“SERPENTONE” … UN PAR DI PALLE …

Stefano Nicita commented on PER ROBIN HOOD GARDENS UN PO’ MI DISPIACE … AVEVA ANCHE UN COSI’ BEL NOME …

“Ringrazio Pietro Pagliardini per avermi chiamato in causa, è un onore che devo però all’articolo di Conti. La fase della demolizione del Corviale è ormai superata e lo dice il protocollo d’intesa e il progetto che oggi hanno raccontato in qualche modo al San Michele. Mi permetta però Pietro una considerazione; mettere sullo stesso piano un quartiere di Londra che nello specifico non conosco (il quartiere intendo) con uno di Roma mi sembra di per se una mossa piuttosto azzardata. I contesti sociali sono molto diversi e Londra è una città, diciamo così, decisamente più difficile. So bene che in Francia hanno usato molto le demolizioni perchè ho studiato la banlieu parigina, ma lì c’erano e ci sono ben altri problemi sociali e non solo, tuttora irrisolti nonostante l’efficienza ben diversa dello Stato francese. Non esistono certezze. La demolizione totale dell’edificio o di tutto il quartiere è a mio avviso oltre che ingiusta storicamente, anche difficilissima da realizzare. Dove le mettiamo queste ottomila persone nel frattempo? Lo sa che in Francia per poter demolire un edificio di proprietà del loro Ater, tutti gli inquilini devono essere d’accordo, non solo sulla demolizione in sè, ma anche sulla destinazione alternativa, con tanto di arredo della cucina? Ecco, proprio per questo dire demoliamo il Corviale è uno slogan, anche piuttosto sbagliato direi. Soprattutto perchè Corviale è molto meglio di quella roba là (sembra un serpentone più del Corviale in effetti), perchè i nostri architetti erano (sono?) molto più bravi!! Scusate la lunghezza, ma ho scritto di getto. Saluti.”

…………….

carissimo Stefano Nicita: ….

“quella roba la’” …

i Robin Hood Gardens Apartments

sono il parto di uno degli studi più colti e titolati della londra anni cinquanta-sessanta …

sono firmati cioè da quella straordinaria coppia di architetti inglesi …

che più inglesi non  si può …

Alison e Peter Smithson …

nient’altro che gli eredi degli storici CIAM per via TEAM X, …

grandi animatori del dibattito post-bellico in fatto di ricostruzione e di espansione …

della città contemporanea …

e, non a caso, grandi amici di quel Giancarlo De Carlo …

di cui hanno animato le summer session e i relativi dibattiti fino a pochissimi anni fa …

quindi il loro “serpentone” …

uno dei caposaldi del “brutalismo” internazionale, …

peraltro infinitamente più sofisticato e attento all’ambiente …

e assai più curato, del ben altrimenti arrogante e discutibile Corviale, …

anche sul piano tipologico e su quello linguistico, …

era a tutti gli effetti un autentico “capolavoro” dell’architettura contemporanea …

né più, né meno dell’altrettanto compianto …

e da taluni vituperato padiglione di Barcellona …

Team 10 

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5 Responses to “SERPENTONE” … UN PAR DI PALLE …

  1. falso cascioli ha detto:

    Dopo la versione di Oliver Muratore
    ecco la versione di Stan Cascioli:

    https://archiwatch.wordpress.com/2012/03/16/un-mondo-nuovo/

  2. stefano nicita ha detto:

    Attento prof, in questo caso è d’accordo con Zaha e Rogers (Despite objections from English Heritage, Design Council Cabe and many starchitects, including Richard Rogers and Zaha Hadid) e
    sono sicuro che Zaha lo preferisce anche al padiglione di Mies!! Saluti

  3. ettore maria mazzola ha detto:

    Caro Stefano,

    dopo i trascorsi vergognosi di un mesetto fa (tu non c’entri nulla) mi ero ripromesso di non prendere più parte ai dibattiti faziosi che su questo blog hanno visto censurate delle mie risposte (atti dovuti) alle accuse infamanti fatte da chi non abbia altro da fare nella vita che passare il tempo ad offendere chi la pensi diversamente da lui e dal sistema imperante. Tuttavia, data la gravità del convegno odierno, penso che si debba fare un po’ di chiarezza affinché si evitino affermazioni del tipo

    “La demolizione totale dell’edificio o di tutto il quartiere è a mio avviso oltre che ingiusta storicamente, anche difficilissima da realizzare. Dove le mettiamo queste ottomila persone nel frattempo?”

    Perché è proprio questo il problema. I signori come Galeota & co. si fanno scudo di queste idiozie perché, per ragioni politiche e grazie all’ignoranza storica nella quale siamo cresciuti, gli viene facile fare un riferimento alle “deportazioni” fasciste durante gli sventramenti, sicché gli viene naturale parlare di architettura di destra, in risposta alle – altrettanto idiote – parole di Buontempo che ha definito il Corviale come di “architettura Sovietica” … peccato per tutti e due che sia il risultato dell’interpretazione cialtrona delle follie di Le Corbusier!

    Al sig. Galeota, e a quelli che gli vanno appresso, viene facile, agli occhi di chi non sappia nulla, accusare quelli come me che hanno sviluppato un progetto di rigenerazione di Corviale che prevede la sostituzione dell’edificio attuale, di appartenere a qualche pessimo schieramento destrorso … peccato per lui che io non abbia mai avuto a che fare con alcun politico, men che mai con qualcuno della destra che, se devo dirla tutta, mi fa davvero schifo, che più schifo non si può!

