Antonio Michetti … “Dal Pantheon … alle vele di Meier” …

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In occasione dell’apertura del ciclo di conferenze di Antonio Michetti
sulle “tecniche costruttive antiche e moderne” …
5 giugno “Lo spazio euclideo e le questioni di algebra geometrica
8 giugno “Dal Pantheon alle Vele di Meier
vi riproponiamo il testo della laudatio tenutasi per il conferimento della sua Laurea honoris causa in Architettura presso l’aula magna della Sapienza in data 03.03.03 …

“Antonio Michetti è nato nel 1927 e si è laureato in Ingegneria a Roma nel ’54; ha iniziato giovanissimo la sua attività all’interno della Facoltà di Architettura di Valle Giulia collaborando con Pier Luigi Nervi, Gaetano Minnucci e Carlo Cestelli Guidi presso la cattedra di “Tecnica delle costruzioni”, insegnamento che terrà ininterrottamente fino ad oggi.
Tecnico di eccezionale talento ha collaborato a definire il volto dell’architettura italiana contemporanea contribuendo in maniera determinante alla concreta realizzazione di ogni tipo di edificio, dal più semplice al più complesso, da quelli di civile abitazione a quelli commerciali, dalle scuole agli ospedali, dagli edifici per lo sport a quelli per il culto, dalle grandi strutture al restauro.
Antonio Michetti, per gli architetti della mia generazione (e non solo per loro), è sicuramente ”il più amato degli ingegneri romani”; tantè che hanno voluto, e alla fine ci sono riusciti, riconoscendolo come maestro, che diventasse uno di loro (ed è per questo che siamo qui). Attraverso un vero e proprio plebiscito (scaturito dalla proposta che Adriano Capo fece nel giugno di due anni fa al nostro Consiglio di Facoltà) sono stati in centinaia ad aderire, in questa formula inconsueta e al fondo irrituale, a questo evento accademico che ci vede qui riuniti per festeggiare un collega e un amico al quale siamo tutti, per qualche motivo, debitori e riconoscenti.
Per quanto riguarda la scuola e la professione Antonio Michetti si è quindi sempre attenuto con coerenza e determinazione alla lezione del suo maestro Pier Luigi Nervi per il quale, come sappiamo:
La progettazione … si può definire in senso vasto come la invenzione e lo studio dei mezzi necessari a raggiungere un determinato scopo con la massima convenienza.” (nel senso latino, vitruviano, “simmetrico” appunto del termine, naturalmente … )
E secondo il quale: “… La più alta prerogativa dell’artista è quella di poter sintetizzare naturalmente, e direi quasi involontariamente, i sentimenti caratteristici del proprio tempo e tradurli in forme eloquenti per tutti. (In questo processo) assume particolare importanza la sensibilità statica che deve permettere una impostazione e definizione sufficientemente approssimata dell’organismo resistente, indipendentemente dall’uso dei veri e propri calcoli di stabilità e con l’ausilio di semplici conteggi orientativi o di formule largamente approssimate. …
… L’ideazione di un sistema resistente è atto creativo che, solo in parte, si basa su dati scientifici; la sensibilità statica che lo determina, se pure necessaria conseguenza dello studio dell’equilibrio e della resistenza dei materiali, resta, come la sensibilità estetica, una capacità puramente personale o per meglio dire il frutto della comprensione ed assimilazione, compiutesi nello spirito del progettista, delle leggi del mondo fisico. …
In sostanza, la progettazione statica presenta gli stessi caratteri di quella più specificatamente e strettamente architettonica.

