D’Agostino … amareggiato …

“Prof. Giorgio Muratore,
io non sono incazzatissimo, ma amareggiato.
Chiarisco che i miei indecifrabili borbottii e oscuri commenti, come da lei definiti, sono frutto del gioco che riservo a questo blog.
Commenti che io ho definito in queste pagine muratoriani (mi muratorizzo) o meglio, nella prosa dei blogger, snark o troll.
Snark è un neologismo che definisce un nuovo tipo di linguaggio, in cui prevalgono il sarcasmo, l’insinuazione, la malizia e l’intenzione di ferire l’interlocutore.
Troll nel gergo della rete è un individuo che scrive messaggi fuori luogo, provocatori, irritanti, invasivi allo scopo di disturbare le interazioni della rete (in questo caso il blog).
La snarkizzazione, il trollismo o il muratorismo (semanticamente ideale per il dileggio della cultura architettonica) spesso viene utilizzato strategicamente per aumentare in modo facile gli accessi degli utenti.
Facendo la fortuna (anche economica) di alcuni siti, ad esempio Dagospia, ma contrariamente alle sarcastiche e marchettare invettive di Roberto D’Agostino, le sue appaiano inutili, con il piacere sadico di chi non ha niente da perdere o come è stato definito dall’architetto Franco Purini: «è felice solo quando le cose non si realizzano» (presS/Tletter).
I miei commenti giocano imitando il suo stile facile e guascone.
Ho trovato scorretto, che senza una mia autorizzazione, abbia preso un mio commento per scrivere un post con i suoi borbottii, non i miei, decontestualizzandolo e privandolo di senso.
Veda io sono amareggiato per l’incapacità dell’intellighenzia architettonica di reagire all’attuale e funesto stallo dell’architettura italiana.
Sono amareggiato quando in seguito agli arresti di eccellenti architetti, Stefano Mirti invia una lettera a Stefano Boeri invitandolo ad una sana riflessione: «Perché su “Abitare” non promuovete un dibattito vero sulle nuove modalità di rapporto tra soggetti pubblici e soggetti privati?»
Boeri risponde con un editoriale sulla rivista ed invita gli architetti a recuperare il senso civico. Generico e inutile. Difendendo d’ufficio Marco Casamonti (arrestato per abuso di potere e turbativa d’asta) e trova il tempo per scrivere una lettera di risentimento a Luigi Prestinenza Puglisi.
Luigi Prestineza Puglisi scrive sul caso Casamonti, lanciando un monito agli architetti tessitori di alleanze più che d’idee, ma dopo qualche giorno solidarizza con  Vittorio Savi (coinvolto anch’egli in vicende giudiziarie).
Franco Purini, risentito, scrive a Luigi Prestinezna Puglisi e commenta sul blog di Emmanuele Pilia su un’accusa di Marco Alcaro d’incompatibilità di ruoli d’accademico e progettista.  Recentemente Marco Alcaro ha così replicato: «gentile architetto Purini, mi fa piacere sapere che lei non è un docente a tempo pieno, ma io le informazioni le avevo prese dall’albo degli Architetti di Roma, dove come da scheda allegata lei risulta iscritto nell’elenco speciale ex art.11 del D.P.R. 382/1980, se non corrisponde a verità è bene che faccia aggiornare l’albo, del resto con tutti i soldi che paghiamo di quota l’albo dovrebbe corrispondere alla realtà.»
Infine, lei che gioca il ruolo di joker super partes, sul caso Casamonti ha infarcito gustosi post per dopo solidarizzare con Pasquale Belfiore (anch’egli implicato negli strali giudiziari).
Sono amareggiato da questo gioco al massacro senza costrutto.
Da provinciale vedo Roma come il luogo della contemporaneità, non come l’estensione della mia borgata (per utilizzare un termine romano). L’idea che il problema principale di una città di quasi tre milioni di abitanti sia sulle venti-trenta opere di architetti, che indipendentemente dal linguaggio espresso, vengano chiamati ‘archistar’ è umiliante per le mie semplici aspettative.
Come è possibile essere così ciechi e rimanere stupefatti davanti ad una puntata di ‘Report’ dove racconta che nel frattempo c’è stato il ‘sacco di Roma’?
Mentre i borghesi architetti perdevano tempo sui loro borghesi ‘concetti’, Roma è stata cementificata, a discapito della povera gente costretta a contrarre mutui per abitare luoghi disarmanti.
Qual è il vero problema a Roma, l’Ara Pacis?
Walter Siti è uno scrittore che vive il contesto romano delle borgate, ma non da borghese, descrive  Roma:«La borgata come metafora, perché mentre le borgate si stanno adeguando ai valori borghesi, la borghesia assume le caratteristiche della borgata».
Un po’ come il suo linguaggio ..sospeso… da borgataro ma dall’animo borghese.
Infine, io sono amareggiato per le generiche invettive verso le nuove generazioni, spesso descritti come idioti nerd o caddisti senza senso.
Pensare che il problema dell’incultura diffusa in Italia venga dalle giovani generazioni e non dagli adulti avidi dei piccoli poteri pronti a discreditare tutto e tutti, persino i propri figli, pur di galleggiare nel proprio piccolo mondo è intollerabile.
Sa chi sono: Lawrence Edward “Larry” Page, Sergey Brin, Mark Zuckerberg, Bruce Gooch, Bui Tuong Phong, Gabriel Dance, Jorn Barger, Luanne Seymour Cohen?
È gente che da studenti (quindi giovanissimi), aiutati da un sistema universitario o imprenditoriale, non a conduzione familiare, ha cambiato le mie e le sue abitudine, aiutandoci con le loro invenzioni a vivere meglio.
Recentemente Luca Sofri ha scritto un articolo sul settimanale Internazionale dal titolo ‘Costruire nuove complicità’. Analizza le interazioni sul web: «[…] se è vero che una “snarkizzazione” del linguaggio in rete c’è stata, è anche vero che appartiene a una fase infantile del rapporto online con gli altri.»
Il mio auspicio è che questa fase infantile possa finire, non solo su questo blog, ma tra gli architetti che intendono costruire/edificare un’Italia non più basata sulla meschinità della facile offesa.
Saluti”

