Temi natalizi…2


dalle stelle …

alle stalle …
Vergogne romane:
una copia fasulla … su un piedistallo autentico …
un originale straordinario … su una base di merda …
per un autentico bidone …

P.S. … per la cronaca … i “committenti” (del “bidone”) sono gli stessi che hanno dichiarato “inagibile” la teca di Morpurgo in occasione dell’affaire Meier …

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10 Responses to Temi natalizi…2

  1. francesco pecoraro ha detto:

    dovresti ogni tanto provare ad argomentare i tuoi giudizi, giorgio, altrimenti suonano come una sequenza di sentenze apodittiche e non si fa un solo passo avanti nel senso del confronto, della chiarezza.
    la catena delle qualità/non-qualità è molto ampia, intricata e ambigua: tu salti continuamente da un piano all’altro del discorso.
    e però il gioco diventa sterile alla lunga.
    invece un luogo per discutere francamente di queste cose sarebbe importante.

  2. alessio lenzarini ha detto:

    concordo pienamente con Francesco Pecoraro. E facciamolo ogni tanto qualche bel dibattito costruttivo…

  3. Cesare Piva ha detto:

    continua così, giorgio, nel nostro studio ci fai discutere, divertire, pensare, e “andare avanti…”
    Anche quel tuo modo sintetico e sincopato, fatto di parole e immagini, ci pare bello e soprattutto ideale per il blog. Sappiamo, del reso, che sai essere articolato!

    p.s. la catena della qualità – per gli addetti ai lavori e non solo – non è affatto ampia e ambigua. C’è o non c’è, purtroppo.

  4. Isabella Guarini ha detto:

    Il modo on cui Giorgio Muratore espone concetti e critiche è adatto alla velocità del blog. Penso che i libri d’architettura dovrebbero essere scritti con immagini significative e testi brevi. La frammentarietà consente agli intelocutori spazi di partecipazione e
    d’ immaginazione. Quando ho visto la foto della base del vero Marco Aurelio, a chiusura di una serie di frammenti parlanti, ho pensato a uno dei punti essenziali dell’architettura, ovvero il modo con cui gli edifici si congiungono al piano terra. Riflettendo, potremmo scrivere una storia dell’architettuta partendo da questo punto, dalle caverne ai pilotis. Come mai qualcuno lo dimentica? Auguri, Isabella Guarini

  5. Giancarlo Galassi ha detto:

    · LEDOUX CIECATO · Possiamo davvero chiedere a chi abbia occasione di costruire a Roma, ad Aymonino, a Stefanori oppure ad altri, venisse da Genova o dal Far West, di approfondire i propri progetti in maniera men che superfecale?! Chi glielo fa fare quando i loro committenti si premurano soprattutto di poter sfoggiare slogan mediatici capaci di gratificare intelligenze allegorivore: bacherozzi mandolini al Villaggio Olimpico, vele ruderi a Tor Tre Teste, leggerezze cumuliformi all’Eur, curve barocche a viale Tiziano, il Rinascimento in Miniatura al Campidoglio. D’altro canto i mestieranti, non i fanatici che scrivono in questo blog, sanno che l’architettura romana contemporanea si apprezza dandoci dentro con i muscoli ciliari dell’occhio di Ledoux in modo da squadrarla sempre a una scala decrementata di venti volte. Un basamento per statua equestre non va considerato 1 a 10 ma è da tenere sfocato come schizzo 1 a 200 e il volume parallelepipedo ottuso consente di immaginare ogni ipotetica ed elegante soluzione formale. Per le gradinate 1 a 50 stringere le palpebre e scalarle al 1000 ed ecco spline ellittiche al posto di poligonali. La pergola 1 a 100 va immaginata al 2000 e non daranno più fastidio quei cassettoni tranciati come viene viene dal perimetro curvo. E infine, tanto per dirne un’altra, l’asse di una sala ovale che dovrebbe essere tracciato al 200 va pensato a volo d’uccello su una planimetria al 5000 e sarà del tutto irrilevante una sua eventuale giacitura a casaccio nel contesto del Campidoglio. Avere le seste degli occhi spanate a tal punto è il risultato di una consuetudine subliminale alla sciatteria di Roma moderna, divenuta addirittura una sigla degli architetti romani contemporanei quando costruiscono altrove. Al fondo un atteggiamento velleitario da distrattone creativo congiunto a una mentalità da ingegnere praticone di viadotti autostradali, il tutto collaudato a dimensione regionale nell’edilizia civile, residenziale e non, privata e pubblica. Il risultato è una cadenza dialettale greve, fatta di colature tra i giunti delle copertine e di copriferri saltati, che, dilagata di bolla speculativa in bolla speculativa, un decennio via l’altro dal dopoguerra in qua, è diventata alla lunga componente invariabile di un linguaggio architettonico. A pensarci bene tra gli esiti che si potevano avere dalle due radici della scuola romana, accademia e ingegneria, siamo incorsi nel peggiore: l’opera d’arte al massimo ribasso. Al Tiburtino era Ridolfi che buttava giù i muretti alzati con poca cura nei cantieri diretti dagli architetti più giovani. Quei palazzinari in erba già accettavano per buone le scuse del capocantiere “prescione” ma dal volto tanto neorealista di chi sa come va e deve andare il mondo. Dai lavori delle “mezze cucchiare” che procedono per “colpi di mano” bastava indietreggiare in qualche modo come artisti che davanti al cavalletto prendono le misure tra modello e tela. Tutti i problemi dell’architettura si possono sempre eludere esaminandoli da un punto di vista ALTRO evitando accuratamente quello adeguato.

  6. Isabella Guarini ha detto:

    Anche quando si fa la crostata in una forma rotonda, le listature a quadri sono un problema. Dolci saluti, Isabella Guarini

  7. Gianni Troiano ha detto:

    Non entro in merito….ma se Isabella fa crostate una la vorrei io. (Anche a pagamento……..se lo merita)

  8. Isabella Guarini ha detto:

    Subito dopo la laurea vinsi il concorso per il piano particolareggiato del centro storico di un importante centro della Campania e fui anche intervistata da una tv locale. L’intervistatore mi chiese quale sarebbe stato il contributo di una donna nel gruppo di progettisti! Risposi che avrei fatto nient’altro che il progetto del piano particolareggiato, come da concorso. Per non creare equivoci, non posso evadere la richiesta di Giorgio Troiano. Grazie, Isabella Guarini

  9. Isabella Guarini ha detto:

    Scuse a Gianni Troiano per avergli cambiato il nome in Giorgio. Forse è stato un transfert. Ho visto la pubblicità dei Musei Capitolini su La Repubblica con il particolare della testa di Marco Aurelio, coronato da un pezzo di “crostata luminescente”. Che combinazione!. Saluti, Isabella Guarini

  10. claudio marsilio ha detto:

    Sì, devo dire che Isabella ha scritto cose intelligenti, ed apprezzerei anch’io una gustosa fetta di crostata… Ah Giancà, ma te l’hanno mai detto “parla come magni”? Anche il tuo articolo era succoso, ma…figlio mio….

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