Ove si evince con chiarezza una certa radicata diffidenza, da un lato, nei confronti di astratte e verbose teorie tanto spesso appannaggio di un comporre sterile e meramente formalista, delle mode più passeggere, come pure di altrettanto artificiose formulazioni teorico-strutturali.
Una pratica scettica del dubbio da coltivarsi soprattutto nei confronti dell’ultima e devastante deriva merceologico-informatica rispetto alla quale troppo pochi allarmi sono, fin qui, stati fatti scattare di fronte al pericolo di un definitivo e irreversibile immiserimento concettuale delle nostre discipline di progetto.
La diffidenza di Antonio Michetti nei confronti di un uso improprio, deviante e intossicante dell’informatica volgare è noto e proverbiale e meriterebbe un’attenzione seria e capace di mettere in discussione e quindi di innescare una più rigorosa vigilanza nei confronti del dilagare mercantile di un’informatica mono-dimensionale ove gli elementi di logica, di invenzione e di creatività sono ormai quasi del tutto esclusi e il progetto si risolve, quindi, proprio nella negazione radicale dei suoi aspetti più evolutivi.
Anche in campo teorico il suo contributo è stato di particolare rilievo e, oltre ai numerosi studi sul cemento armato, vanno qui ricordate le sue affascinanti ricerche sugli organismi a cupola di Roma antica e sul tema specifico della “commodulatio”, della “sezione aurea” e del “triangolo diofantino”; tutti argomenti ove la dimestichezza con l’essenza logica e strutturale dell’edificio e le sue straordinarie esperienze “sul campo” gli hanno consentito sensazionali risultati. La sua consumata esperienza gli ha così fatto maturare una capacità di lettura dell’edificio storico che va ben oltre una sterile rilettura filologica del manufatto e della manualistica (cosa che purtroppo avviene nella maggior parte della recente ricerca storiografica) consentendogli una penetrazione ben più intima del testo architettonico, una conoscenza tecnica e teorica, materiale e progettuale, insieme, degli etimi più riposti della costruzione antica. Argomenti, questi, che poi sono risultati ancora utilissimi per risolvere i più spinosi problemi di tanti cantieri, di tante ultime fabbriche contemporanee ove sono venuti utilmente in soccorso, addirittura, i suggerimenti delle tecniche più remote, quelle degli antichi lapicidi e la sofisticata sapienza statico-grafico-analitica codificata nei manuali classici di geometria e di stereometria a conferire senso architettonico e sostanza strutturale ad alcuni di quelli che senz’altro resteranno come taluni dei più significativi “monumenti” romani di fine millennio.
Per alcuni di questi, questa specie di Padre Pio dell’architettura romana ha fatto letteralmente “miracoli” … dal più elementare edificio del più sconosciuto e modesto dei suoi allievi fino alle più cervellotiche richieste delle star internazionali, Antonio Michetti, non ha mai lesinato risposte ad alcuno, e si è impegnato sempre per rispondere ai bisogni di ciascuno con la consapevolezza che il suo apporto sarebbe comunque stato indispensabile per conferire credibilità ad una forma, senso e significato ad un gesto e a un’idea di architettura …
… e non è certo un caso che sia riuscito a far “stare” letteralmente “in piedi”, anche, le cupole giubilari di Richard Meier …
Tra le sue numerosissime collaborazioni vanno ricordate, almeno, quelle con gli architetti: Ventura, Giani, Busiri-Vici, Paniconi, Pediconi, Passarelli, Coronelli, Sartogo, Chiarini, Lambertucci, Valle, Pellegrin, Berarducci, Pineschi, Racheli, Anselmi, Pasquali, … solo per citarne alcuni che, come potete vedere appartengono ad almeno tre generazioni di architetti romani …
… e, naturalmente, il già citato Richard Meier (e conviene qui, ancora, ricordarlo … per il quale sarebbe potuto ben valere l’antico adagio romano: “Chi impiccia la matassa se la sbrogli …”) … con il quale ha recentemente collaborato per la messa a punto degli aspetti tecnici e strutturali della nuova chiesa del Giubileo a Tor Tre Teste risolvendone i più complessi e fondamentali aspetti, non tanto e non solo strutturali, quanto, anche e soprattutto, sostanziali, concettuali, sintattici ed espressivi. Quell’edificio, senza l’apporto di Antonio Michetti sarebbe stato diverso, molto, molto diverso … avrebbe avuto … un’anima, diversa.
La Laurea Honoris Causa in Architettura gli verrà quindi conferita con la seguente motivazione:
Per aver unito le sue riconosciute capacità di tecnico ad una sensibilità architettonica capace di interpretare al meglio le qualità di ogni progetto; per il suo impareggiabile impegno didattico che ha consentito ad intere generazioni di architetti di impadronirsi dei segreti della scienza e dell’arte del costruire; per la passione e l’intelligenza nel comprendere e risolvere i piccoli e i grandi problemi dell’architettura e di un mestiere sempre inteso al generoso servizio della collettività.