Salvatore D’Agostino

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6 risposte a D’Agostino … amareggiato …

  1. sergio 1943 ha detto:

    Non si può certo immaginare che un Blog sia la “Scuola di Atene”! C’é un pò di quel tutto che ci sommerge quotidianamente: pensieri che danno da pensare, concetti che ci rovinano la giornata, spiritosaggini leggere, battute fortunate, storie di vita vissuta, saluti amicali…Non impermalosiamoci inutilmente! E’ l’informazione diffusa, bellezza! Poi ci sono anche i momenti d’incontro come quello con Giorgio Grassi a Valle Giulia di cui dobbiamo fare tesoro perchè ci stimolano a confronti, ad analisi personali, a critiche, anche feroci. Per esempio, chiedo a me stesso: un edificio “alla Grassi”, così congruo (mi sbilancio!) in quei contesti nordici dove il suo senso d’ordine e razionale ben si identifica ed esalta l’ordine di società così diverse dalle nostre, é proponibile sotto la nostra luce? La misura dei suoi edifici, anche il ritmo martellante delle sue finestre, che si confrontano a meraviglia con quelle cittadine (la butto lì!) anseatiche, hanno senso a Firenze? Avrebbero senso a Roma? C’é in questa città qualcosa di altrettanto lucido? I palazzi manieristici? Forse le Lunghe Maniche sei-settecentesche? Saltiamo l’Ottocento! Forse gli edifici razionalisti della Città Universitaria! Forse (orribile dictu!) gli edifici di Piazza Augusto Imperatore? I primi con i loro paramenti in mattoni, “alla Grassi”, I secondi con i loro paramenti in pietra, “alla Grassi fiorentino”? Mah! Sono riflessioni tutte mie, forse indegne anche di questo Blog! Però, continuo a riflettere, mi chiedo se non abbiamo buttato via troppo presto l’insegnamento di un altro maestro della stessa tempra di Grassi, quel Saverio Muratori tanto più adatto ai nostri lidi, del quale ho ammirato, poco più sotto, l’elegante figura nella foto che ce lo mostra insieme a Vagnetti e del quale, nella sua lunga e razionale stesura, ammiro l’edificio, così caldo e mediterraneo, di Piazzale Spartaco.

  2. Concordo pienamente con Salvatore D’Agostino.
    E’ vergognoso quello che è stato fatto a Roma dai Costruttori, (e non solo), e con il beneplacito dell’Amministrazione. Il problema e che noi architetti siamo una categoria che si fa del male da sola, ne è una dimostrazione questo blog, dove si spara a zero contro tutto e contro tutti, il risultato è che, mentre noi architetti facciamo a gara a chi è più bravo criticando i colleghi, la professione di architetto e di conseguenza l’Architettura è stata tagliata fuori dalla società. Nel tempo il valore “culturale”, (l’art. 1 della legge francese sull’architettura dice: “l’Architettura è una espressione della cultura), dell’Architettura si è definitivamente dissolto nell’immaginario collettivo con la conseguente inconsapevole distruzione delle nostre città.
    La mia critica a Purini non aveva niente di personale, era soltanto l’esternazione di una fastidiosa pratica diffusa in Italia dove i docenti universitari, contravvenendo alle regole esistenti, fanno la libera professione usando l’Università per operare una concorrenza sleale nei confronti di altri professionisti che non hanno le spalle coperte da un Istituzione e soprattutto da un cospicuo stipendio fisso garantito a fine mese.

