Da Gabriele Salvia: …
“Nonostante tutto, Laing era sempre felicissimo di quel grattacielo, il primo a essere stato terminato e abitato di cinque unità identiche, facenti parte di un unico progetto immobiliare. nell’insieme occupavano un’area di un chilometro quadrato e mezzo in una zona di bacini portuali e depositi abbandonati, lungo l’argine settentrionale del fiume. I cinque grattacieli sorgevano sul limite orientale dell’area, e guardavano su un laghetto ornamentale che, al momento, era solo un catino vuoto in cemento, circondato da parcheggi e macchinari edilizi. Sulla riva opposta sorgeva l’auditorium, appena completato, con la Facoltà di Medicina da un lato e i nuovi studi televisivi dall’altro. Le imponenti proporzioni delle strutture architettoniche in vetro e cemento, insieme alla sensazionale posizione, su un’ansa del fiume, separavano nettamente quell’area residenziale dalle zone circostanti in via di disfacimento, piene di cadenti ville con terrazza dell’Ottocento e fabbriche vuote, già pronte per la ristrutturazione e il recupero.
Nonostante la vicinanza alla City, circa tre chilometri a ovest lungo il fiume, i palazzi e gli uffici del centro di Londra appartenevano a un altro mondo, nel tempo e nello spazio. ”
Nel romanzo High Rise di James Ballard – tradotto in italiano come “il Condominio” – l’atmosfera è quella dei grandi caseggiati periferici per le classi medio-alte a ridosso delle arterie di traffico. Con inquietante similitudine nell’organizzazione dei gironi danteschi – e dell’ Unitè d’Habitacion di Marsiglia di Le Corbusier – “il Condominio”, all’interno del quale si svolge l’intera vicenda, è un grattacielo di 40 piani, con una rigida struttura gerarchica dal basso verso l’alto – i piani alti sono quelli “nobili” dei gioiellieri, gli avvocati e i medici, mentre quelli bassi sono occupati dalla working class, dalle prostitute agli operai fino agli impiegati statali. Nell’attico in cima al quarantesimo piano vive l’architetto Royal che ha disegnato l’intero edificio fin nei dettagli. Il ventesimo piano, l’esatta metà dell’immobile, ospita le attrezzature comuni, quali una via commerciale e una terrazza. L’analogia con il settimo e l’ottavo piano dell’Unitè d’Habitacion o con il quarto piano del Corviale è lampante.
Di fronte ai numerosi scheletri multipiano che restano a testimoniare questi eroici tentativi di habitat collettivo penso all’occupazione nei termini di una benedizione: quanto meno per il fatto che ne accellerano l’inevitabile processo di decomposizione.
G. S.