Sarà questo quindi una specie di tardivo risarcimento conferito a chi ha dedicato una vita di studi e di impegno all’Università intesa nei suoi significati più alti ed è piuttosto imbarazzante per noi rappresentare, qui e oggi, proprio quell’istituzione che non ha saputo apprezzare e riconoscere, quando avrebbe dovuto e potuto, i suoi straordinari meriti accademici e che, avendo perso, a suo tempo, l’occasione di “mettere in cattedra” Antonio Michetti, gli conferisce, oggi, questa “Laurea” ad Honorem.
Una “laurea” quindi che vale ben più di una “cattedra” e che viene conferita ad Antonio Michetti anche con la stima e l’affetto che si hanno e che sono dovuti ai Maestri più cari, a coloro che, oltre che a farci condividere il gusto per una scienza e per un mestiere, ci hanno trasmesso il rispetto degli altri e la capacità di ascoltare i loro desideri e i loro bisogni, ci hanno insegnato anche e soprattutto a “vivere”, dignitosamente, la nostra professione.
Un’occasione quindi per un abbraccio e una stretta di mano a chi tra noi ha sempre lavorato onestamente e spesso in solitudine per una scuola che fosse, come dovrebbe sempre essere, regno della ricerca, della libertà e della verità, un’autentica comunità scientifica e non soltanto un comitato di affari (come troppe volte è, purtroppo, accaduto anche in tempi recenti).
Ci piace quindi concludere con le parole che, pochi mesi prima di morire, Aldo Rossi scrisse, nel luglio del ’97 introducendo un libro che riteneva indispensabile per qualsiasi studente di architettura, per qualsiasi architetto, un libro che gli aveva sempre dato anche “la speranza … di una nuova scuola”, quel, già citato, Scienza o Arte del Costruire: caratteristiche e possibilità del cemento armato, che Pier Luigi Nervi aveva dato alle stampe nel 1945, per i tipi delle Edizioni della Bussola, nella collana “panorami di cultura contemporanea” diretta da Marcello Piacentini e che crediamo sia stato una specie di Vangelo anche per Antonio Michetti, un vero e proprio livre de chevet per il nostro “laureando”.
Scriveva, allora e piuttosto imprevedibilmente, Aldo Rossi (memore certo anche della lezione di Loos):
“… la bellezza dell’architettura è legata alle leggi della statica, ai materiali, alla sua vita interna …
… l’opera architettonica non è tale se non quando è diventata realtà vivente di materiali …
Le costruzioni hanno una loro vita e questo dipende dalla sanità e robustezza dei componenti e, come diceva Palladio, la forma è più importante della materia nel senso che la forma trae la sua bellezza dalla statica e dalla concezione costruttiva.
… Fuori di questo vi è solo cattiva letteratura.

G. M. Roma 3.3.03

la conferenza conclusiva si terrà
nell’aula magna di Vallegiulia
venerdì 8 giugno alle ore 15.30

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11 risposte a Antonio Michetti … “Dal Pantheon … alle vele di Meier” …

  1. un firmatario ha detto:

    Com’era la frase conclusiva che ha detto di stamparci bene in testa?
    “La prima progettazione non è statica, ma architettonica” (A.M.Michetti).
    Commovente oggi.

  2. Stefano ha detto:

    ho scoperto solo oggi di queste due lezioni di “papá” Michetti, a cui purtroppo non ho potuto assistere, sono certo che sarebbe stato utilissimo per la professione, ricordo le sue lezioni con nostalgia, spiegava concetti complessi come se li spiegasse ad un bambino, con esclamazioni tipo: – “…la boiacca é il cemento con troppa acqua”!
    Mi auguro che la facoltá abbia videoregistrato le due lezioni del prof. Michetti alla stregua della conferenza di Calatrava, sarebbe un regalo bellissimo per tutti gli studenti e professionisti.

