ( Franco” tiratore”?) PURINI, troppo impegnato alla BIENNALE di VENEZIA per fare campagne elettorali o cartelli. Dimenticavo: nonTi ha come: Dario Passi invitato alla cene “sociali”presso un noto ristorante del C.S. il più antico e storico di Roma?
    pinello berti

  6. Filippo De Dominicis ha detto:

    E’ vero che Leonardo Benevolo era lo stesso che voleva demolire il palazzaccio di Calderini per far posto ad un giardino pubblico,e che,circa tre anni fa,propose la riprogettazione di piazza augusto imperatore attraverso la parziale distruzione del complesso disegnato da vittorio ballio morpurgo…?purtroppo è altrettanto vero che una rosa qualificata di nomi come quella dei quattro “trombati” ,non sia necessariamente garanzia di reale qualità progettuale,rispondente a reali esigenze della città…

  7. pinello berti ha detto:

    Caro Giorgio,
    Ho partecipato come il Prof. Francesco Cellini e Altri oggi e ieri PRESIDI di Facoltà di architettura ( allora ancora 40tenni ) alla didattica sui “buchi neri” , le aree ” sfigate, ” di risulta, da completare o se Vuoi interotte, lungo la riva sinistra della (cloaca a cielo aperto) Tevere con il Prof. EMERITO IUAV e ottimo architetto CARLO AYMONINO.
    Mi sorprende che i redattori del bando e giurati figli di professori e professionisti disinteressati…abbiano proposto un sottopasso impossibile.
    Sono tra i pochi credo in città, in possesso di una mappa dei grandi e piccoli colettori ispezionabili costruiti dal Genio Civile degli italiani (urbertini-piemontesi discesi a Roma dopo Firenze Capitale).
    Mi voglio divertire quando si dovrà sfondare le fognature che passano sui Lungotevere per uno scellerato sottopasso da cui con le piene assisteremo (già ci sono le statue pronte del San Carlo Boromeo con le mani levate a nuotare per respingere le piene di m…nelle stagioni delle piogge sempre impreviste e ricorrenti da secoli.
    Arridateci “er puzzone” grideranno.

  8. pinello berti ha detto:

    ERRATA CORRIGE: all’ultimo paragrafo leggasi:UMBERTINI quelli da TORINO ed “haut savoye” francofona.
    p.b.

  9. Carolina Marconi ha detto:

    O perbacco: dopo un anno giusto giusto guarda tu cosa mi tocca leggere: ma come, io sono quella che ha dato a Marconi il piacere di diventare nonno, e finora non ero a conoscenza del fatto che sul web tirava aria di tempesta. Sarà che ero impegnata a crescergli i nipoti, due ragazzi che un domani (molto lontano) lo accompagneranno, spero, ai giardinetti, sarà che non frequento le facoltà di architettura, fatto sta che mi piange il cuore nel vederlo così malamente flaggellato (sic) da cotale mara dolce, dolceamara fustigatrice di ottantenni (ma de’ che? Marconi non arriva ai 75, gliene vogliamo aggiungere 6 per mal-comune-mezzo gaudio?).
    Alla luce delle dolci e delicate parole dedicate ai quattro leoni dell’architettura, mi viene da pensare che se davvero essi hanno attirato sulla loro scia ben due generazioni di professionisti, detestanti o meno, gli si deve come minimo un tanto di cappello: quanto meno per essere rimasti in piedi sulla cresta dell’onda per così tanto tempo. Cosa in verità molto rara, di questi tempi.
    Forse l’architettura è paragonabile alla politica (oddìo, potrebbe mica essere un argomento di cui trattare in seguito?), per cui un Borrelli qualsiasi (tanto di cappello anche a lui) avrebbe potuto deviare dalla propria scia per immettersi nella loro e punirli per le amicizie e i compromessi? Ne dubito…
    Nessun figlio né nipote di Marconi è diventato architetto, tra parentesi un vero peccato non tramandare la vocazione familiare, ma che ci volete fare, ognuno ha la propria strada da percorrere…
    Quindi, da non architetto, dico: riesumiamo il porto di Ripetta, buttiamo giù il Palazzaccio e già che ci siamo anche il Vittoriano e poi facciamolo, questo benedetto sottopasso, tanto con la siccità che ci ritroviamo le piene sono diventate un miraggio! Che soddisfazione, almeno a parole mi sono levata un peso!

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