PINO PASQUALI. “Dal lavandino alla città”. Giovedì 19 gennaio 2023 ore 18.

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Il Centro Studi Giorgio Muratore vi augura buone feste.

Ci rivediamo a gennaio con nuove attività e appuntamenti. ⭐️

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AUTOBIOGRAFIE SCIENTIFICHE. MARIO LUPANO “Ad Arcipelago”

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MARIO LUPANO. “Ad arcipelago”. Venerdì 16 dicembre 2022 ore 18.

Mario Lupano, storico e critico dell’architettura, è il protagonista dell’ultimo appuntamento dell’anno 2022 con le #AUTOBIOGRAFIESCIENTIFICHE, venerdì 16 dicembre alle ore 18 dal titolo “Ad arcipelago”, un viaggio tra dislocazioni, radicamenti provvisori, città e università, apprendimenti e insegnamenti, avventure, ricerche, scritture, mostre, passioni, perlustrazioni, biblioteche, archivi, epifanie e accadimenti disseminati non sulla linea del tempo, ma ad arcipelago.

A cura di Pino Pasquali.

Organizzazione di Saveria Muratore.

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Mario Lupano
Ad arcipelago

Dislocazioni, radicamenti provvisori, ambienti e città, relazioni, studi, esercizi, apprendimenti e insegnamenti, università, avventure, ricerche, scritture, mostre, biblioteche, archivi, passioni, perlustrazioni, epifanie e accadimenti disposti non sulla linea del tempo, ma disseminati ad arcipelago.
Mario Lupano è storico e critico dell’architettura contemporanea. Con i suoi studi si è dedicato alla situazione italiana nella prima metà del Novecento, approfondendo le relazioni tra modernismo, architettura e fascismo e studiando in particolare la figura di Marcello Piacentini.
Ha mostrato interesse anche per le poetiche individuali di Tomaso Buzzi, Carlo Mollino, Italo Rota. Più recentemente, in collaborazione con R. Dulio, ha indagato l’opera di Aldo Andreani con una monografia (Milano, Electa, 2015) e una mostra a Palazzo Te di Mantova.
Ha curato mostre, intese come discorso critico-spaziale e dispositivo visionario, tra cui: Workscape. MAXXI Cantiere d’autore (10. Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia, del 2006) e Atlante. Casa collettiva e abitare moderno 1930-1980, nell’ambito del Padiglione Italia alla 11. Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia, curato da Francesco Garofalo nel 2008.
Parimenti ha sviluppato progetti editoriali in cui si sperimentano scritture storico-critiche che indagano le potenzialità del montaggio di immagini e testi di varia natura (Una giornata moderna: Moda e stili nell’Italia fascista, 2009, con A. Vaccari).
Attraverso l’attività universitaria e l’azione critica ha lavorato per l’affermazione di attitudini “a bassa definizione” nell’architettura e in altre discipline del progetto, interessandosi alla circolarità fra procedure progettuali, artistiche, curatoriali (Lo-Fi Architecture, Venezia, Marsilio, 2010).
Ha curato una raccolta di scritti di Francesco Garofalo (Cos’è successo all’architettura italiana?, Venezia, Marsilio, 2016).
Il 1 ottobre 2022 si è concluso il suo rapporto di lavoro con l’Università italiana. È finito un percorso iniziato negli anni 70 all’Università di Firenze dove ha studiato alla Facoltà di Architettura e conseguito il PHD in storia dell’architettura. Qui è cresciuto attraverso il confronto con maestri come Giovanni Fanelli e Vittorio Savi e lavorando come bibliotecario e archivista nella Facoltà di architettura fiorentina, e – fuori dal mondo accademico – nella redazione di riviste come Casabella, Westuff e Lotus. Il percorso di professore è iniziato a Reggio Calabria alla facoltà di architettura dove ha
insegnato Storia dell’Urbanistica e poi ancora all’Università di Bologna, al Dams della Facoltà di lettere e filosofia dove ha insegnato Storia dell’architettura contemporanea, anche nella sede distaccata del Polo di Rimini. Sempre a Bologna ha diretto la Scuola di specializzazione in Storia dell’arte, prima del trasferimento all’Università Iuav di Venezia (2009).
Nell’ateneo veneziano ha rivestito incarichi istituzionali: è stato responsabile delle attività culturali nella Biblioteca di ateneo, ha diretto la Didattica dell’intero ateneo e coordinato la didattica di tutti i differenti corsi di laurea dell’ateneo; sempre nell’ateneo veneziano ha insegnato Storia dell’architettura contemporanea e Storia delle mostre e degli allestimenti, nei corsi di laurea in Design della moda e Arti visive, mentre nel corso di laurea in Teatro e arti performative ho insegnato Architettura e spazi della scena.
Attraverso questo percorso caratterizzato da un serrato confronto con le urgenze di diverse generazioni e di diversi corsi di laurea (urbanistica, architettura, arti, moda, teatro) e in diverse sedi italiane (Reggio Calabria, Bologna, Rimini, Treviso,
Venezia) ha maturato una propensione a valorizzare le porosità dei confini disciplinari, slittando facilmente in diversi
ambienti, indagando la circolarità tra procedure progettuali, artistiche, curatoriali; e contribuendo alla costruzione di ambiti
didattici universitari sperimentali dedicati alla moda, alle arti visive e performative.
Ora ama presentarsi come mentore indipendente. Cultore di architettura e arti contemporanee. Appassionato di editoria e bibliofilo. Displayer. Iconofilo e iconauta.