  3. Vittorio Corvi ha detto:

    Dopo le “belle facce” pubblicate nelle foto dei posts precedenti… finalmente un “bel profilo”: quello scritto qui sopra, quello della foto che ritrae il mitico Michetti!
    Un applauso.

  4. sergio 1943 ha detto:

    Esame di Tecnica! Ore e ore di studio! Pilate di libri e dispense! In testa tutti i tipi di vincoli, tutti i tipi di travi imparati a memoria! Mi chiamano e mi siedo davanti a questo sconosciuto di cui si favoleggiava nei corridoi: “Michetti!…Michetti!… terribile, terribile!!”. Si comincia! Il professore mi disegna un parallelepipedo: “Questa é una trave in cemento armato; mi indichi il tirante e il puntone!” Oddio! ho ragionato in questi termini solamente per le leggere strutture in acciaio e ora questo tizio mi sconvolge tutti i parametri ponendomi di fronte a quello che consideravo il massimo della pesantezza! Alzo gli occhi sconfitto e il tizio con fare gentile mi spiega che il cemento é il puntone e il tondino é il tirante! Il cervello mi si illumina! Tutto qui? ma allora tutto quello che ho studiato ha un suo senso! Ma allora é tutto tanto più chiaro di quanto avevo temuto! Da quel momento l’esame si svolge tranquillamente tra uno studente rasserenato e un Maestro di cui assorbo ogni parola. Vado via, e quasi non tocco terra, con il mio voto non eccezionale ma soddisfacente. Esco dalla facoltà, la vita é bella, la mia ragazza mi aspetta trepidante a casa (allora non c’erano telefonini e i più di noi non avevano neanche i soldi per il gettone telefonico)! Aspetto in via Bruno Buozzi il passaggio dell’autobus ed ecco!, vedo Michetti risalire il viale con il suo passo lento (gli esami sono finiti, evidentemente!), mi passa davanti e io timidamente accenno con il capo un saluto, certo che tale personaggio non mi noterà nemmeno e invece ricevo un leggero sorriso e un cenno del capo in risposta e lo vedo scomparire dietro l’angolo, con i miei occhi che lo seguono adoranti.
    Sono passati tanti anni da allora ma come allora Le auguro lunga vita, professore!…..o meglio, capitano, mio capitano!

  5. filippo de dominicis ha detto:
  6. Cristiano Cossu ha detto:

    Grazie per questi link, molto molto interessanti
    saluti
    cristiano

  7. Bruno Mario Broccolo ha detto:

    Grazie per questi link, anche per me molto interessanti. Si potrebbero avere le coordinate più precise della bibliografia di Michetti ed Esposito segnalate nelle dispense?
    Grazie a chi vorrà aiutarmi.
    Bruno

  8. Francesco Ciccarelli ha detto:

    Una biografia più completa la trovi nell’ultimo capitolo del manuale del restauro della Mancosu; lì troverai anche i contenuti della prima lezione del 5 giugno e il Pantheon secondo gli studi dell’Ing Esposito: i pdf on line sono una sintesi di quelle pagine; spero siano stati scaricati dopo l’11 giugno pomeriggio.
    Speriamo comunque di riavere di nuovo con noi ad ottobre il buon professor Michetti per altre conferenze.
    Ciao. Francesco

  9. Bruno Mario Broccolo ha detto:

    Grazie.

  10. Domenico D'Alterio ha detto:

    Grande Maestro.
    Memorabili sono e resteranno per sempre le sue lezioni.
    Conservo il quaderno di appunti del suo corso – anno 1984-85.
    Intorno agli schemi, alle annotazioni, ai calcoli, in quasi ogni pagina ho riportato le sue frasi, aforismi, parole inventate e spesso persino mimate… così la Tecnica delle Costruzioni da scienza esatta sconfinava nella viva emozione.

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