  3. ERRATA CORRIGE:
    ho interpretato male un post del professore Giorgio Muratore —> http://www.archiwatch.it/2009/01/07/befana-napoletana.html
    Mi rincresce e mi scuso per aver citato l’architetto Pasquale Belfiore in modo improprio.
    L’architetto era vittima di un nuovo incarico, non dei tumulti giudiziari di fine anno.
    «Insomma, tra vorticosi giri di valzer e cha-cha-cha, telefonate e colloqui riservati registrati furtivamente, tarantole e tarantelle varie avvelenate, nottetempo è stata calata sui golosi bambinielli napoletani la nuova mezzacalzetta della befana. Tutta piena di leccornie e nuovi assessori, tra cui –sorpresa – il nostro e vostro amico architetto Pasquale Belfiore. Con deleghe al centro storico, edilizia pubblica e privata, progetto Sirena, illuminazione e pubblicità.»
    Saluti ,
    Salvatore D’Agostino

  4. isabella guarini ha detto:

    L’ossimoro dell’Università è che esiste per preparare i futuri professionisti architetti , e altro. Ma dopo la laurea ci si accorge che i docenti occupano tutto il territorio professionale, negando l’esistenza di quei professionisti che loro stessi hanno formato. Di qui la funzione autoreferenziale delle Facoltà. Naturalmente i politici cercano di accaparrarsi il consenso di questo o quell’altro accademico, sia per giustificare le loro scelte, a volte discutibili, sia per fregiarsi del titolo accademico. Ma si dà il caso che gli accademici in quanto a gestione del potere ne sappiano una più del diavolo. per cui può accadere al tribuno della plebe di perdere il potere, mentre l’accademico prestato alla politica non si schioda facilmente. Ne è testimonianza la vicenda napoletana di Bassolino, che sin dalla sua prima elezione a Sindaco di Napoli si è circondato di una elite di professionisti e accademici, che restano sulla cresta dell’onda mentre lui capitola. Non solo, ma che conservano posizioni di potere in settori decisivi, come l’urbanistica, la Metropolitana, Bagnoli futura e altro. Ma si evidenzia di più il fatto che alcuni personaggi di tale gruppo elitario è riuscito in ciò che non riuscirebbe al più incallito dittatore. Vale a dire di essere Sindaco di Napoli senza essere eletto. È il caso del Vicesindaco per investitura diretta che fu Sindaco in sostituzione di Bassolino quando andò a fare il Ministro del Lavoro. Ora un altro accademico, che si definisce scienziato prestato alla politica, già Assessore regionale, poi Ministro del Governo Prodi, tenta di mettersi alla testa dell’acefalo PD napoletano e della istituenda Area Metropolitana. Niente è più gratificante del potere politico! In napoletano: tras’e sguincio e si mett ‘e chiatto! Ma non è il caso di Pasquale Belfiore, a cui ho avuto modo di dire che non è affatto rassicurante la divisione della delega al Centro storico in due: una per gli aspetti tecnici attribuita a lui in quanto architetto, l’altra per la gestione dei fondi UNESCO attribuita all’Assessore alla Cultura, politico di professione. Vedremo!

  5. Pilia Emmanuele ha detto:

    La mail di Salvatore è troppo razionale e ragionevole per essere in qualche punto in disaccordo. Anzi. Le sue critiche sono assai lucide, al contrario di quanto altri blogger insinuano. Mi viene il sospetto che questi “dubbi” siano la conseguenza di malafede. La colpa del disastro italiano è colpa degli italiani, delle sue guide, della sua cultura. Non capisco proprio, da parte delle persone di “cultura”, questo reazionarismo alle denunzie di fatti che sono sotto gli occhi di tutti. Insegnamento, infrastuttura, industria culturale, sono nelle mani di lobby di personaggi che assolutamente non possono considerarsi come il top del contesto, e che anzi affossano una media che è altamente mediocre. È una patria in cui conoscenze e bidet di saliva sono le uniche cose da far vantare in un curriculum.

  6. robert maddalena ha detto:

    totalmente d’accordo con salvatore d’agostino.

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