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AUTOBIOGRAFIE SCIENTIFICHE. Giangiacomo D’Ardia “Il foglio bianco.2”

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AUTOBIOGRAFIE SCIENTIFICHE. Giangiacomo D’Ardia “Il foglio bianco.2”

Foto di Valentina Pasquali

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Dario Passi a Roma Arte in Nuvola.Fiera Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea.La Nuvola, RomaFino al 20 novembre 2022.

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Pietro Barucci premio alla carriera

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Dario Passi a Arte in Nuvola, Roma17-20 novembre 2022

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TANTI AUGURI PIETRO!

Oggi l’architetto e urbanista Pietro Barucci compie 100 anni: tanti auguri affettuosi dal Centro Studi Giorgio Muratore!

Condividiamo qui le parole che gli ha dedicato Franco Purini in occasione del Premio INARCH alla carriera.

UN SALUTO AMICHEVOLE

In una conferenza tenuta a Valle Giulia nel 1988, il grande teorico e critico Colin Rowe individuava due tipi di architetti, quelli dotati di talento e coloro che si affidano alle idee. In quell’occasione egli non parlò di un’alternativa a questa dualità, che credo esista, anche se in pochi casi. Uno degli esempi più significativi di questa duplicità è rappresentato dall’architettura di Pietro Barucci, nella quale il talento e le idee si uniscono nella complessità del pensiero, in un comporre sapiente e in un costruire magistrale. La sua abilità compositiva, espressa dal talento naturale trova infatti, in un preciso ordinamento concettuale, una misura equilibrata sostenuta da una chiara logica formativa. Da tutto ciò risultati architettonici rilevanti e duraturi che hanno contribuito a dare nel secondo dopoguerra, una nuova identità alla periferia romana. In effetti nella sua ormai storica avventura creativa egli ha dimostrato come sia possibile unire le capacità innovative, in lui rilevanti, a una visione analitica dei problemi da risolvere e delle risorse di cui la progettazione può e deve usufruire. In una attenta e ispirata lettura dei contesti, da quello paesaggistico e quello urbano, Pietro Barucci ha saputo ascoltare, confermare e rinnovare la voce dei luoghi. Non separando il talento dalle idee, ma fondendo queste due entità in un personale metodo, egli ha definito fin dalle prime opere una concezione unitaria, totale, organica e armonica dei molteplici aspetti dell’architettura. Va sottolineato che la relazione tra il talento e le idee è piuttosto rara come lo è anche saper interporre, come è riuscito all’autore del Laurentino 38, la minima distanza tra il piano grammaticale e quello sintattico, riuscendo così a rendere evidente e fortemente espressiva la matrice originaria di ciò che viene immaginato e reso concreto. Nel suo lavoro i “principi primi” dell’architettura, quei pochi canoni che consentono all’architettura di esistere a partire dalla sua remota nascita fino a oggi. Si tratta di alcune invarianti fondative che si confrontano incessantemente con le continue mutazioni delle condizioni culturali e produttive nelle quali il costruire si compie. In un impegno costante, e in una scrittura architettonica quanto mai riconoscibile, Pietro Barucci ha dimostrato come la contraddizione vitale e positiva tra ciò che è sempre e ciò che si modifica si manifesti sia nell’essere necessaria a se stessa l’architettura, nella quale nulla si deve aggiungere o togliere, sia nella bellezza di un edificio, che scaturisce dal magico e indicibile rapporto tra la tettonica e la forma. Come molti, anzi moltissimi architetti debbo all’amico Pietro – un grande e sincero interprete dell’architettura moderna e anche un vero maestro – una gratitudine sincera e profonda. A lui un saluto amichevole pervaso dall’ammirazione.

Franco Purini
7/11/2022

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