waferboards su: UN POPOLO DI ABUSIVI …
Da Andrea Bentivegna: … “Dicono sia un allestimento temporaneo per un evento” … …………………… Comunque sia …
“Le immagini del Palazzo della Civiltà e del Lavoro e del suo nuovo, sconcertante, roof garden stanno facendo discutere. E non potrebbe essere altrimenti.
Si è tentato di giustificare la cosa in modi piuttosto goffi.
La prima argomentazione, assolutamente falsa, recita più o meno la solita cantilena..”beh si tratta di un privato che mette a disposizione dei soldi e quindi deve anche avere un ritorno”
Sfatiamo il mito del privato, Fendi in questo caso, che fa un favore a Roma. Piuttosto è il contrario perché se è vero che si investono dei soldi per recuperare l’edificio (sulla qualità dell’intervento discuteremo poi) è assolutamente innegabile il ritorno d’immagine che un edificio simile possa garantire al marchio. Incalcolabile.
In seconda battuta dovrebbe essere ribadito che, l’investimento di una qualsiasi somma di denaro, qualunque essa sia, non può rendere legale una prassi assolutamente non consentita.
Se si ha a cuore un’architettura, se si vuole investire dei soldi per il suo recupero, dovrebbe essere Fendi (es.) il primo difensore della sua integrità e della sua storia.
Il secondo tentativo di difesa è ancor più subdolo. Si ci si trincera dietro un concetto che sta devastando lentamente quest’epoca ovvero il “si tratta solo di un’ istallazione temporanea”.
Intanto una doverosa precisazione.
L’intervento in questione non sarà temporaneo, viene infatti descritto così dai progettisti:
“Altri interventi hanno interessato a rendere fruibile il terrazzo in copertura (dalle particolari valenze panoramiche) con l’inserimento di due ascensori realizzati in vetro e acciaio, che permettono sia il raggiungimento della terrazza sia la vista di allestimenti previsti all’interno dell’edificio. Nell’ambito del progetto di ristrutturazione dell’edificio, è stata infatti recuperata sia l’idea di una terrazza panoramica (Roof garden) sulla copertura, sia l’idea di creare un ristorante che diventi punto di riferimento della cucina tradizionale delle Regioni italiane, anche se l’allestimento degli spazi non costituisce oggetto del presente appalto.”
Poi riguardo all’effimero diciamo qualcosa in più.
Per prima cosa con il serrato susseguirsi di questi eventi “temporanei”, quasi quotidiani, stiamo lentamente perdendo la bellezza di angoli sempre più grandi di questa città.
Ma poi sembra sempre più che la parola “temporaneo” sia un cavallo di troia non diverso dalla parola “emergenza” in nome della quale, ad esempio, abbiamo assistito agli orribili scandali della Protezione Civile. Il “temporaneo” va oggi in deroga a tutto.
In secondo luogo vorrei analizzare come l’evento effimero e la sua filosofia si siano “guastati” nel corso degli anni.
C’era un tempo in cui Nicolini si inventò, proprio a Roma, l’Estate Romana che segnò un epoca di rinascita per questa città che attraverso eventi effimeri appunto innescò una serie di dinamiche che la rigenerarono.
Eppure ci sono delle differenze con l’effimero odierno.
Per prima cosa, aspetto fondamentale, nell’avventura dell’Estate Romana erano coinvolti grandi intellettuali e, non dimentichiamolo, grandi architetti che progettarono, con esiti più o meno fortunati, grandi eventi e spazi entusiasmanti. Oggi l’architettura è sparita. la storia dei luoghi viene ignorata e umiliata. Il vetro e l’acciaio nei casi più esosi, container e tendoni quando invece la disponibilità è limitata, hanno imposto un non linguaggio architettonico.
Infine l’effimero di allora era una iniziativa pubblica, per la gente, per la città. Oggi l’effimero “valorizza” l’investimento privato e la sua visibilità. Non voglio rispolverare ideologie di stampo socialista o cosa, ma questo aspetto fa tutta la differenza del mondo.
Allora Roma era la protagonista, oggi Roma è la scenografia che fa da sfondo alle foto. Non si restaura il colosseo quadrato perché edificio simbolo, quinta conclusiva di una scenografia urbanistica, ma si usa come terrazza per eventi dalla quale, dei privilegiati, osserveranno la città dall’alto.
Che poi..questo edificio sarebbe stato perfetto e piuttosto economico per essere trasformato in museo dell’arte italiana, magari del novecento che non ce ne sono..era già bello che pronto..e invece abbiamo preferito il MAXXI” …
Sono i valori berlusconian-renziani della nuova “civiltà italica”, bellezza!; e sembra che noi non ci si possa far niente, proprio niente (purtroppo!)