    Personalmente, tutto mi si può dire, tranne che abbia intenzioni di deportare qualcuno, (non è un caso se l’International Making Cities Livable abbia premiato il mio progetto dicendo ” esemplare progetto di rigenerazione urbana, un riconoscimento per una illuminata proposta di sostituzione di un ‘gratta-terra’ con una cittadella neotradizionale a scala umana, fatta di edifici a destinazione mista e piazze, che MIGLIORA IL PAESAGGIO, IL BENESSERE SOCIALE ED ECONOMICO, SENZA DANNEGGIARE GLI ABITANTI”) né tantomeno che abbia qualcosa a che fare con l’on. Buontempo, dal quale eventualmente mi guardo bene vista la sola che ci ha tirato con un convegno già organizzato e boicottato perché, effettivamente, non risultava proprio in linea con lo scandaloso Piano Casa della Regione Lazio … stendiamo un velo pietoso

    Tutto questo lungo e noioso preambolo per dire che, finché non si darà la possibilità di mostrare, democraticamente, tutte le ipotesi su Corviale che, nel caso che mi riguarda direttamente non solo prevedono la possibilità di operare per fasi, senza creare traumi per nessuno, spostando i residenti a pochi metri di distanza dal luogo dove vivono SOLO ED ESCLUSIVAMENTE quando le nuove case saranno ultimate, ma anche di fare un’operazione a tutto vantaggio dell’ATER, ergo dei contribuenti, perché basata su modelli e norme che non ho inventato io, ma che erano in uso in Italia fino al 1925, quando il fascismo, negli interessi dei privati, non impedì che l’ICP, coadiuvato dall’Unione Nazionale Edilizia e il Comitato Centrale Edilizio, operasse in un determinato modo.

    Quando le cose non si conoscono, sarebbe utile stare zitti, o perlomeno dare diritto di replica. Ma è ovvio che a Galeota e compagni la cosa non può andare bene, è ovvio che se i cittadini di Corviale venissero a scoprire che non solo è possibile avere una casa più dignitosa, ma che è anche possibile realizzare tantissime altre attività che rendano vitale il Corviale, che è anche possibile, pur aumentando il numero dei residenti, restituire terreno alla campagna (circa 11 ettari!), piuttosto che continuarne a consumare altro, allora la cosa diverrebbe davvero rischiosa per i paladini della conservazione del serpentone, che si vedrebbero privati della loro fonte di sostentamento.
    Inutile dire che, ad operazioni concluse, Roma avrebbe un nuovo parco, e nelle casse dell’Ater resterebbero una barca di soldi da investire in altre situazioni di degrado. Quando verrà data la possibilità di conoscere tutto ciò che il progetto prevede sarà possibile esprimersi, in assenza di conoscenza ogni parola di accusa è del tutto fuori luogo.

  4. Pietro Pagliardini ha detto:

    Mi scusi stefano nicita, ma se le banlieu avevano problemi, e ce l’avranno ancora, qualche responsabilità, se non tutta, si potrà pensare di attribuirle anche all’ambiente urbano e all’edilzia?
    Le Vele di Scampia insegnano. E’ vero che Corviale non sembra presentare quel livello di problemi, o almeno io non ne sono informato, ma qualche problema sembra esserci. In fondo, che l’ambiente in cui ci muoviamo abbia influenza sui comportamenti lo si può constatare, con un esempio del tutto banale, con le spa e con i supermercati: se le spa le fanno in un certo modo, con luci diffuse, colori particolari, rumori naturali, presenza di rocce, vere o finte, vuol dire che quel tipo di ambiente, per quanto ci appaia alquanto mieloso, predispone al rilassamento; e i supermercati, in modo diverso, lei saprà che hanno una disposizione dei prodotti niente affatto casuale, anzi molto studiata dagli psicologi, per indurre a comprare nel miglior modo possibile, cioè di più.
    Quanto alla sua giusta obiezione sulla difficoltà dell’operazione di demolizione e sulla collocazione degli abitanti, non posso che indicarle il progetto dell’architetto Mazzola che, pur volendo prescindere per un attimo dalle scelte urbanistiche e architettoniche, mostra con chiarezza un metodo per fasi estremamente interessante, in base al quale prima si costruisce una parte delle nuove abitazioni, poi si trasferiscono gli abitanti di una parte di Corviale e infine si demolisce quella parte svuotata. E così via.
    Non c’è dubbio altresì che non potrebbe e non dovrebbe essere una nuova deportazione ma un’operazione condivisa e approvata dagli inquilini. Onestamente è difficile pensare ad una unanimità, quando da noi l’unanimità sarebbe impossibile anche se si chiedesse: volete voi che siano abbassate le tasse? Stia sicuro che qualcuno risponderebbe no.
    Ma, mi ripeto, lo slogan risiede proprio nel fatto che in questo paese diventa tutto slogan, in assenza dei fatti che non si fanno mai.
    Saluti
    Pietro

  5. Pietro Pagliardini ha detto:

    Ad una prima lettore del commento del professore mi era sfuggita la battuta finale sul padiglione di Barcellona. Rileggendola potrebbe fare pensare che, nel caso esistesse ancora, anche il Padiglione di Mies avrebbe potuto essere oggetto anch’esso di attenzioni demolitorie al pari di Corviale et similia. Così non potrebbe essere evidentemente, per molti motivi, non ultimo la diversa qualità. Ma soprattutto per il fatto che quella era un’opera dimostrativa, una sorta di paradigma non finalizzato all’uso, alla vita di migliaia di persone come è invece Corviale o di mostri simili (ma ve ne sono proprio simili?), o lo Zen o le Vele. Desiderarne la demolizione senza altro motivo che quello di essere appunto un paradigma, sarebbe stato puro odio ideologico e avrebbe potuto essere assimilato al desiderio di distruggere libri di cui non si approvano i contenuti. Ma forse sono andato molto oltre il pensiero del professore.
    Saluti
    Pietro

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